Awaken Astral Blade si presenta con ambizioni notevoli, cercando di unire la profondità di un RPG a elementi metroidvania e atmosfere sci-fi. Eppure, nonostante le promesse, ci sono aspetti che appesantiscono l’esperienza e ne compromettono il potenziale. È un gioco che, sebbene affascinante in apparenza, rischia di rimanere imbrigliato in scelte di design discutibili e una narrazione troppo frammentaria.
Straniero in terra straniera
Partiamo dal cuore del gioco: il combattimento. Il sistema di combattimento in Awaken Astral Blade è visivamente accattivante, ma soffre di un equilibrio precario. Gli sviluppatori puntano a un’esperienza che ricorda gli slash ‘n’ dodge old school, ma l’esecuzione risulta spesso macchinosa. La responsività dei comandi è altalenante, rendendo i combattimenti più frustranti che appaganti. Molte volte, anziché risultare gratificante, ogni scontro sembra diventare una sfida contro la meccanica stessa del gioco, e non contro i nemici; l’Astral Blade, arma che dovrebbe offrire un sistema di personalizzazione profondo, risulta alla fine una delusione. Sebbene sia possibile sbloccare diverse abilità, queste non modificano significativamente lo stile di gioco e spesso si limitano a variazioni estetiche o di potenza fine a sé stessa. La promessa di un’arma “personale” e modulabile si rivela quindi vuota, e l’arma finisce per sembrare un elemento pretestuoso più che un vero strumento di personalizzazione strategica.
Un mondo ostile
Dal punto di vista dell’esplorazione, Awaken Astral Blade soffre di un design dispersivo e poco intuitivo. La mappa, pur essendo ampia e con percorsi alternativi, non offre indicazioni chiare, e questo porta spesso a vagare senza meta. Il tentativo di richiamare l’estetica metroidvania, con aree che si sbloccano progressivamente, finisce per essere più frustrante che stimolante. Il backtracking, elemento chiave di questo tipo di giochi, qui sembra imposto e privo di motivazione logica, spezzando il ritmo e appesantendo la progressione.
Il level design, inoltre, non sempre valorizza l’esplorazione: molti ambienti sono visivamente ripetitivi, e le poche differenze cromatiche e di design non bastano a dare una vera sensazione di scoperta. Ci si ritrova spesso in corridoi simili, tra nemici e ostacoli che appaiono più come riempitivi che come elementi che arricchiscono il mondo di gioco. Anche la distribuzione degli oggetti e dei segreti appare casuale, senza una vera coerenza che invogli il giocatore a esplorare. A livello narrativo, Awaken Astral Blade punta a una narrazione criptica, ma finisce per risultare confusa e priva di impatto. La storia si frammenta in flash e visioni, ma senza una struttura solida a cui appoggiarsi: i frammenti narrativi, anziché stuzzicare la curiosità, finiscono per sembrare casuali e disconnessi. Non c’è un vero filo conduttore, e la scelta di non approfondire il contesto o i personaggi rende difficile sviluppare un legame emotivo con l’esperienza.
L’atmosfera, seppur interessante, non riesce a colmare le lacune narrative. La palette cromatica è sì suggestiva, ma non riesce a dare l’idea di un mondo vivo e autentico; piuttosto, si ha la sensazione di un’estetica fredda e distaccata che può affascinare all’inizio, ma perde presto la capacità di immergere il giocatore. Anche il sound design, ridotto all’osso, risulta poco incisivo e non riesce a sostenere il pathos nelle fasi più cruciali del gioco.
Ne vale la pena?
Awaken Astral Blade è un titolo che osa molto ma che fatica a mantenere le promesse. Il sistema di combattimento appare limitato da un’implementazione imprecisa, l’esplorazione diventa più frustrante che stimolante, e la narrazione non riesce a dare una vera direzione al gioco. È un’esperienza che potrebbe affascinare chi è disposto a chiudere un occhio sui suoi difetti, ma che per molti rischia di essere ricordata come un’occasione mancata.
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