Pubblicato il 02/03/23 da Barbarossa

Atomic Heart – Dalla Russia, con furore

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Atomic Heart – Successore spirituale con anima indipendente

Atomic Heart è uno shooter in prima persona che mette in chiaro le cose da subito. In un mondo atompunk dove la Russia è riuscita a creare le cellule polimeriche e la prima rete neurale proprio alla fine della seconda guerra mondiale, cosa che le ha permesso di prevalere nel conflitto, gli sviluppatori di Mundfish ci permettono di vestire i panni dell’agente speciale P-3, incaricato di risalire ai colpevoli dell’hackeraggio del sistema Kollektiv 2.0, ossia la rete neurale potenziata che mette in collegamento tutti gli androidi russi.
Poteri fantatecnologici di un guanto, armi improvvisate, una sottile vena survival sono alcuni dei punti forti di Atomic Heart, un successore spirituale del grandissimo Bioshock, ma con un’anima indipendente.

Lode e gloria al Kollektiv 2.0!

Gameplay e comparto tecnico – Bello da vedere, meno bello da ascoltare

Se volessimo proprio ridurre all’osso una definizione per Atomic Heart potrebbe essere che è un gioco bello da vedere, ma meno bello da ascoltare. Vi starete chiedendo il motivo… a cui arriverò con ordine. Dal punto di vista del gameplay, Atomic Heart ha un solido gunplay, con una forte componente di sviluppo del personaggio (mi rifiuto di definirlo un RPG), che ci permetterà di avere accesso a nuovi poteri per il guanto Charles, nostro inseparabile compagno di avventure chiacchierone, ma anche potenziamenti fisici per P-3, il sergente maggiore Sergey Nechayev. Tutti i componenti che ritroveremo al termine delle nostre esplorazioni e combattimenti, infatti, ci serviranno per costruire nuove armi improvvisate, potenziarle (vedendo anche dei fantasiosissimi cambi di aspetto delle armi stesse) e renderle più efficaci contro i continui attacchi dei diversi nemici polimerici che cercheranno di porre fine alla nostra vita.
Se l’intento dei designer era quello di farci sentire soli in un mondo completamente ostile, con la nostra vita a rischio in ogni istante, di sicuro il risultato è stato ottenuto grazie al sistema di salvataggio: in giro per le aree di Facility 3826, infatti, ci saranno delle piccole stanze dove potremo salvare i nostri progressi, così come potenziarci.

Una bella arma di fattura sovietica

Il mondo in cui ci muoviamo è sempre abbastanza vivo, grazie alle macchine sempre in movimento, robot in volo e simili, ma soprattutto ha anche un aspetto sempre molto coerente e ben definitivo, grazie ad una direzione artistica di tutto rispetto, che di sicuro è frutto di un grande studio di quelli che sono i canoni del mondo atompunk, il tutto influenzato, ovviamente, dallo stile russo post seconda guerra mondiale, cosa che ha ovviamente delle grosse ripercussioni sull’architettura delle strutture e il loro arredamento interno. Insomma… il risultato finale è qualcosa di veramente coerente con l’immaginario comune che si ha del genere.
Un punto che mi ha lasciato un po’ interdetto, invece, è stata la quantità di danni che devono essere inflitti ai nemici per sconfiggerli. Nonostante il nostro guanto Charles ci permetta di usare il potere degli elementi in combinazione con altri strumenti di varia natura, riuscire a sconfiggere i nostri antagonisti androidi sarà sempre molto complesso e, soprattutto, si rivelerà essere un procedimento molto dispendioso di colpi delle armi da fuoco che, come immaginerete, si troveranno in maniera molto limitata lungo il nostro cammino.

Ed ora, però, è giunto il momento della parte dolente: la sceneggiatura. Atomic Heart, infatti, prova a prendere in giro, grazie al suo metodo di scrittura, quelli che sono un po’ gli stereotipi degli eroi anni ’90: volgari, fin troppo sicuri di sé e, in alcuni casi, non particolarmente brillanti. P-3 è, di sicuro, incredibilmente volgare ma, secondo me, nella maniera sbagliata. Si rifà fin troppo, infatti, ai trope del genere risultando, così, artificioso, anche più, ad esempio, di Duke Nukem. Gli scambi di battute con il guanto Charles, molte volte, sono totalmente senza senso e non sono nemmeno ironici, cosa che mi ha lasciato abbastanza stranito e, a volte, in accordo con lo stesso P-3 che si dichiarava come tale.
In un gioco dove comunque la narrativa classica ed emergente sono molto presenti, questo genere di dissonanza è pesata non poco.

Atomic Heart – Solido shooter con cuore sovietico

In definitiva, Atomic Heart è un solido shooter con cuore sovietico. Scarsità di risorse, possibilità stealth, una direzione artistica unica e un gunplay soddisfacente sono i suoi punti forti che lo portano ad essere un titolo assolutamente da provare se siete alla ricerca di un titolo sfidante, con un po’ troppa autoironia e se non siete particolarmente interessati ad una trama di spessore.

See you, Game Cowboy!

  • Gunplay solido
  • Buon livello di sfida
  • Sviluppo del personaggio

 

  • Scrittura dimenticabile

Barbarossa - Biografia

Game designer, ha un pallino per il gaming in tutte le sue forme: analogica e digitale. Non volendosi permettere di prediligere una tipologia sull'altra, accumula board games sugli scaffali di casa e video games negli hard disk.

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