Pubblicato il 15/06/14 da Neko Polpo

Ampu-Tea: Recensione

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Leggere di arti amputati e protesi meccaniche potrebbe portare a pensare che si stia parlando di un “serious game”, ma è bene chiarire subito che le cose non stanno così. Ampu-Tea è ciò che succede quando si mescolano Surgeon Simulator (fonte d’ispirazione dichiarata dagli stessi sviluppatori inglesi di ProjectorGames: va detto, però, che il qui presente Ampu-Tea ha migliorato notevolmente il sistema di controllo di Surgeon Simulator), Octodad e le “crane machine”, le macchine da sala giochi dotate di un “artiglio” collegato ad un braccio meccanico, appunto, (in)capace di raccogliere i premi e gli oggetti più disparati. Il tutto condito con l’autoironia degli autori, che prendono di mira uno dei simboli del proprio Paese d’origine, il tè.

Ampu-Tea Game Review
Il braccio meccanico in tutto il suo splendore…

Le dinamiche di gioco sono tanto semplici quanto “complesse”: in pratica il giocatore prende il controllo di una protesi meccanica del braccio sinistro, con visuale in soggettiva, per cercare di preparare il “tè perfetto”, a seconda della “ricetta” proposta. Può capitare di dover mettere due zollette di zucchero e di aggiungere più o meno latte, giusto per fare un paio di esempi. E qui viene il bello: il team di sviluppo si è concentrato soprattutto (e a ragione) sul sistema di controllo, in modo da renderlo accessibile e… Rotto. Normalmente questo sarebbe un guaio per qualsiasi videogioco, ma come ci hanno da poco insegnato gemme quali Octodad e Goat Simulator, l’imprecisione estrema e l’imperfezione possono diventare fantastici spunti di divertimento, al contrario di quanto si potrebbe pensare. Certo, per “divertire sbagliando” si devono fare le cose per bene, quasi paradossalmente, e ProjectorGames sembra aver imparato la lezione.

Octodad, si diceva, per la scelta di affidare il controllo dell’arto al mouse, che garantisce molta fluidità e per questo anche una certa imprecisione nei movimenti. Il trucco è mettere il giocatore a lavorare con oggetti molto piccoli e affidargli un sistema di controllo che funzioni bene sulle grandi distanze, ma sia praticamente inservibile sul corto-medio raggio. Ciò garantisce imprecazioni e scatti di collera, tanto che uno degli achievement del titolo recita “Sgombera il tavolo da ogni oggetto”. Ribaltare il tavolino da tè non è più un semplice modo di dire tanto caro a Miyamoto (a significare lo stravolgimento completo di un piano), ma una vera e propria necessità, uno sfogo contro la “macchina”, che sembra fare di tutto per prendersi gioco del malcapitato di turno. Umorismo inglese, ma fondato sulle meccaniche di gioco.

Ampu-Tea Game Review Recensione
La casualità nelle reazioni della materia agli stimoli esterni è parte centrale del divertimento, un po’ come nei primi due Scribblenauts per Nintendo DS

Il gioco, in realtà, presenta un’altra fonte d’ispirazione non dichiarata, e neppure tanto conosciuta: Dinner Date. Dal curioso titolo di Stout Games (in breve: l’interazione videoludica utilizzata per rendere il giocatore regista degli impercettibili tic quotidiani, legati magari all’attesa per un evento importante) Ampu-Tea riprende la possibilità di controllare tutte le dita di una mano attraverso gli appositi comandi su tastiera, come accadeva pure in Surgeon Simulator: ciò significa poter interagire con l’ambiente in modo fantasioso al di là delle richieste del gioco.
Per quanto riguarda l’ambiente, bisogna notare che lo scenario è stato costruito come una sorta di “arena” sospesa nel vuoto, dalla quale ci si può persino allontanare, per finire in un meraviglioso cielo azzurro oltre le ectoplasmatiche pareti di casa: l’ironia come chiave di lettura di un gioco che non dichiara il proprio auto-divertimento, ma lo lascia trasparire dai meccanismi d’interazione.

Dunque giocare ad Ampu-Tea significa scontrarsi continuamente con i limiti di una macchina, e di conseguenza con i propri limiti. Giocare ad Ampu-Tea vuol dire recuperare il divertimento dell’errore fine a se stesso: significa ridere di ciò che normalmente farebbe imbestialire, giocare con una categoria troppo spesso rimossa, bistrattata e dimenticata. L’entropia.

Ampu-Tea Game
Uno dei tanti modi per trasportare una tazza…

Beninteso: si può tranquillamente sostenere che ogni errore sia “giustificato” nell’economia di gioco (ad esempio le ombre degli oggetti sul tavolo proiettate sotto al tavolo stesso!), per le motivazioni di cui si è detto (il bug viene “risemantizzato” e riempito di senso), ma alcuni aspetti non perfettamente curati (si è già detto dell’attenzione richiesta per “sbagliare bene”…) risaltano proprio quando ci si pone nell’ottica richiesta dal gioco. Ne è un esempio il sonoro, di matrice chiaramente “octodadiana” e che manca misteriosamente del loop, elemento capace, da solo, di aggiungere quel gusto sadico che tanto si addice alla filosofia ludica “prova-sbaglia-riprova”. Il già citato Goat Simulator lo sa bene.

Detto ciò, Ampu-Tea è un gioco che per sua natura può non piacere a molti, proprio a causa di questo approccio tutto particolare alla “ludicità”, approccio che alcuni potrebbero scambiare per incompetenza, ma sa divertire e proporre, ad uno sguardo più attento, riflessioni non banali sulle specificità del mezzo videoludico.

Ampu-Tea Game

Ampu-Tea Game Recensione Review

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