In Verbis Virtus è la prima grande fatica di Indomitus Games, un team tutto italiano. Nato in principio come un concept per il corso di Videogame Design and Programming del Politecnico di Milano, a distanza di qualche anno si è evoluto in un gioco di tutto rispetto, approdando finalmente su Steam. Per chi non conoscesse il titolo, sappia che la sua caratteristica saliente risiede nell’utilizzo della magia. Il protagonista è un mago e per lanciare i diversi incantesimi a sua disposizione dovremmo pronunciare la formula al microfono, device obbligatorio per poter giocare a questo titolo.
Mi capitò in passato di scambiare qualche parola con il team e di provare i primi prototipi e le prime demo e già all’epoca il livello era altissimo, forse anche grazie all’UDK, engine scelto dal team per la realizzazione del gioco. Dal punto di vista del level design, nelle prime versioni dimostrative l’esperienza era piuttosto lineare, con una serie di stanze contenenti un enigma superato il quale saremmo potuti accedere alla stanza successiva. Capirete dunque la mia assoluta meraviglia e il mio stupore nel giocare ora un puzzle FPS che non è più lineare. Le stanze, i corridoi e gli ambienti del titolo ora si sviluppano in maniera ramificata, più simile ad un metroidvania, se vogliamo essere sinceri.
Apprendere nuove formule magiche è sempre una goduria e il loro posizionamento è aiutato da un level design magistrale che ci richiederà quasi sempre l’utilizzo della formula appresa. Un altro elemento fondamentale è la lettura delle annotazioni che il nostro protagonista farà sul suo diario. Leggere determinate scritture all’interno degli ambienti ci permetterà di venire a conoscenza di una serie di informazioni di lore che rendono più vivo, e vissuto, il mondo di gioco, oltre che fornirci spesso indizi fondamentali sul come approcciare una determinata situazione. Questo rende il mondo di gioco piuttosto criptico e difficilmente comprensibile per i giocatori che vogliono andare dal punto A al punto B senza curarsi di cosa gli sta intorno. Da questo punto di vista, mi ha ricordato parzialmente il metodo narrativo di Dark Souls, di fatto costruito tramite descrizioni e testimonianze, con la differenza che all’interno di In Verbis Virtus sarà necessario conoscere alcune informazioni per superare determinate sezioni o si rischia di incorrere in un eterno Trial & Error.
Analizzando il lato più tecnico, non si può che elogiare Indomitus Games per l’eccellente utilizzo dell’Unreal Engine 3, con il quale hanno realizzato un ambientazione di sicuro effetto, con zone dotate di una loro architettura specifica. Dimenticatevi infiniti muri di mattoni tipici dei dungeon più banali: qui lo stile sembra una versione fantasy delle opere di H. R. Giger! Il tutto è accompagnato da un comparto audio di tutto rispetto, con alcune tracce che mi hanno lasciato letteralmente a bocca aperta: l’impatto epico di alcune sonorità affianca in maniera magistrale il viaggio del nostro protagonista.
Chiaramente, c’è da tenere conto che il gioco è ancora in Early Acces. Mi è capitato per esempio vedere alcune zone illuminate in maniera strana, o nemici comportarsi in modo impreciso, ma il team è al lavoro per risolvere queste ed altre problematiche. Del resto è il loro primo titolo, e sarebbero in molti a voler avere come opera prima un gioco del genere. Una volta raggiunta la versione finale In Verbis Virtus sarà senza dubbio una pietra miliare nell’ambiente videoludico italiano e, perché no, anche estero.