Pubblicato il 06/09/17 da Neko Polpo

Agents of Mayhem – Salvare il mondo distruggendolo

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Nonostante sia lecito aspettarsi il contrario, è bene ribadire di come i giochi Volition non siano per tutti: al di là della mera classificazione PEGI, quello a cui mi riferisco è che i viziati di mamma Rockstar dovrebbero girare al largo, poiché le scellerate produzioni della sopracitata software house non riescono nemmeno lontanamente ad eguagliare i picchi qualitativi raggiunti da un GTA qualsiasi.
Va detto però che, nonostante ancora oggi questi sviluppatori non abbiano raggiunto una piena maturità, ancora una volta sono riusciti nell’imprimere sulla loro ultima produzione quel briciolo di personalità che basta a distaccarla dai triti e ritriti cloni dell’open world più famoso del mondo: Agents of Mayhem è la quintessenza del caos che prende a piene mani da quanto di buono è stato fatto con i più recenti Saints Row e ne espande la formula di base con elementi di certo non innovativi, ma che fanno da ingranaggi a un comparto ludico solido e divertente.

In una non ben precisata epoca futuristica ambientata dopo gli eventi di Saints Row 4, la Terra deve vedersela con una nuova minaccia: un’organizzazione – non troppo – segreta denominata Legion (League of Evil Gentlemen Intent on Obliterating Nations) sta sconvolgendo un po’ tutto il pianeta con attentati terroristici su vasta scala, il cui epicentro pare essere la città di Seoul, la capitale coreana che fungerà da teatro per le vicende narrate.
Quindi quale miglior modo per fermare una congrega di supercattivi se non con un’altra organizzazione? I Mayhem (Multinational Agency for Hunting Evil Masterminds) sono agenti pronti a tutto – davvero a tutto – pur di fermare i propri avversari e sarà compito del giocatore guidarli alla vittoria.

Non è difficile capire che la trama, volutamente semplicistica e stereotipata, svolge un ruolo marginale all’interno dell’esperienza di gioco e si prefigge come unico compito quello di introdurre i vari agenti e rispettive abilità al giocatore, in modo che quest’ultimo possa formare la propria squadra di eroi da usare in sinergia sul campo.
D’altronde come tradizione, la schiatta di produzioni Volition non può che concentrarsi sul fattore gameplay e Agents of Mayhem non fa eccezione: in parole spicciole, stiamo parlando di uno sparatutto in terza persona vecchia scuola – scordatevi quindi le coperture – con ambientazione open world nella quale dilettarsi in svariati modi.
Come? Vi ricorda qualcosa? Probabilmente i veterani di Saints Row avranno già intuito che gran parte della componente ludica è stata bellamente presa di peso dai giochi precedenti e trasferita sul titolo qui preso in esame, che se non fosse per alcune feature atte a differenziarlo potrebbe tranquillamente ritenersi un altro capitolo della sopracitata saga a sfondo criminale.
Una volta scelti gli agenti da mandare in azione, ci si ritrova nella mappa di Seoul (non enorme ma infarcita di attività secondarie che ricompaiono a ogni refresh) a decidersi sul da farsi: c’è solo l’imbarazzo della scelta e tra missioni principali o compiti facoltativi la longevità schizza alle stelle, ma è da precisare di come un po’ tutto riconduca al solito tran tran del “arriva al punto A, fai piazza pulita e prosegui”.

Il tutto si rivela abbastanza ripetitivo dopo poche ore di gioco, ma fortunatamente l’azione frenetica e continua del gameplay aiuta a mitigare quello che altrimenti sarebbe diventato tedio abbastanza velocemente: sorvolando sulle meccaniche da third person shooter che poco innovano, il fiore all’occhiello del sistema di combattimento si cela nella possibilità di cambiare l’agente controllato in qualsiasi momento dello scontro, influendo non solo sulla varietà di feedback dell’arma utilizzata, ma permettendo al giocatore di creare sinergie tra i vari personaggi controllabili.
Crivellando nemici e infliggendo danni, verrà caricata – all’inizio molto lentamente – la barra del Mayhem, ossia un potente “attacco finale” i cui effetti variano da agente ad agente e capace di combinare veri e propri disastri: Hardtack per esempio potrà piazzare mine adesive sugli avversari per poi farli saltare tutti allegramente in aria, Fortune richiamerà il suo drone Glory affinché quest’ultimo stordisca i malcapitati nei paraggi e Hollywood…beh Hollywood scatenerà il caos nel modo più idiota possibile.
Quelli sopraelencati sono solo alcuni degli eroi utilizzabili nel corso dell’avventura, dato che man mano che si avanza nel gioco se ne sbloccano di nuovi, tutti muniti di un personalissimo kit d’abilità e una caratterizzazione più che buona.
Eliminando truppe Legion e completando missioni, gli agenti salgono di livello e possono equipaggiare nuovi Gadget, imparare nuove passive e migliorare quelle apprese in precedenza tramite l’investimento di Nuclei, oggetti particolari raccattabili in giro per Seoul.

Tra una sparatoria e l’altra, di norma è bene fare ritorno all’Ark, la base dei Mayhem che funge da lobby in cui svolgere attività un po’ più tranquille come il crafting di Gadget e veicoli previo ottenimento degli appositi progetti, il potenziamento degli agenti e perfino partecipare a una simulazione di combattimento per tenersi sempre allenati.
Interessante poi la possibilità di inviare in missione i personaggi inattivi, così da farli crescere anche se inutilizzati e accumulare risorse passivamente, un po’ come succede negli ultimi Assassin’s Creed.

Spostando l’attenzione sul fronte grafico, si denota una direzione artistica poco ispirata per quanto riguarda il paesaggio di Seoul che, seppur composto da un’azzeccata mescolanza di architetture futuristiche e orientali, risulta piuttosto scialbo e privo di vita.
Fortunatamente la situazione migliora con i modelli dei personaggi, tutti muniti del giusto quantitativo di poligoni e ottimamente animati, che tra laser, fulmini ed esplosioni si muovono in un tripudio di gradevolissimi effetti particellari; senza infamia e senza lode la realizzazione delle texture, essenziali e pacchiane.
Altalenante il comparto audio che dalla sua può vantare un’ottimo doppiaggio che ben si sposa con lo humour del gioco, di contro però subentrano effetti sonori e soundtrack tutto sommato trascurabili.

In definitiva, l’ultima fatica di Volition è un titolo riuscito a metà: da un lato abbiamo gameplay frenetico e appagante che anche qualora si decidesse di seguire solo la main quest, garantirebbe una trentina di ore di gioco abbondanti; dall’altro un design generale sottotono, l’assenza di una modalità cooperativa online e una ripetitività che non tarda a manifestarsi sono fattori fin troppo incisivi sulla valutazione complessiva del gioco.
Chi ha apprezzato gli ultimi due Saints Row si troverà immediatamente a casa giocando Agents of Mayhem, mentre coloro che cercano un’esperienza qualitativamente migliore, potrebbero decidere di ignorarne i pregi perché in balia di difetti evidentissimi sin dalle prime battute di gioco.
Ed è un peccato, perché la parte buona è davvero buona.

Rama

Combattimenti

Humour

  • Immediato e appagante
  • Buona longevità
  • Ottimo doppiaggio ma...

 

  • Ripetitivo troppo presto
  • Tecnicamente altalenante
  • ...resto del sonoro sottotono
  • Manca la co-op

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