Pubblicato il 06/06/15 da Neko Polpo

Valdis Story: un abisso già visto

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Che il panorama videoludico indipendente sia letteralmente invaso da titoli scimmiottanti alcune vecchie glorie passate, non è di certo una novità: basti pensare a progetti recenti come Bloodstained e Yooka Laylee che, a detta del contatore, son riusciti a far breccia nel cuore pixelloso (o poligonale) di svariati nostalgici. Non saprei dirvi però, se il fine ultimo degli sviluppatori di EndlessFluff fosse quello di attirare i videogiocatori di vecchia data o regalare alle “nuove leve” un discreto esponente di un genere ormai lasciato a sé stesso. Fatto sta che Valdis Story: Abyssal City si è rivelato, pad alla mano, un buon metroidvania che senza particolari pretese o innovazioni di sorta, riesce a divertire tanto il veterano, quanto il neofita.

Andando con ordine e senza spoilerare troppo, vi dico che il gioco ci mette nei panni di Wyatt e Reina che, di seguito ad un incidente di dimensioni notevoli, si trovano catapultati tra le rovine di un’antica città formata principalmente dai resti di una guerra tra angeli e demoni ancora in corso ed abitata dai pochi umani sopravvissuti ad essa. Il loro compito sarà quello di trovare un modo per fermare definitivamente entrambe le fazioni, in modo da aprire un nuovo spiraglio di luce per l’umanità. Malgrado una premessa narrativa non originalissima, la storia si sviluppa bene e suscita progressivo interesse nel giocatore, nonostante la mancanza di veri e propri colpi di scena a tenere incollati allo schermo.

Le statue rappresentano i checkpoint, oltre a fungere da punti di salvataggio.
Le statue rappresentano i checkpoint, oltre a fungere da punti di salvataggio.

Ma, storia a parte, le peculiarità del titolo sono ben altre: se la narrazione da sola non basta a reggere l’effettiva validità del titolo, ad aiutarla ci pensa quello che a conti fatti è il vero e proprio pilastro centrale, il quale innalza di tanto il voto complessivo dell’opera: il gameplay. Qualora abbiate giocato un qualsiasi Castlevania (eccezion fatta per i due Lords of Shadow), vi sentirete immediatamente a vostro agio: i protagonisti qui si muovono di stanza in stanza, ognuna delle quali può includere diversi livelli collegati tra loro attraverso svariate sezioni platform, a loro volta comprensive di alcuni non troppo difficili enigmi (il più delle volte si tratta di attivare un interruttore e correre attraverso il passaggio appena aperto, prima che quest’ultimo si richiuda) e ovviamente durante tali pellegrinaggi non si è mai troppo soli: ad attendervi c’è di tutto e di più. Bisognerà menar le mani e bisognerà farlo bene: i combattimenti in Valdis Story, escludendo i primissimi stage, sanno essere impegnativi e a volte perfino frustranti. Nulla che raggiunga i picchi di un Symphony of the Night sia chiaro, ma nel complesso il combat system si fa apprezzare per varietà e fluidità dell’azione, andando ad ampliarsi man mano che il protagonista scelto all’inizio sale di livello e apprende nuove abilità. Tali abilità andranno ad incidere su parametri come la frequenza degli attacchi sferrati, le possibilità di effettuare colpi critici o il poter applicare condizioni come il sanguinamento ai nemici.

In casi di grinding estremo, il gioco potrà subire cali nella difficoltà generale, la quale però ritornerà inevitabilmente in ascesa nel momento in cui si dovrà affrontare un qualsiasi boss: per mettere a nanna tali bestiacce infatti, non basterà spammare il tasto d’attacco ed aspettare che muoiano ma, come in ogni action adventure che si rispetti, sarà necessario studiarne i pattern e da lì decifrare il momento opportuno per colpire. Non mancano inoltre aree “urbane” ricche di NPC utili a rifornirsi di strumenti curativi, equipaggiamento e ad utilizzare i materiali ottenuti dalle creature sconfitte.

L'elevato numero di abilità, consente una buona manipolazione della propria build.
L’elevato numero di abilità consente una buona manipolazione della propria build.

Dove però Valdis Story presta evidentemente il fianco, è nel comparto tecnico: se non ci si può lamentare dell’ottima colonna sonora, la quale svolge egregiamente il suo compito in più di un’occasione, altrettanto non può dirsi delle animazioni di qualità altalenante e di alcuni fondali abbastanza pacchiani. Come se non bastasse, parlando di argomenti tanto cari agli “smanettoni”, il titolo pecca anche nella povertà di opzioni, permettendo ad esempio di impostare il gioco in finestra o a schermo intero, senza però lasciare libertà nella scelta della risoluzione. Difettucci che in ogni caso non minano eccessivamente la qualità complessiva di quello che oserei definire un piccolo diamante grezzo, la cui longevità si attesta sulle 10-11 ore, destinate a raddoppiare qualora facciate parte della schiera dei completisti. Per la cifra di 14,99€, vi portate a casa dallo Steam store un buon metroidvania in grado di soddisfare anche i palati più fini.

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