Pubblicato il 14/10/24 da Fedro

SILENT HILL 2 (2024) – Recensione

Il ritorno di un grande classico dell’horror psicologico per il pubblico moderno
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Quando uscirono i primi trailer di presentazione del remake di Silent Hill 2, gli appassionati di lunga data della serie rimasero sconvolti, non di certo in senso positivo. James Sunderland sembrava completamente fuori focus, molto più vecchio e spaventato rispetto al protagonista apatico che era un tempo, così come il gameplay pareva essere stato clonato direttamente dagli ultimi rifacimenti di Resident Evil, dando però l’impressione di essere più grezzo, legnoso e meno rifinito. Lo stesso nome dietro allo sviluppo del progetto, Bloober Team, a cui Konami ha affidato l’arduo compito di ricreare da zero una pietra miliare della storia videoludica, non convinceva la maggior parte delle persone. I titoli partoriti dallo studio polacco infatti, alcuni tra i quali “Layers of Fear”, “The Observer” e “The Medium” non potevano vantare di un combat system ed erano incentrati sulla sola esplorazione, ma soprattutto, non avevano riscosso un grande successo di critica.

La paura, nei cuori dei fan, era palpabile e non era generata dagli orrori aberranti che avrebbero dovuto affrontare ancora una volta tra le nebbiose strade dell’infernale cittadina del Maine, bensì dalla preoccupazione che questo nuovo Silent Hill 2 potesse essere un vero e proprio disastro sotto tutti gli aspetti, nonostante le rassicurazioni continue da parte degli sviluppatori, i quali più volte avevano affermato che le build mostrate da Konami nei trailer fossero vecchie e non rappresentative del prodotto finito.

Alla fine il tanto agognato 8 ottobre è giunto e siamo riusciti ad immergerci a fondo in questa macabra avventura, analizzandone con cura ogni aspetto.

Silent Hill 2 originale è noto per essere uno dei capisaldi del genere horror. Ogni elemento presente al suo interno è un correlativo-oggettivo di qualcos’altro e ha un profondo significato in termini di lore e narrazione, così come gli abiti e le gestualità dei suoi protagonisti sono intrisi di molteplici non detti da analizzare che trascendono le parole pronunciate durante i pochi ma significativi dialoghi presenti nell’opera.

Gli sviluppatori di Bloober Team, con la supervisione di Konami, saranno riusciti a cogliere questa sensibilità e a riproporla al oggi in maniera fedele e rispettosa?

Fatevi prendere per mano e inoltriamoci nella nebbia per scoprirlo.

In my restless dreams, I see that town… Silent Hill”. Una storia con dei personaggi iconici riproposta dopo ventitré anni 

Un bagno sporco e decadente. Un uomo al suo interno che osserva la sua immagine riflessa in uno specchio. Una lettera arrivata dalla moglie morta tre anni prima per una malattia incurabile che gli chiede di raggiungerlo nel loro luogo speciale, Silent Hill.

Questo incipit è noto anche a chi non mastica i videogiochi horror, talmente è famoso, ma soprattutto a Bloober che lo ripropone in maniera pressoché magistrale, creando fin dall’inizio un’atmosfera immersiva e inquietante, dissipando numerosi timori che affliggevano i fan che ora possono tirare un sospiro di sollievo.

In Silent Hill 2 Remake infatti, tutti i momenti più importanti di trama e la maggior parte degli elementi che la rendevano unica sono rimasti intatti, sebbene in qualche caso siano stati rivisti e riposizionati nel tessuto narrativo per cercare di dare una coerenza maggiore al racconto, o anche per sorprendere e “fregare” i veterani che conoscono ogni singolo dettaglio dell’originale.

Lo stesso vale per i protagonisti, i quali sono stati resi quasi tutti in maniera impeccabile e in linea con le loro controparti del passato.

James, nonostante appaia meno allucinato rispetto ad un tempo compie le stesse azioni spiazzanti, Angela, il quale aspetto inizialmente aveva destato più di un dubbio, è ora per davvero una ragazzina di diciannove anni con un grave trauma alle spalle, anziché una donna dall’aspetto più adulto rispetto alla sua età anagrafica effettiva.

A brillare davvero sono invece Eddie e Laura, che in certi frangenti risultano addirittura meglio rispetto ad una volta. L’instabilità mentale del ragazzone corpulento è espressa in modo credibile, grazie al suo sguardo fisso e glaciale, ad una parlantina lenta e melliflua, e alla maglietta, ora visibilmente lercia, che indossa. La bambina invece, dotata di ottime animazioni facciali che la fanno sembrare leggermente più grande, è come sempre dispettosa e pronta a mettere i bastoni tra le ruote a James nei momenti peggiori.

In questo quadro pressochè perfetto però a convincere meno di tutti è Maria, che è stata consistentemente rivista. La sosia più avvenente di Mary, la moglie deceduta oggetto della ricerca del nostro protagonista, indossa ora un outfit più sobrio (addio citazione a Christina Aguilera) e che lascia intravvedere meno pelle, fintanto che il suo tatuaggio che rappresenta una farfalla è stato spostato dall’addome alla parte alta del torace.

Anche i suoi atteggiamenti, meno ammiccanti ma più tendenti al dolce, hanno destato più di qualche perplessità, andando a snaturare di fatto un personaggio la cui sensualità era uno dei tratti caratterizzanti e fondamentali a livello di narrazione.

La stessa interpretazione di Hildur Guðnadóttir non rende troppo bene su di lei, in particolare durante la famosa scena del labirinto, in cui la si trova dietro le sbarre, dove le frasi vengono pronunciate troppo rapidamente e con un freddezza che si discosta troppo da quella più “calda” e sentita di Monica Taylor Horgan. È anche vero che rivedere certi momenti iconici ridoppiati e recitati in maniera differente (al di là del ridoppiaggio della pessima HD Collection che nemmeno prendiamo in considerazione) crea un effetto straniante a chi li conosce da una vita, e alcuni di questi non raggiungono, purtroppo, le vette dell’opera del 2001 risultando leggermente forzati, come se i voice actor cercassero di fare tutto il possibile per ricrearli identici senza però riuscirvi appieno.

A creare un’altra punta di amarezza è l’aver edulcorato certe scene con protagonista Pyramid Head che mimavano a delle vere e proprie violenze sessuali – sicuramente aberranti e da condannare nella vita di tutti i giorni – ma che qui avevano un importante significato nel quadro narrativo che, purtroppo, è andato in gran parte perduto. Il motivo di questa scelta rimane ufficialmente oscuro, ma probabilmente è legato al fatto che la “modern audience” sia più sensibile a certe tematiche.

Fortunatamente però sono state realizzate anche delle cutscene e delle parti di gioco completamente nuove che vanno ad espandere e ad approfondire la caratterizzazione di alcuni dei protagonisti e che si incastrano alla perfezione con il materiale d’origine. Angela ad esempio, viene più sviscerata rispetto al passato e la sua backstory risulta ora più completa e comprensibile e viene, come allora, raccontata con grande eleganza.

Notevoli e di grande interesse sono anche i dialoghi tra James e Maria durante l’esplorazione, che permetteranno al giocatore di conoscere meglio entrambi e che danno un tocco di realismo in più al contesto generale.

La sostanza del racconto è rimasta quindi inalterata sebbene qualche tono sia stato smorzato, e risulta godibile anche a coloro che mai si sono avvicinati a Silent Hill 2 originale, che comunque resta consigliabile giocare per apprezzare ancora di più certe sfumature di questo rifacimento.

Anche i finali sono tutti presenti – compreso il famigerato Dog Ending – con l’aggiunta di due totalmente nuovi realizzati da Bloober sotto l’approvazione di Konami, per un totale di otto, che garantiscono una buona rigiocabilità.

Grande assente invece lo scenario “Born From A Wish” con protagonista Maria, probabile candidato ad un futuro DLC non ancora annunciato.

Tolte le perplessità che si potevano avere su trama e personaggi è ora di analizzare altre tre componenti che sono state sensibilmente migliorate e svecchiate, ossia esplorazione, enigmi e combat system.

Tra le vie nebbiose di Silent Hill vinili a pezzi e Mannequin orridamente sensuali quanto odiosi 

Fin dall’inizio, anche sul lato del gameplay, Silent Hill 2 Remake dimostra enorme fedeltà nei confronti del passato. È possibile infatti selezionare una difficoltà per l’azione e gli enigmi esattamente come accadeva un tempo, in modo da tarare l’esperienza in base alle proprie preferenze.

Per la prima run è consigliabile andare di modalità Normale per entrambi dato che a Difficile i nemici saranno più che mai agguerriti, infliggeranno ingenti danni, ne riceveranno di meno e le risorse a disposizione – nello specifico munizioni per le armi e oggetti curativi – saranno scarse. Lo stesso vale per puzzle che vi forniranno meno indizi e vi faranno spremere a fondo le meningi per essere risolti, risultando ben più complessi e ingegnosi.

Andando però con ordine, l’esplorazione in Silent Hill 2 Remake è strutturata come un classico survival horror dei bei tempi andati, in cui per proseguire era necessario rinvenire oggetti chiave, risolvere enigmi, e collezionare risorse per fronteggiare gli orrori che popolavano il mondo di gioco, risultando quindi più lenta e riflessiva rispetto a quella proposta da titoli odierni.

Un plauso va anche a numerose zone di gioco che sono state espanse notevolmente, in primis la parte est di South Vale che visiterete nelle fasi iniziali, che ora consta di numerosi negozi ora completamente visitabili, ricchi di particolari da scoprire ed analizzare.

A sorprendere i giocatori più navigati sarà anche la diversa disposizione delle stanze all’interno di grandi edifici come gli Appartamenti Woodside o l’Ospedale Brookhaven, caratterizzati ora da una planimetria rivista da zero che renderà nuova l’esperienza anche per loro.

Ragionare secondo i vecchi schemi sarà infatti un grande errore e spesso e volentieri vi porterà a degli impasse che non vi faranno altro che perdere tempo.

A rendere più dinamiche le peregrinazioni tra le strade della cittadina sulle rive del Toluca ci pensano anche le nuove azioni che James potrà intraprendere; egli potrà ora strisciare all’interno di cunicoli, entrare negli edifici da finestre rotte – se segnalate da un apposito lenzuolo bianco che indica le zone interagibili – e addirittura spaccare vetrate o finestrini delle auto tramite l’ausilio delle armi in suo possesso per raccogliere oggetti al loro interno.

Questo dinamismo in realtà permea anche gli enigmi, che in gran parte richiamano quelli affrontati nell’originale, ma che sono stati reimmaginati per offrire una sfida nuova a chiunque.

Un esempio di questo è rappresentato dal puzzle delle monete, che sarà composto da più indovinelli da risolvere – e non più da uno soltanto – per capire in quale foro della cassettiera posizionarle. Inoltre, a differenza di una volta, ora sarà possibile ruotarle per sfruttare l’immagine che sarà presente sul retro, che si rivelerà fondamentale per la buona riuscita dell’azione, cosa che personalmente non mi era risultata chiarissima durante la prima run, ma perché ero ancora in un mindset legato al vecchio Silent Hill 2.

Gli enigmi nel complesso, a Normale, sono risultati ben congegnati e risolverli è stata una soddisfazione.

Così come è stata una soddisfazione scoprire che il combat system è stato rinnovato in maniera più che convincente e che il risultato, pad alla mano, regala un feel ben diverso rispetto a quello percepito in quei teaser iniziali che rendevano ben poca giustizia alla produzione. Certo, nel Silent Hill 2 originale le fight non hanno mai brillato e non sono mai state un elemento importante, ma in questo caso Bloober ha voluto dare loro maggiore valore e caratterizzazione.

Le varie creature che vagano per le ambientazioni sono più temibili e affrontarle nel modo sbagliato porterà ad un Game Over preventivo. La loro intelligenza artificiale è sopraffina (in modalità Difficile saranno ancora più sveglie) e cercheranno in tutti i modi di eliminare James, che ora potrà schivare i loro attacchi e colpirle con armi bianche o da fuoco al momento giusto, quest’ultime intercambiabili tramite la semplice pressione dei tasti direzionali senza dover accedere direttamente al menù spezzando l’azione.

I Mannequin in particolar modo saranno gli avversari più fastidiosi e che vi faranno arrabbiare più di una volta, grazie alla loro tendenza di nascondersi in luoghi bui e di assalirvi all’improvviso, quasi si divertissero a canzonarvi. Sarà quindi vitale fare molta attenzione dal rumore statico emesso della radio per capire se qualche essere malintenzionato è nascosto nelle ombre, come da tradizione della serie.

Menzione d’onore anche alle boss fight – esclusa la prima con Pyramid Head, decisamente da bocciare per come avviene, capirete il perché giocando – , ora degne di tale nome e non più abbozzate come nell’originale, dotate quasi tutte di più fasi e challenging al punto giusto. Combattere il Flesh Lips o un certo personaggio che non vi spoileriamo non è mai stato così divertente e soddisfacente, nonostante qualche legnosità nel combat rimanga, dettata però da fattori narrativi: James non è un membro di un corpo speciale, bensì un semplice impiegato di ventinove anni che si ritrova in una situazione da incubo a per lui tutta nuova.

Le ultime chicche di gameplay sono poi rappresentate da alcuni hotspot tutti da scoprire che richiamano luoghi del passato chei in questo rifacimento non hanno più la stessa funzione: esaminando alcune zone, James avrà una sorta di deja vù che genererà un effetto di tremolio sullo schermo, seguito da una veloce melodia. Agli amanti della serie di lunga data questi – forse apparenti – easter eggs faranno fare più di un sussulto e daranno adito a speculazioni e interrogativi riguardo la direzione narrativa in cui questo remake vuole, forse, andare a parare. A creare ulteriore curiosità ci pensano anche le misteriose Polaroid sfocate che sembrano raccontare una storia mai vista prima che si trovano sparse in giro, tutte inquietanti e che instillano dubbi sul loro reale significato.

I segreti da scoprire saranno quindi molteplici, ma a questo punto sorge naturale una domanda: Silent Hill 2 Remake ha un’estetica in grado di trasmettere forti emozioni?

Fog World e Otherworld: bellezze stranianti ma con qualche riserva 

Silent Hill 2 Remake è stato realizzato in Unreal Engine 5 e all’occhio risulta molto piacevole da vedere. I riflessi nelle pozzanghere, le impronte lasciate da James sul fango e la nebbia sempre più fitta mano a mano che ci si avvicina al centro della cittadina riescono a creare un contesto avvolgente e ricco di dettagli che si avvicina molto ai fasti di un tempo, sebbene l’atmosfera sporca e malata che permeava il titolo di ventirè anni fa si vada un po’ a perdere. Alcune ambientazioni sono troppo illuminate e nonostante la loro decadenza, proprio per l’eccessiva luce, risultano meno impattanti e un po’ più generiche, in primis le fasi iniziali all’interno dell’Ospedale Brookhaven, che danno delle forti vibes alla The Last of Us, proprio a causa del bagliore crepuscolare che filtra dalle finestre.

La stessa estetica dell’Otherworld, per quanto ricco di grate, sangue ed elementi raccapriccianti, non riesce a comunicare la sensazione di abbandono e di “ovattamento” che trasmetteva invece nell’originale, riportando purtroppo alla mente, in certi istanti, capitoli della serie dimenticabili come Homecoming, a causa di una palette cromatica un po’ troppo tendente all’arancione, tipica non solo di quella iterazione, ma anche di Silent Hill 1 e 3. La rinuncia a quei toni verdognoli e grigi, tipici del secondo Silent Hill, che creavano un forte senso di squallore deprimente si fa sentire, conferendo un tono meno incisivo a quelle sezioni di gioco che un tempo erano sicuramente meglio rese.

Buoni invece i modelli dei personaggi, sebbene ogni tanto qualche espressione facciale e qualche animazione leggermente rigida, non convincano proprio del tutto.

Al di là di questi difetti, su PS5 il gioco in modalità Performance gira discretamente bene, nonostante qualche sporadico calo di frame quando vi sono troppi mostri a schermo, a differenza invece della modalità Qualità che risulta, nel complesso, meno fluida e con un framerate abbastanza ballerino.

A livello grafico quindi, Silent Hill 2 Remake si difende più che bene, nonostante le emozioni donate dall’estetica in certe sezioni differiscano non poco da quelle trasmesse dal materiale d’origine. Discorso a parte invece per la colonna sonora, che al di là di alcuni pezzi riarrangiati divinamente ci riporta fedelmente indietro di un ventennio.

Una colonna sonora e un sound design da paura, conditi da nuove voci 

Come tutti sanno Akira Yamaoka è sinonimo di qualità ed è la figura chiave dietro la composizione di tutte le indimenticabili OST dei vari Silent Hill, ad eccezione di quella di Downpour, della quale si era occupato il compianto Daniel Licht.

In Silent Hill 2 Remake il maestro fa il suo grande ritorno, ricreando alcuni pezzi storici come “Promise” o “White Noise”, che nei nuovi arrangiamenti risultano emozionanti e unici come un tempo. Oltre a queste, sono state composte delle tracce inedite che riescono comunque ad incastrarsi alla perfezione nel mosaico generale, creando la giusta atmosfera e restando in linea con tutto il resto.

Plauso anche al sound design, che con delle buone cuffie riesce ad esprimere appieno il suo potenziale, inquietando dal profondo il giocatore, grazie agli aberranti versi emessi dalle creature o da suoni, come a esempio, quelli del legno scricchiolante che accompagneranno l’esplorazione del Lakeview Hotel. Sotto questo aspetto è stata posta una cura incredibile, che vi farà realmente sentire parte dell’ambientazione che starete scoprendo.

In merito al doppiaggio invece, buona l’interpretazione degli attori che recitano in lingua inglese, sebbene, come già detto, nelle scene riadattate dall’originale sembrino qualche volta troppo concentrati a imitare l’intonazione di un tempo risultando quindi poco naturali ma forzati. Ciò, ovviamente, è più evidente ai giocatori che conoscono Silent Hill 2 a menadito e che hanno da decenni scolpiti nella memoria quei determinati momenti. Sul doppiaggio giapponese invece non è possibile dare un giudizio, non avendolo testato in fase di recensione.

Essendo però Silent Hill 2 ambientato in America, giocarlo con le voci americane è l’opzione consigliabile, e vi aiuterà di più ad immergervi nel contesto, considerando poi che i quattro eccezionali capitoli realizzati dal Team Silent non sono mai stati doppiati in una lingua differente.

Conclusioni: un remake che funziona ma che non sostituisce un’opera intramontabile

Inutile prendersi in giro; al di là di ogni previsione e aspettativa Bloober Team è riuscito a realizzare un remake con tutti i crismi, degno di portare il nome di Silent Hill 2. Nonostante l’aver addolcito alcune scene e aver reso Maria meno ammiccante, la produzione ha un alto valore artistico e riesce a veicolare al pubblico alla perfezione la tragica storia di James Sunderland, rispettandone le tematiche la sensibilità.

Il combat system è stato svecchiato con giusto e non eccessivo dinamismo, così come i nuovi enigmi riescono a coinvolgere un parte coloro che si approcciano al gioco e alla serie la prima volta ma anche a sorprendere chi l’originale lo conosce come le proprie tasche. Infatti nelle quindici ore circa che serviranno per portarlo a termine almeno una volta, i momenti di spiazzamento per i veterani non saranno pochi, nonostante la sostanza alla base rimanga sempre fedelissima al materiale di provenienza.

Possiamo quindi annunciare con grande gioia che Silent Hill, dopo numerosi colpi non andati a segno – che solo ricordarli dà fastidio quanto mettere una mano nel water – sia finalmente tornato dopo tanto tempo, sebbene questo remake non vada per nulla a sostituire l’intramontabile opera originale che tutti dovrebbero giocare e che Konami dovrebbe rendere al più presto disponibile su piattaforme odierne con una remastered degna di tale nome.

Arrivati a questo punto non ci resta che sperare che Bloober in qualche modo ci faccia stringere di nuovo la mano di Harry Mason mentre lo accompagnamo nella nebbia alla ricerca della figlioletta Cheryl. Potremmo letteralmente impazzire di gioia e… di paura.

Se i risultati futuri saranno allo stesso livello di questa produzione, possiamo sperare in una vera rinascita dalle ceneri di un brand che si riteneva ormai morto e sepolto da circa dieci anni, ossia da quando il meraviglioso PT curato dalle mani di Hideo Kojima venne impunemente cancellato da Konami.
Ma comunque, nonostante tutto, la Collina Silenziosa è di nuovo pronta ad avvolgerci di nuovo.

Bentornato, Silent Hill. Lunga vita a te.

Dimenticavo: se voleste godervi tutta la run che ha portato a questa recensione la trovate qui, sul canale di TwoTimesNerd. Oltre all’analisi approfondita di molti elementi potrete gustarvi tutte le mie reazioni in diretta.

Un ringraziamento a Konami per averci fornito una copia digitale deluxe per Playstation 5 utile per la realizzazione di questa recensione.

  • Grande rispetto per il materiale originale
  • Combat System svecchiato con coerenza
  • Enigmi intriganti e ben congegnati
  • Otto finali tutti da scoprire per una grande rigiocabilità
  • Un vero Silent Hill dopo tanti anni

 

  • Maria perde degli importanti connotati sensuali fondamentali per la narrazione
  • Scene con tematiche sessuali eccessivamente edulcorate
  • Estetica dell'Otherworld non sempre convincente
  • Framerate leggermente ballerino
  • Manca lo scenario Born From a Wish

 

 

 

Fedro - Biografia

Amante del panorama videoludico sin dalla tenera età, ama scriverne e narrarne le storie. È anche content creator e titolare del canale YouTube "TwoTimesNerd".

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