Pubblicato il 12/04/23 da Ciro Muso Acanfora

Road 96: Mile 0 – Recensione

La strada sbagliata.
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Poco meno di due anni fa, DigixArt ha rilasciato quello che ho sempre ritenuto uno dei giochi più belli che il 2021 abbia offerto: Road 96. La storia di ragazzi che, alla ricerca di un futuro migliore, fuggono da un paese dominato da un regime totalitario non più in grado di offrire loro alternative.
Pochi giorni fa, più nello specifico il 4 aprile, è stato rilasciato il prequel di quell’opera fenomenale, intitolato “Road 96: Mile 0”. Pubblicato da Plaion e Ravenscourt, il gioco è uscito su PC, PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S e Nintendo Switch. Nonostante le aspettative, però, è impossibile non notare come questa volta la qualità del titolo non sia stata all’altezza del suo predecessore.

Road 96: Mile 0 – La Strada di Zoe e Kaito

Mile 0 segue le avventure di Zoe, figlia di un importante ministro e già co-protagonista dell’originale Road 96, e Kaito, un giovane ragazzo figlio di onesti lavoratori. I due giovani sono amici, seppur appartenenti a due classi sociali ai poli opposti di “White Sands”, un residence di lusso per i pezzi grossi del governo di Petria.

Durante le loro avventure (della durata di circa 4/5 ore) il giocatore avrà la possibilità di prendere scelte ed eseguire azioni che, in base alla loro tipologia, faranno propendere Zoe e Kaito verso ideologie diverse che andranno a cambiare il finale (seppure in maniera non così eclatante, problematica che avevamo già riscontrato nel capitolo precedente).

Per quanto sia lodevole l’intento di raccontare meglio la storia di Zoe, probabilmente il personaggio più apprezzato del gioco originale, il vero problema di Road 96: Mile 0 risiede nella sua natura di prequel: tenendo presente quanto già sappiamo avendo giocato Road 96, spesso e volentieri il giocatore sarà portato a prendere delle scelte non tanto per la loro sensatezza ma per ciò che implicano, considerando quello che già sa del regime e delle Brigate Nere.

Questo porterà ad avere situazioni in cui il giocatore selezionerà opzioni che sembrerebbero, altrimenti, puro complottismo senza fondamento.

Sfortunatamente, questa consapevolezza potrebbe rovinare l’immersione e l’esperienza nel suo complesso: per questo motivo, paradossalmente, sarebbe preferibile giocare i due titoli non in ordine di uscita ma bensì in ordine cronologico. Cosa che, malauguratamente, non è possibile per coloro che hanno apprezzato l’opera originale di DigixArt alla sua uscita.

Scelte inspiegabili, o forse no

Passando al lato gameplay dobbiamo parlare della scelta che forse più di tutte ha caratterizzato, sfortunatamente in maniera negativa, l’intero gioco: oltre alle varie micro-esperienze di ogni livello, composte da minigiochi simili a quelli tanto apprezzati in Road 96, è stata aggiunta una fase in stile “Rhythm Game” (non molto a ritmo, a dir la verità) molto simile ai giochi “Endless Runner” come Temple Run o Subway Surfer.

Non starò a indorare la pillola: queste fasi sono terribili. Non sono divertenti a causa della rigidità dei controlli, non sono comprensibili quanto dovrebbero in termini di elementi che causano la morte del giocatore e non sono nemmeno opzionali o sporadiche, in quanto saranno presenti al termine di ogni singolo livello.

Per fortuna torneranno le sfide a Forza 4 con Zoe (e, di nuovo, buona fortuna a batterla).

La scelta di inserire questa aggiunta ha continuato a risultarmi inspiegabile per l’intera durata del gioco e anche nei giorni successivi fino a quando, andando a visitare il sito di DigixArt, ho scoperto che uno dei loro primi giochi è stato Lost in Harmony: Kaito’s Adventure. Proprio come Zoe è stata la co-protagonista di Road 96, Kaito è stato il protagonista di un gioco ormai quasi decennale… In stile Endless Runner.

Per quanto ora comprenda la presenza di quelle fasi, rimane purtroppo il fatto che risultano decisamente poco divertenti (oltre che parecchio fuori luogo, considerando il loro contenuto onirico/psichedelico/metaforico che cozza completamente con il contenuto realistico del resto del gioco). L’idea di fondere questi due universi narrativi avrebbe anche potuto essere carina, se solo giocare quelle fasi non fosse così frustrante.

Peggioramenti non solo sul lato gameplay

Dal punto di vista grafico e tecnico Road 96: Mile 0 è rimasto molto simile al suo predecessore, senza infamia e senza lode. La grafica, il framerate e i tempi di caricamento sono accettabili per un titolo indie, e un maggiore dettaglio sulle lunghe distanze rimedia alla palette cromatica molto meno variegata rispetto al titolo del 2021.

Spesso e volentieri la differenza più radicale sarà dovuta all’illuminazione, decisamente più curata nel primo capitolo.

Anche il comparto audio, che era uno dei fiori all’occhiello dell’originale Road 96, rimane altrettanto apprezzabile in questo secondo capitolo, proprio come la qualità del doppiaggio dei vari personaggi.

Road 96: Mile 0 – Non abbastanza

Considerando quanto ho apprezzato il titolo rilasciato nel 2021 da DigixArt, questo prequel non si dimostra all’altezza delle aspettative nonostante il prezzo ridotto rispetto al suo predecessore. A parti invertite avrei lodato focosamente il miglioramento e la crescita del team di sviluppo, ma a due anni di distanza il risultato ottenuto non è abbastanza per giudicare il gioco positivamente.

  • Il gioco approfondisce il passato di Zoe.
  • Il lato artistico rimane un punto di forza del titolo

 

    Muso - Biografia

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