Pubblicato il 15/11/24 da Ciro Muso Acanfora

Refind Self: A Personality Test Game – Recensione

Cosa dicono di te, le scelte che prendi?
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Un test di personalità videoludico, che ci mette nei panni di un robot che si trova in una situazione difficile. Tramite le scelte prese dal giocatore, sarà possibile definire quali specifiche personalità rappresentano meglio chi si trova davanti allo schermo.
Questo è l’incipit di Refind Self: The Personality Test Game, sviluppato da un solo developer, Lizardry, e pubblicato da Playism il 14 Novembre scorso su Steam e questo 10 Ottobre su Switch. L’opera sembra, all’apparenza, un titolo abbastanza semplice; dopo un primo superficiale approccio, però, dimostra una profondità decisamente interessante! L’ambientazione distopica che riempie lo scenario di robot utilizzati per i più disparati utilizzi viene raccontata in una pixel art vecchio stile, che ricorda sia per carattere che per colori i giochi di console di oltre 20 anni fa.

La Storia di un Robot

Utsuwa è un robot creato da una Professoressa, che ha un legame molto speciale con questo umano. A causa di alcuni eventi, però, si ritrova separata dalla sua creatrice. Avendo completa libertà decisionale, ora, non deve fare altro che scegliere per sé. La vera domanda è: cosa scegliere?
Refind Self offre una marea di opzioni al giocatore: non solo a livello di comportarsi bene o male, ma anche in termini di quantità e libertà di scelta. Sarà proprio tramite queste scelte che il gioco selezionerà tre personalità per ogni run (fra una lista di 23 diverse), che andranno a descrivere il giocatore.

Le istruzioni vengono date al giocatore tramite un terminale, che spiega il da farsi prima dell’inizio di ogni run.

Mano a mano che il gioco va avanti, però, ci si accorgerà che Utsuwa non è solo un fantoccio che il giocatore può controllare a suo completo piacimento: la robot, infatti, si rifiuterà di compiere alcune azioni, ignorando alcune specifiche scelte.
Il gioco è molto chiaro in questo: a prescindere dalle azioni compiute e dalle scelte prese, il finale sarà sempre uno solo e non esistono Game Over. Ne consegue che una ampia libertà sia comunque contrapposta ad un destino prefissato – quello che stiamo giocando, infatti, altro non sono che registrazioni (e questo ci viene detto sin dal primo momento).

Non Solo Scelte

Una parte che ho apprezzato molto di Refind Self è la variegata offerta di minigiochi disponibili durante il gameplay! Per quanto interagire con gli altri robot che risiedono all’interno del mondo di gioco componga buona parte dell’esperienza di gioco, di tanto in tanto interagire con questi porterà ad un minigioco che consentirà al giocatore di staccare un po’ dalle scelte (che si dimostrano spesso moralmente difficili) e dedicarsi ad altro, dal prendersi cura di pecore, al servire clienti ad un cafè, passando per un peculiare tower defense.

Saranno anche disponibili alcuni cabinati e altri creativi modi di spendere i soldi che avremo in nostro possesso, giusto per svagarsi un po’.

L’unicità di Refind Self  risiede prevalentemente nel suo modo di raccontare la storia al giocatore. Ogni run dura all’incirca un’oretta (con la prima che vede una durata leggermente superiore, considerando la necessità di far conoscere al giocatore il mondo di gioco), ma solo completandone almeno tre sarà possibile non solo ottenere una panoramica più definita di tutte le personalità che il gioco assegna al giocatore, ma anche una visione più completa degli avvenimenti che hanno portato la Professoressa e Utsuwa a compiere le loro azioni.

Sarò sincero, da questo punto di vista avevo ben poca fiducia nel gioco, che fino all’ultimo mi ha lasciato a bocca asciutta in termini di risposte. Una volta arrivati al finale, però, sono rimasto pienamente soddisfatto delle spiegazioni date e dell’esperienza nel suo complesso.

Refind Self: Chi sei davvero?

Per quanto, in seguito alla mia prima run, il lato “test di personalità” del gioco abbia fatto abbastanza cilecca, non corrispondendo molto a me come persona, Refind Self propone un’esperienza completa dal punto di vista ludico, comprendendo al suo interno sia momenti di riflessione che momenti di svago.
I personaggi sono curiosi, ma ben scritti (specialmente le due protagoniste). La loro evoluzione, quando presente, è improvvisa ma significativa e ben contestualizzata.
Potrebbe non essere particolarmente indicato, come titolo, per coloro che non apprezzano ricominciare da capo più volte una stessa esperienza, ma per chiunque sia interessato ad una storia curiosa, che lascia molte domande fino alla fine e che ha una profondità di elementi estremamente ampia, Refind Self è decisamente un titolo da provare.

  • Personaggi interessanti
  • Una quantità INTERMINABILE di scelte tracciate
  • Facile da giocare e rapido da completare

 

  • Alcune domande non hanno risposta se il giocatore non le cerca autonomamente
  • Molte scelte sono un po' scontate

Muso - Biografia

Premere un bottone non deve necessariamente cambiare qualcosa a schermo. Può anche "solo" cambiare qualcosa dentro di noi.

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