Neva, il nuovo titolo di Nomada Studio, si propone come un’esperienza visiva ed emotiva di grande impatto, che va ben oltre il semplice gameplay; seguendo le orme di Gris, ma distanziandosi da esso con un tono più maturo e complesso, Neva racconta una storia che intreccia perdita, guarigione e crescita interiore.
Delicate sound of thunder
La prima cosa che salta all’occhio è l’estetica decisamente particolare, una sorta di libro illustrato in movimento, dove ogni schermata potrebbe benissimo far parte di un artbook; lo stile grafico è minimalista ma carico di dettagli simbolici, con tonalità che passano gradualmente dal sereno al cupo, seguendo il percorso emotivo della protagonista. Ogni angolo del mondo di Neva trasuda bellezza, ma anche un costante senso di malinconia e minaccia e la colonna sonora non smette mai di farcelo notare: ogni fase del viaggio, e segnata da temi che passano da momenti di quiete a picchi di tensione, il tutto senza mai risultare invadente, piena di sfumature, in perfetta sintonia con l’estetica del gioco.
Il gameplay di Neva potrebbe sembrare semplice a un primo sguardo, e forse lo è, ma ciò non è necessariamente un difetto: la sua semplicità si rivela perfetta per mettere in risalto la narrazione emotiva e il coinvolgimento del giocatore; si tratta di un platform con elementi di puzzle-solving, dove l’esplorazione del mondo è scandita da momenti di riflessione e dialoghi silenziosi tra la protagonista e le creature che incontra. La progressione è fluida, quasi meditativa, ma non mancano momenti più concitati, dove l’ambiente diventa ostile e la protagonista deve superare ostacoli e minacce sempre più impegnative.
Una delle meccaniche più interessanti riguarda il legame con una creatura gigantesca, una sorta di spirito guida che accompagna la protagonista per gran parte del gioco; questo rapporto è al centro dell’esperienza e, senza voler fare troppi spoiler, posso dire che è uno degli aspetti più toccanti e ben gestiti del titolo. Il modo in cui questo legame evolve e si riflette nel gameplay è una delle forze trainanti di Neva.
Whish you were here
Il tema centrale di Neva è la perdita, ma anche la rinascita che ne consegue: la protagonista si trova a dover affrontare un mondo che lentamente crolla attorno a lei, ma è proprio in questo scenario di decadenza che si sviluppa un racconto di resilienza; Nomada Studio ha saputo raccontare questa storia senza mai cadere nel banale, affidandosi a simbolismi e silenzi che lasciano spazio all’interpretazione del giocatore. Non ci sono lunghi dialoghi o monologhi introspettivi, ma piuttosto un uso sapiente della narrazione visiva, che permette di creare un forte coinvolgimento emotivo.
Neva non è solo un gioco, è un’opera d’arte interattiva che offre al giocatore un’esperienza intima e toccante: Nonostante una certa linearità nel gameplay, l’impatto emotivo e la qualità artistica rendono questo titolo una gemma preziosa nel panorama videoludico odierno; se Gris era un viaggio verso la comprensione del dolore, Neva è un viaggio verso la sua accettazione e il superamento. Un gioco che vi farà riflettere e che, una volta concluso, vi lascerà con un senso di vuoto, ma anche con la consapevolezza di aver vissuto qualcosa di speciale.
In definitiva, Neva è un’esperienza che consiglio caldamente, soprattutto a chi cerca un gioco che sappia toccare corde profonde e offrire qualcosa di più di una semplice avventura visiva.
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