Il 17 Agosto è uscito Greak: Memories of Azur, l’ultima fatica di Navegante Entertainment e Team17. Vediamo come si comporta su Nintendo Switch.
TRAMA
Il gioco ci fa subito una veloce carrellata sulla trama del titolo. Veniamo a scoprire che siamo reduci da una guerra tra due popolazioni, i Courine, a cui appartengo i protagonisti, e i malvagi Urlog. Questi ultimi grazie ad un potere misterioso sono riusciti a vincere la guerra e a costringere alla fuga gli avversari rimasti. Tra i Courine sopravvissuti incontriamo il nostro primo alter ego, Greak, che si risveglia in un villaggio, stremato, e che scopriamo essere alla ricerca della sorella e del fratello. Comincia così la storia di questi tre protagonisti che vedremo intervallarsi e aiutarsi, con diverse capacità peculiari, per completare missioni e proseguire con la narrazione.

COMPARTO ARTISTICO
Se la trama non si può dire spicchi di innovazione o originalità, ben diversa è la valutazione che possiamo dare al comparto artistico e sonoro. Le musiche che accompagnano questo titolo sono decisamente azzeccate e lo si capisce fin dal filmato iniziale. A contribuire a questo effetto onirico sono poi i disegni, fatti a mano, che prendono vita nello schermo. Non solo sono adorabili i vari personaggi, il cui movimento è reso in maniera davvero molto fluida e piacevole alla vista, ma è anche sul design delle ambientazioni non si è fatto un lavoro affrettato, anzi, per quanto alle volte ripetitive, restano comunque esteticamente molto ispirate. La palette di colori utilizzata rende al meglio la volontà di creare un mondo fantasy da libro illustrato. Per certi versi il titolo ricorda molto la saga di Ori da cui alle volte sembra aver davvero ripreso anche elementi scenici e elementi di gameplay basilari (i tronchi galleggianti, le paludi che rallentano e i funghi per saltare per esempio).
GAMEPLAY
La parte dolente però arriva quasi sempre. Il gioco è sicuramente piacevole grazie ad un gameplay fluido e vario, inoltre l’idea di poter controllare i tre fratelli passando da uno all’altro è innovativa e interessante…se non fosse che molto spesso sfocia nello stressante. Mi spiego meglio. Partiamo col dire che il titolo richiede al giocatore un minimo di abitudine ai platform del genere, perché in caso contrario, un salto sbagliato o un errore di valutazione può portare alla morte molto velocemente e va detto che il gioco è piuttosto punitivo poiché, ad esempio, i pochi oggetti che si possono portare con sé si usano in tempo reale e senza pause e quelli curativi non hanno effetto istantaneo.
Durante l’esplorazione comunque, presa un po’ la mano alla tipologia di gioco, il problema del triplice controllo sorge meno evidente. Nonostante i comandi di Switch e di richiamo dei tre personaggi abbiano bisogno che questi non siano troppo lontani, si riesce comunque a bilanciare la cosa andando avanti a piccoli settori, con calma. Ben diverso invece è il discorso durante un combattimento, soprattutto contro certi boss.
Controllare tre personaggi diversi durante le fasi caotiche di un combattimento non è per nulla facile, senza contare che nel momento in cui il giocatore non comanda uno dei fratelli, questo agisce con un IA alquanto frettolosa e poco attenta finendo molto, TROPPO, spesso con l’uccisione di uno dei fratelli non controllati. (Nel caso ve lo stiate chiedendo, si, il game over arriva con anche solo uno dei tre a terra). Ne risulta che non sarà rara la volontà di chiudere la partita e sbollire la frustrazione…perlomeno a me è successo!

CONCLUSIONI
Greak: Memories of Azur è un gioco che prende spunto da titoli più conosciuti, come appunto la saga di Ori, ma che cerca di essere innovativo in alcuni elementi come la modalità di triplice controllo. Peccato che questa bella idea si riveli in certe situazioni un’arma a doppio taglio. Se siete amanti del platform e non avete paura di approcciarvi ad un gioco non troppo difficile ma alle volte molto punitivo allora ve lo consiglio sicuramente. Il comparto grafico e sonoro è davvero appagante, e anche solo per quello merita di essere provato. Con qualche miglioria al gameplay sarebbe stato sicuramente un piccolo capolavoro non solo artistico ma anche videoludico.
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