Pubblicato il 22/03/22 da Andrea Borzì

Elden Ring – Recensione

Elden Ring, ultima fatica di From Software per il mondo dei Souls.
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Ci siamo presi del tempo in più per parlare di questo gioco, date le sue molteplici sfaccettature e la sua natura complessa , Elden Ring, l’ultima fatica di From Software per il mondo dei Souls (perché si, può avere un altro nome, ma il gioco è quello), con l’integrazione di un Open World vasto e colorato, in cui la frustrazione potrebbe diventare una vostra compagna fedele.

Per di la?

Come di consuetudine da parte di From Software, il mondo di Dark Souls Elden Ring non presenta una trama narrata in maniera lineare , bensì appena accennata, sebbene in questo caso verranno esposti più dettagli rispetto i titoli precedenti, ricadendo nell’ormai cementata concezione di Lore che si avvinghia da anni alla casa videoludica; in Elden Ring saremo dei Senzaluce, non-morti risvegliati in seguito alla frattura dell’Anello Ancestrale (che un po’ come il One Piece, sappiamo cos’è, ma non si è comunque capito molto) e alle lotte per il potere causate dai pretendenti al trono, che avranno il compito di recuperare i frammenti dell’anello ancestrale al fine di ripristinarlo e divenire il nuovo Lord Ancestrale.

La sensazione che ho avuto con Elden Ring, sia sotto l’aspetto narrativo che meccanico del titolo, è quello di esserne non tanto un’evoluzione del brand, quanto un allargamento: il concept rimane lo stesso ma il mondo ora è immensamente più grande, e ciò porta a perdersi parti del puzzle ancor più facilmente di quanto non avvenisse con la serie Soul; i pochi Npc presenti nel mondo di gioco spesso racchiudono frammenti importanti per capire cosa sia realmente successo a Sepolcride e dintorni, tuttavia il modo in cui sono sparsi in giro per la mappa e il non indicarti sempre i luoghi in cui vorranno spostarsi, porteranno il giocatore a perdersi molte di queste quest, o gran parte di dialoghi importanti, specie se questo non si soffermerà a rigirare ancora e ancora nella stessa zona al fine di scoprire ogni singolo pelo che potrebbe celarsi nell’erba.

La “via” da seguire è indicata dalle “grazie” ( il falò di questo titolo) specifiche, che indicheranno in maniera generica la direzione per giungere allo scopo ultimo; anche qui, se da una parte abbiamo un idea generale della direzione da prendere, dall’altra avremmo delle grazie che indicano delle zone extra che ci portano a quest secondarie, ma di cui non avremo modo di discernere se funzionali o meno, o se di livello adatto per proseguire nella nostra missione.

Elden Ring: Spade e Magia!

Il gameplay di Bloodborne Elden Ring, trova le sue basi nelle meccaniche oramai assimilate e conosciute dei precedenti titoli (specie in Dark Souls III), con aggiunte che di certo sono state un piacere per i fan della saga: prima di tutto la possibilità di rendere dual blade ogni arma per categoria, o ancora l’aggiunta di mosse che permettono lo sbilanciamento del nemico (dall’attacco in salto, al contrattacco che mostrano l’esperienza appresa da Sekiro) dando nuovi approcci ai giocatori; l‘esplorazione del mondo di gioco viene agevolata dall’uso di Torrente, una cavalcatura che potremmo richiamare in  quasi ogni momento, e dall’aggiunta di un tasto per saltare ( e non più quell’intricato sistema di specchi e leve) con il quale potremmo raggiungere luoghi inaccessibili o saremmo costretti spesso ad affrontare terribili sezioni Platform.

La gigantesca mappa di gioco mostra costantemente il suo fascino, e spinge in maniera attiva all’esplorazione, lasciando al giocatore pieno potere decisionale; non nascondo che questo è stato uno dei pochi giochi in cui esplorare mi ha divertito tanto, in quanto mi sono sempre ritrovato stuzzicato da qualche elemento che infine mi ha portato a drop segreti o elementi di trama nascosti. Ancora la lore del gioco, che una parte di me sta detestando perché vorrebbe sapere molto di più di quel poco che viene accennato ormai caratteristica dei souls, che mostra una maturità e una continuità più profonda, data probabilmente dalla collaborazione con Martin, e che mi fa sperare possa uscire un libro che ne narri tutti gli avvenimenti. Insomma, tutto ciò che riguarda il mondo di gioco dalla parte esplorativa a quella narrativa trova un forte miglioramento e riesce nei suoi segreti a stupire costantemente il giocatore.

Per quanto sicuramente utile la presenza di Torrente per poter viaggiare nella grande mappa, si rivela poco entusiasmante nel combattimento, con l’impossibilità di schivare se non tramite un sprint in avanti, una limitazione non indifferente nell’uso di armi, talismani e catalizzatori ed infine un sistema di mira da parte dei nemici che diventa ridicolmente preciso una volta che si è saliti a cavallo; sepolcride è ricca di attività da scoprire, con cui il giocatore potrà ottenere nuovi power up, o potrà farmare per salire di livello. Questo apre forse una degli aspetti dolenti del titolo: la mancanza di una semplificazione nel tracking delle attività.

Certamente sarà possibile mettere dei segnalini sulla mappa, tuttavia la scelta di non indicare automaticamente i dungeon completati, o l’avere un menù che ci ricorda quali quest ed Npc sono attivi, se non tramite pura memoria e accorgimento da parte del giocatore, porterà spesso a dimenticarsi quali attività sono rimaste incompiute o quali quest debbano essere ancora completate; e sebbene è vero che i Souls non hanno mai avuto questo tipo di funzione, è anche vero che i souls non sono mai stati open world e con una mappa così grande (rendendo ancor più facile rispetto i precedenti titoli la possibilità di perdersi intere quest perché non si è trovato o semplicemente visto un NPC, cosa che senza nemmeno un richiamo sonoro in una mappa che spesso appare monocromatica, non succede di rado).

Ad agevolare la formazione del personaggio e la propria build si sono aggiunte le ceneri di guerra, delle arti che potremmo ottenere esplorando il mondo di gioco con cui si ha la possibilità di modificare liberamente le abilità e le statistiche delle armi che più si amano, permettendo di aggiungere parametri che scalano maggiormente in forza e destrezza, oltre a tramutare una qualunque arma in magica o su base fede. Inoltre, da un certo punto della trama in poi, sarà anche possibili resettare i punti assegnati alle statistiche del giocatore permettendogli dunque di cambiare build in qualunque momento; per gli amanti del singleplayer, invece, sono state introdotte delle evocazioni, anch’esse reperibili esplorando il mondo di gioco, che potremmo utilizzare in diverse situazioni, come ad esempio le bossfight, gli accampamenti o ancora le rovine, per agevolarci, tentare approcci diversi o ancora utilizzarli come carne da macello per prendere fiato durante un combattimento troppo intenso.

Tuttavia Demon Souls Elden Ring, non è privo di difetti: partendo da un framerate altalenante che su qualunque piattaforma (e specie su pc) non tocca quasi mai i 60 o i 30 frames (in base alla modalità cn cui si sta giocando), fino a giungere a problemi minori, come popup di erba e piante che avviene a 5 metri dal giocatore; il mondo di gioco spinge meravigliosamente il giocatore ad esplorare e a recarsi anche in zone proibitive per lui, al fine di scoprire cosa contiene l’enorme mappa proposta dal titolo, tuttavia un bilanciamento dei mob e dei boss che spesso appare approssimato e snervante, nell’andarne avanti col gioco crea senso di disorientamento, con momenti in cui il giocatore si ritrova a chiedersi dove debba andare.

Per intenderci, non è raro trovarsi davanti a zone in cui i mob base hanno molta più vita e forza di quanta ne possegga il boss della zona, disorientando il giocatore che crederà di non essere ancora a livello adeguato per affrontare quella determinata zona; ancora i mob stessi presenti anche nelle zone avanzate continueranno a rilasciare una misera quantità di rune, rendendo, a partire dai livello 70 in poi, la crescita del personaggio un discreto inferno; inoltre gli stessi boss appariranno altalenanti, con boss secondari che si riveleranno estremamente semplici, mentre i boss di trama avranno spesso una difficoltà pari se non superiore ai boss segreti che nei precedenti titoli erano pensati per offrire una sfida extra. Insomma, qualunque livello si raggiunga in questo gioco, sembrerà sempre di essere troppo al di sotto dei requisiti minimi richiesti dalla zona.

Infine, ciò che personalmente ritengo una nota dolente del gioco, è l’eccessivo riuso di asset proveniente dai giochi precedenti; nonostante non si una novità da parte della software house il riuso di  asset delle ip precedenti (come già avvenuto sia in Bloodborne che in Sekiro), in Elden Ring sembra mancare una meccanica che ne segna un netto distacco, redendo questo titolo più un quarto capitolo della serie Souls che un gioco a se stante. Tuttavia se ancora si può soprassedere alle movenze del giocatore, il riuso di asset si noterà particolarmente nei moveset dei boss, alcuni interamente riciclati dai titoli precedenti di from software e ripetuti all’invero simile. Gli stessi moveset dei Boss risultano altalenanti, con alcuni incredibilmente caratterizzati e segnati da una costante rottura del ritmo che rende appassionante lo scontro, altri banali e semplificati (specie dei boss di grandezza colossale), con hitbox spesso inesistenti, in grado di massacrare il giocatore anche solo sfiorandolo.

Inoltre. per quanto sia di uso comune in questo tipo si giochi, le ripetizione dei boss appare eccessiva; se infatti si può tranquillamente soprassedere a boss nell’overwolrd come gli avatar degli alberi che giustamente sono li a proteggere i luoghi sacri, non nascondo di aver storto diverse volte il naso nell’aver rivisto all’interno delle catacombe o delle miniere lo stesso boss ripetuto più e più volte, specie se si considera il fatto che molti di questi dungeon appaiono estremamente ripetitivi. Inoltre non sono solo i boss secondari ad essere ripetuti, ma capita di ritrovarsi anche davanti a boss di trama, con lo stesso identico pattern di movimenti o quasi, cosa che lascia perplesso il giocatore, specie nell’ ottica di un gioco dove non sempre tutti gli elementi appaiono chiari e cristallini. Insomma, se nelle prime ore di gioco non gli si da peso, arrivati ad 70/80 ore la ripetitività di fight e azioni inzia a farsi sentire.

Elden Ring: è tutto così giallo!

Graficamente Elden Ring riesce ad essere veramente accattivante, con zone varie e ricche di elementi che non smettono di sorprendere, specie se questi rivelano passaggi nascosti o nuovi Dungeon; inoltre, sono rimasto colpito dai miglioramenti fatti dal rilascio dei primi trailer, con un maggior senso di profondità e tridimensionalità dei luoghi lontani che prima apparivano come file png attaccati sullo sfondo. Tuttavia, per quanto accattivante, la palette di colori non è così varia e risulta ripetitiva e soprattutto confusionaria; la scelta di rendere le grazie gialle, in un mondo dove il giallo e il dorato primeggiano nell’ambientazione li rende scarsamente individuabili. O Ancora gli NPC che stazioneranno tra boschi e dirupi, che spesso, a causa delle palette di colori, non saranno visibili. Insomma, tanto bello quanto spesso confusionario.

Elden Ring

Il comparto sonoro, invece, l’ho trovato l’aspetto più carente di tutti, con nemici che non si sento arrivare, e temi di boss e ambientali che rimangono molto poco nella mente del giocatore, davvero poco ispirato, rispetto al tema principale che invece è particolarmente azzeccato

Conclusione

Elden Ring è un titolo in grado di far provare un altalena di emozioni, che fanno oscillare costantemente il parere dal positivo al negativo e viceversa; il nuovo titolo di From Software mostra al grande pubblico delle qualità che pochi giochi prima di ora hanno realmente avuto: in primis un esplorazione reale, senza alcun aiuto, che invoglia pienamente il giocatore a girovagare, libero di poter approcciare praticamente ogni luogo fin dall’inizio del gioco, tramite una costruzione che premia la curiosità del giocatore; tuttavia ai grandi pregi di questo titoli si affiancano anche tanti difetti, in particolar modo a quelli che legano questo titolo eccessivamente ai predecessori. Sebbene infatti la struttura del mondo di gioco sia la stessa di sempre, con mappe che si susseguono una dopo l’altra portando avanti il giocatore, l’allargamento che Elden ring porta a suddette mappe non sempre si sposa bene con la cripticità delle attività e delle quest secondarie che ha da sempre caratterizzato la software house. Inoltre, questo forte legame tecnico col suo predecessore fa spesso dimenticare che si stia giocando un nuovo gioco.

Elden Ring di conseguenza appare come il tripudio dei titoli From Software, almeno nell’ambito action RPG, e si pone, tra innovazioni, errori e bilanciamenti, come il titolo più arduo rilasciato fino ad ora dalla casa nipponica. Un’esperienza da non perdersi per chi vuole sperimentare un open world diverso da quello a cui il panorama videoludico odierno ci ha abituati, sebbene non mi sento di consigliarlo a chiunque voglia giocare ad un gioco semplice e senza impegno

  • Esplorazione Divertente e invogliante
  • Libertà di building e reset del personaggio
  • varietà di paesaggistica in grado di colpire l'occhio del giocatore

 

  • Framerate ballerino
  • bilanciamento spesso inesistente
  • non adatto a chi non ha tempo o voglia di impegnarsi

BoarZo - Biografia

Videogiocatore fin dal 1995. Cresciuto con la tecnologia e i mondi virtuali...

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