Prendiamo subito quel “soverchiato” e lasciamolo da parte perché è una cosa che fa parte della mera meccanica di gioco. Qui si parla di un gioco su Dragon Ball: splendido o brutto che sia, cominciare dai tecnicismi è blasfemia. Siamo cresciuti insieme a lui e, se non lo avete fatto e siete intorno alla trentina, probabilmente ora siete in galera o siete delle brutte persone, perché cantando “CIALLÀ ECCIALLA TUMMELUNASHICACHI…” mettendoci dentro, inconsciamente, un sacco di lingue (tranne quella giusta) si è cresciuti tutti un po’ meglio. Detto ciò, perché non rendere un po’ speculare il tutto?
Abbiamo le piccole perle, quelle cose che fanno di questo titolo un bel gioco e non hanno neanche bisogno di essere migliorate: Dragon Ball. Abbiamo tutte le novità inserite che rendono il titolo nuovo e avvincente, ma presentano decisamente qualche caduta di stile con ampi margini di miglioramento: Dragonball Z. Poi abbiamo Dragon Ball GT.
Parlando del comparto grafico non c’è nulla da dire, lo trovo ineccepibile, coloratissimo e perfetto per il tipo di gioco. La grafica cel shading è davvero il top per i picchiaduro ad arene tratti dagli anime. Come? Meglio in 3d? Ve lo ricordate Dragon Ball Final Bout? No? È Meglio così, fidatevi.
La prima cosa che ci chiede di fare XenoVerse è creare il proprio personaggio…Sì perchè le missioni secondarie volendo potremo farle con i personaggi che man mano sbloccheremo, ma la storyline principale la seguiremo con il nostro avatar, e questa cosa è meravigliosa.
Lo sviluppatore Dimps ci catapulta a TokiToki, una città nella quale si trova il covo del tempo ed è proprio il tempo che dovremo andare a difendere. Demigra sta cercando infatti di creare delle distorsioni per fuggire dalla sua prigionia e per farlo andrà a modificare gli eventi più importanti della storia del pianeta terra potenziando gli avversari di Goku o apportando piccole modifiche in modo da far vincere i suoi avversari.
Essendo un picchiaduro mi sembra alquanto inutile annoiarvi ulteriormente con la trama, contando anche il fatto che si sta seguendo la serie “Z” (che amo alla follia, sia chiaro) e non la prima serie che, a livello di trama, era decisamente superiore. Dragon Ball Z ha ben poco di “letterario”: Toriyama non è di certo Martin. Il fatto però che la storyline di un picchiaduro sia comunque ben congeniata e avvincente è un punto a suo favore e, da questo punto di vista, Xenoverse ha le sue belle carte in regola.
E questo signori era la prima serie di Dragon Ball della recensione, passiamo ora alla traccia “Z” dell’album: cosa c’è di bello (ma migliorabile) e apriamo subito le danze con il sottotitolo, “picchiaduro soverchiato”, che finalmente possiamo riprendere da dove lo avevamo lasciato. Xenoverse si pregia, rispetto ai predecessori, di essere il primo tentativo di unire veramente vari tipi genere: picchiaduro, GDR e una più o meno nutrita parte social insaporita da una spruzzata di MMO). Fino a qui tutto bene ma, molte volte, gli altri generi soverchiano un po’ quella che dovrebbe essere l’essenza natia del gioco: un picchiaduro. Giocando online, infatti, TokiToki city si riempirà di avatar creati dagli altri giocatori, con i quali potremo interagire tramite una ben nutrita scelta di azioni predefinite e frasi da mettere nella chat della città. Potremo inoltre invitarli nella nostra squadra e con loro affrontare una delle (anch’esse ben nutrite) missioni parallele per allenare il nostro personaggio e proseguire con le missioni più difficili della storyline o partecipare agli aventi PVP che ci offre il titolo, ricordando che oltre a farci salire di livello e donarci i preziosi punti statistica che applicheremo al nostro alter ego in base alle nostre esigenze, queste missioni ci doneranno (mi pare di aver notato in modo abbastanza randomico) skill ed equipaggiamento per potenziarlo ulteriormente. Quando giocheremo offline la città sarà invece popolata di personaggi “prefabbricati” dal gioco che possiamo reclutare per darci una mano i queste subquest un po’ come succedeva in Dragon Dogma. Sulla differenza tra giocare online o offline approfondirò più avanti, ma sappiate che sarà comunque possibile affrontare queste missioni in modo autonomo creando di volta in volta un team formato dal roster a nostra disposizione che è ben fornito, ma avrei preferito magari trovarci dentro qualche personaggio secondario in più (anche pescando dagli OAV), piuttosto che svariatissime versioni quasi identiche dello stesso.
Passando ai tecnicismi, il sistema di combattimento è ad arene 3D, molto vicino ai celeberrimi Budokai oppure, per le nuove generazioni forse più affini ad un altro famoso anime, ai vari Naruto Ninja Storm. L’alta velocità delle battaglie e la varietà di combo che si possono creare potendo piazzare un colpo energetico in mezzo alle botte rende gradevole il combattimento e buona l’immedesimazione con l’anime grazie anche agli ottimi effetti di luce e ai vari microeffetti d’impatto che ti fanno sentire davvero la pesantezza dei colpi. C’è da dire però che alcune battaglie sono abbastanza sbilanciate: nelle missioni più difficili è davvero dura far entrare le combo, se non impossibile, costringendo il giocatore a spammare colpi con qualche breve combinazione efficace. Questo purtroppo rende la battaglia piuttosto ripetitiva e, ahimè, la cosa la si ritrova anche nel pvp online.
E ora la ultima parte della recensione, la “GT“. La mappa della città si divide in 3 aree: il Campo del Tempo (nel quale troveremo il portale che ci porta alle missioni principali), il Porto Temporale (sede del banchetto con le missioni secondarie, il pvp e gli scontri offline) e l’Area Industriale (sede dei vari negozi di equipaggiamento, tecniche, oggetti di cura ecc.). L’esagerazione nelle meccaniche di gioco al di fuori del picchiaduro parte proprio da qui: non c’è un vero e proprio “Versus“. Alla fine di qualunque cosa ci ritroveremo all’inizio del Porto Temporale e dovremo ridirigerci a piedi verso uno dei vari banchetti a seconda di quello che dobbiamo fare. Un giro che, secondo me, ha poco senso di esistere. Parlando dell’altro grande difetto ripeschiamo nuovamente un concetto che avevamo lasciato da parte prima: la differenza tra l’online e l’offline. L’intelligenza artificiale dei nostri compagni di lotta molte volte è oltre lo stressante, facendoci quasi arrivare alla frustrazione. Mi sono ritrovato a fallire alcune missioni perché mi picchiavano in molti, mentre i miei alleati svolazzavano in giro guardandomi o accennando qualche timido tentativo di lotta tramite un paio di sferette energetiche. Un ultimo difettuccio, ma qui va molto a gusti, è il continuo farming che si deve fare per raccogliere oggetti utili e punti statistica, cosa che per l’appunto è standard per un GDR, molto meno per un picchiaduro.
In conclusione, Dragon Ball Xenoverse ne ha di strada da fare per diventare un ottimo picchiaduro, ma le idee sono parecchie e un tentativo di tirare fuori qualcosa di nuovo fa piacere, convincendomi del fatto che, andando avanti in questa direzione, un eventuale Xenoverse 2 potrebbe essere un signor gioco con davvero tutte le carte in regola. Il consiglio è sempre quello, ormai ci si è abituati, ma anche in questo caso è validissimo: se siete patiti sfegatati della serie e avete intenzioni di giocarci parecchio online sento di poterlo suggerire. Siete inoltre 2-3 amici che hanno intenzione di giocarlo tutto insieme? Fatelo vostro, senza dubbio. Se invece non fate parte di queste due categorie suggerisco di farlo abbassare un po’ di prezzo. Per il momento potete trovare la versione PC a 49,99 euro su Steam (74,98 euro nella sua versione Bundle comprensiva di Season Pass).