Quella delle revisioni è una tradizione con cui l’appassionato di picchiaduro nipponici deve inevitabilmente fare i conti: da anni, ormai, gli sviluppatori del Sol Levante sono soliti sfornare produzioni che, a pochi mesi dal rilascio, risultano già obsolete, oscurate dalle successive versioni di gioco.
Una di queste software house è senza ombra di dubbio Arc System Works che attraverso le sue due serie principali, Guilty Gear e Blazblue, ci ha letteralmente inondati di aggiornamenti su aggiornamenti per i propri titoli: per questo motivo è lecito aspettarsi una versione Extend di Blazblue Centralfiction, che in questa sede analizzeremo nella sua forma base.
Per gli amanti della serie c’è ben poco da dire se non che il picchiaduro in questione è il solito gioiellino di meccaniche la cui complessità fa impallidire il ben più noto Street Fighter V, mentre i neofiti si ritroveranno tra le mani un titolo infarcito di contenuti atti a permettergli di familiarizzare con i sopracitati tecnicismi in modo graduale, divertente e senza frustrazioni di sorta.
Tutto nella norma quindi? Non proprio, dato che personalmente non riterrei la versione PC la migliore da giocare.
L’offerta videoludica dell’ultima fatica ArcSys comprende modalità piuttosto classiche per il genere e per la serie: si parte da un corposo Story Mode che riprende dagli eventi finali di Chronophantasma, passando per il consueto Arcade Mode in cui sfidare avversari controllati dalla CPU e finendo in bellezza con il Grim of The Abyss, una sorta di “RPG” interno in cui sarà possibile potenziare il personaggio scelto e che avrà come obiettivo la sconfitta di nemici sempre più coriacei e numerosi in modo da arrivare al piano finale del “dungeon”.
Non mancano poi una sezione tutorial a dir poco esaustiva, il solito Training e le Challenge, ossia sfide da completare più volte per padroneggiare i singoli personaggi, in cui passerete le ore al fine di apprendere le complesse meccaniche di gioco.
In questo senso, Blazblue potrebbe allontanare chi cerca un’esperienza di gioco più fruibile e immediata ma, fortunatamente, gli sviluppatori hanno pensato anche a questo, inserendo lo Stylish Mode tra le opzioni disponibili: come in REVELATOR, chi sceglie questo stile di combattimento potrà eseguire le combo più complesse con la semplice pressione continuata di un tasto, ma difficilmente imparerà a giocare sul serio.
D’altronde è bene trovarsi almeno un main, poiché i personaggi sono tanti e talmente ben differenziati tra loro che l’approccio al combattimento cambia radicalmente da uno all’altro, impattando non di poco sul fattore longevità nel caso decidiate di impararli un po’ tutti.
Ora potrei finire questa breve recensione lodando la qualità di spirte e fondali, ma purtroppo il port del titolo su PC non me lo consente: se fino a ora gli episodi approdati su Steam potevano vantare di un processo di porting discreto, con giusto qualche ingenuità tipicamente giapponese, Centralfiction è, senza troppi giri di parole, un disastro.
Partendo dalla magagna “meno grave”, vi basti sapere che il gioco non riesce a renderizzare correttamente la risoluzione e ciò si traduce in artefatti visivi qualsiasi siano le vostre impostazioni grafiche; si riscontrano poi cali di framerate completamente a caso in determinati stage e come ciliegina sulla torta, alcuni input non vengono riconosciuti, il che per un picchiaduro è un po’ un problema. Un po’ tanto.
Certo, alcuni di questi grattacapi sono risolvibili smanettando nel pannello d’impostazioni dei driver (ci sono già alcune guide dedicate), ma quello di “aggiustare il gioco” non dovrebbe essere il compito di chi l’ha acquistato.
Ed è un peccato, perché Blazblue Centrafiction è uno di quei titoli meritevoli di stare nella libreria di qualsiasi appassionato di picchiaduro: tanti contenuti, una curva d’apprendimento ripida, ma infine appagante, e la meravigliosa colonna sonora del buon Daisuke Ishiwatari sono i fattori che lo rendono unico nel suo genere, nonché un acquisto obbligato. Ma non su PC.
Aggiornamento riguardo la versione Switch (Cathoderay)
Il porting sull’ammiraglia Nintendo è praticamente perfetto, sia in modalità dock che portatile il gioco si fa forte di un framerate granitico (e non potrebbe essere altrimenti, visto il genere); l’unica nota dolente purtroppo è data dalla console, poiché priva di una vera e propria croce direzionale, indispensabile per sfruttare appieno le meccaniche del titolo.
Colonna sonora
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