Quando ho letto “steampunk”, il mio sesto senso di videogiocatrice si è allertato; mi è bastato approfondire un poco per capire che Vaporum doveva essere mio, che volevo assolutamente provarlo. Ma andiamo con ordine. Vaporum è un dungeon crawler e, come avrete già capito, ha un’ambientazione steampunk; è sviluppato e distribuito dalla software house slovacca Fatbot Games, con cui l’Europa dell’Est mette a segno un altro colpo nella lista, ormai sempre più lunga, di prodotti videoludici indie – ma anche mainstream! – di successo.
Il gioco, nella grafica e nel gameplay, è un vero e proprio inno ai dungeon crawler classici, tanto che tra le opzioni si può scegliere di settare determinati valori in modalità old school – si può decidere, ad esempio, di non visualizzare la mappa, di avere un movimento meno fluido, o di disabilitare il salvataggio manuale; non me ne vogliano i giocatori più anziani (pardon, esperti!), ma io ho scelto di giocare impostando un gameplay più attuale e più pratico.
La trama non si segnala per particolare originalità: un uomo si ritrova in mezzo all’oceano, senza memoria del proprio passato; davanti a lui un gigantesco edificio in metallo, con cui sente, fin da subito, di avere una profonda connessione. L’edificio si rivelerà presto la sede di Arx Vaporum, un progetto di ricerca volto a studiare le proprietà del fumium, una sostanza potente quanto pericolosa. Lo stato attuale dell’edificio suggerisce che gli esperimenti col fumium abbiano avuto un esito disastroso… La storia di Arx Vaporum, intrecciata a doppio filo con quella del protagonista, verrà svelata a poco a poco, grazie al ritrovamento di note scritte e registrazioni del personale scientifico e tecnico che lavorava al progetto; va bene, anche questo non è un espediente narrativo molto originale, però… funziona sempre. Comunque, Vaporum saprà regalarvi dei bei momenti pure a livello di trama, anche se bisognerà arrivare almeno a metà del gioco perché la narrazione diventi davvero coinvolgente. La mia pazienza, comunque, è stata ripagata: il finale è di quelli che rimangono impressi… Decisamente!

All’inizio del gioco ci verrà chiesto di decidere quale attributo principale potenziare, tramite la scelta di un esoscheletro cibernetico che ci accompagnerà per tutto il gioco. Durante l’avventura, tuttavia, potremo potenziare altri attributi e ottenere bonus di varia natura tramite il classico sistema della abilità ad albero, sbloccabili con l’aumentare del livello del personaggio; inoltre, le nostre statistiche potranno essere migliorate anche raccogliendo equipaggiamenti di vario genere – boost, armature e armi di diverse classi, ognuna con le sue peculiarità. Scegliete armi, abilità ed equipaggiamenti in base allo stile di gioco che preferite, ma anche alla tipologia di nemico che di volta in volta affronterete: ogni arma, infatti, è particolarmente efficace contro un certo tipo di nemici. Ad esempio, i nemici meccanici, ragni-robot e cannoncini volanti (che, tra l’altro, presentano un design originale che ho apprezzato molto), patiscono le armi da botta, com’è ovvio che sia: l’esperienza infatti ci insegna che, quando il PC si pianta, non c’è niente di meglio di una randellata ben assestata per sistemare la faccenda!
Tutti gli oggetti e le abilità che troveremo verranno piazzati nel nostro inventario… Inventario che, dopo i primi livelli, si rivelerà ben poco capiente, costringendoci a buttare via gli oggetti più deboli mano a mano che ne troveremo di più forti. Personalmente in genere cerco di tenere sempre tutto, perché “non si sa mai”, ma Vaporum mi ha costretto più volte a essere selettiva. Poco male, cosa ce ne facciamo di oggetti scrausi quando troviamo la loro versione potenziata?

Il gameplay del gioco è quello classico di un dungeon crawler grid-based, e alterna, in maniera piacevole e mai noiosa, combattimenti a turni contro gli strani esseri che incontreremo e puzzle da risolvere per aprire porte e, in generale, attivare meccanismi. Alcuni di questi puzzle sono molto semplici, altri invece presentano una complessità logica o di attuazione ai limiti del frustrante; anzi, i limiti vengono spesso superati… Troppo spesso, per i miei gusti. A onor del vero, però, bisogna riconoscere che la varietà di rompicapi è davvero notevole, e gli sviluppatori non si sono limitati a riproporre le solite tre o quattro strategie: si va dalle casse da spostare per creare passaggi, bloccare elementi avversi dello scenario o attivare pulsanti sul pavimento ai classici “percorsi” da seguire – compiendo la giusta sequenza di passi sulla griglia – per raggiungere e sbloccare l’uscita della stanza, premendo le varie caselle nel giusto ordine o evitando di far scattare trappole mortali, sempre secondo una logica diversa; dalla combinazione di varie leve e pulsanti da attivare o disattivare nel giusto ordine ai “percorsi a tempo”, in cui per procedere occorre compiere una serie di operazioni prima che il timer arrivi a zero, costringendoci a ricominciare daccapo. Insomma, a livello di logica la sfida è assicurata.
Tenete presente, inoltre, che alcune delle note scritte sparpagliate per tutto il gioco non avranno solo la funzione di svelare la trama, ma conterranno anche indispensabili indizi per risolvere i rompicapi.
Diverso è il discorso per i nemici, che hanno una AI davvero risibile: sfruttando la griglia di gioco e le giuste armi e abilità, non sarà difficile far fuori molti di loro senza subire neanche un danno! Salvate spesso e non avrete alcun problema. La difficoltà del gioco, comunque, può essere impostata su cinque livelli, ma questo non risolve il problema principale: se infatti i combattimenti coi nemici possono diventare più o meno impegnativi, non c’è modo di modificare la difficoltà dei puzzle.
I comandi sono responsivi e intuitivi, anche per chi, come me, non è abituato alle mappe grid-based.

Proprio le mappe e il design dei livelli sono tra gli elementi che ho apprezzato di più: le mappe sono sempre diverse, i livelli vari, e, in ognuno di loro, ci sono almeno due o tre aree segrete che non compaiono sulla mappa. Se vi piace fare un po’ di pixel hunt (e no, a me non piace!) avrete modo di divertirvi parecchio…
Se il concept del gameplay si rifà ad alcuni capisaldi del genere videoludico, come Dungeon Master, la serie di Eye of the Beholder o il più recente Legend of Grimrock, l’ambientazione non è da meno, e prende a sua volta spunto da ambientazioni steampunk videoludiche classiche, come le serie di BioShock e Fallout.
La grafica è volutamente “ruvida” e rétro, scelta assolutamente appropriata. Il comparto audio non si segnala per particolare originalità, ma fa il suo dovere; e proprio quando vi sarete abituati alle musichette cupe e inquietanti, mescolate al gocciolio costante dell’acqua e al ritmo cadenzato dei passi per i corridoi di metallo, ecco che la colonna sonora si caricherà di stridori di stampo industriale capaci di far schizzare la tensione alle stelle, preannunciando l’arrivo di… No, niente spoiler.
Colonna sonora e sottotitoli sono disponibili in molte lingue, ma non in italiano; questo non è un problema, dal momento che, se conoscete un po’ d’inglese, riuscirete a seguire la storia senza troppe difficoltà.

In conclusione, un’ambientazione scelta bene e realizzata ancor meglio e un gameplay divertente e funzionale vengono in soccorso a una storia che, pur essendo curata nei dettagli, non brilla per originalità. Il risultato è un gioco che non si accontenta di raggiungere la sufficienza, e riesce infatti ad agguantare una promozione… Quasi a pieni voti! Personalmente ritengo che questo gioco possa piacere, trasversalmente, a tutte le categorie di giocatori, da quelli più casual a quelli più hardcore, dagli amanti dei rompicapi a coloro che amano distruggere nemici e oggetti a testa bassa. Il prezzo può sembrare alto a prima vista, ma credetemi: questo gioco saprà regalarvi diverse ore molto coinvolgenti!
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