Pubblicato il 08/03/16 da Neko Polpo

Shardlight – Distopia in verde

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Verde. Come, per l’occasione, il logo di Wadjet Eye Games che sfuma nel menu di gioco. Delle schegge di vetro verde ondeggiano, appese al ramo di un albero, recando le voci del menu. Sullo sfondo, una città devastata. È il consueto scenario post apocalittico.

Ecco da dove viene il titolo del gioco, come precisato anche scoprire nel commento audio.
Ecco da dove viene il titolo del gioco, come precisato anche nel commento audio.

In seguito allo scoppio della bomba vent’anni fa, la popolazione in miseria è costretta ad accettare dei lavori pericolosi per ottenere, in cambio della prestazione, un biglietto per la lotteria che assegna ad ogni estrazione una dose di vaccino contro una malattia incurabile, il Green Lung. In ogni luogo pubblico, all’aperto, la lotteria ci viene ricordata costantemente dagli altoparlanti che trasmettono incessantemente messaggi di pubblica utilità, talvolta sovrapponendosi malamente ai dialoghi del gioco, e non è possibile regolare i volumi di voci, musica e effetti sonori, che, tranne per quest’eccezione, sono generalmente bilanciati bene.

In questo clima di povertà c’è però chi se la passa bene ed è l’Aristocrazia. Figuri imparruccati vestiti come nel XVIII secolo e con nomi di imperatori romani sono a capo dei Ministeri e governano la città di Shardlight. L’ambientazione è un mix di cose già viste innumerevoli volte, da Fallout, esplicitamente citato dagli autori, a 1984, passando per i poster di propaganda di regimi realmente esistiti. Un bignamino della distopia pop frullato e servito, ma senza risultare pesante e, anzi, che contribuisce ad uno scenario solidamente costruito tra l’impatto grafico degli ambienti e la scrittura.

Shardlight market
La folla del mercato, con tantissimi personaggi diversi in fisionomia, denota la cura nella realizzazione. Peccato per le animazioni delle camminate.

Quella che è meno solida è la vicenda impiantata in questo mondo: un po’ come nel caso del Titanic di Cameron, la storia principale è piuttosto debole e le righe di dialogo recitate splendidamente dai doppiatori non riescono a salvare dalle banalità. In particolare la protagonista veleggia tra l’ingenuo e il tonto, e non possiamo fare altro che assistere impotenti ad alcune sue scellerate azioni che ci fanno rimpiangere quei giochi recenti che permettono al giocatore di effettuare delle scelte. Nel gioco ci sono, a dire il vero, dei momenti in cui si è chiamati a scegliere, influenzando gli eventi immediatamente successivi, ma sono pochi e non coinvolgono delle scelte importanti, nelle quali il giocatore è come tagliato fuori e, proprio in quei momenti, spicca l’assurdità di quanto avviene sullo schermo.

Anche gli altri personaggi agiscono spesso in modo irrazionale, da fumetto d’azione più che da dramma, creando uno stridore con l’atmosfera seria e impegnata che il gioco riesce a costruire. Del resto Amy Wellard, la protagonista, usa spesso un tono con sfumature ironiche, come un Indy, che sommandosi al suo agire sciocco e a delle motivazioni che restano sempre in superficie, va ad influire sulla bontà percepita della scrittura tutta e sul coinvolgimento del giocatore a livello emotivo nella vicenda.

Shardlight puzzle che non ha senso di stare in un'avventura grafica
Per fortuna ci sono solo un paio di puzzle di questo tipo.

L’impianto dell’avventura è estremamente classico e asciutto: inventario a scomparsa in alto, tasto sinistro per interagire, tasto destro per esaminare. Sono presenti enigmi che prevedono il combinare oggetti dell’inventario, oltre ovviamente a quelli in cui bisogna usare un oggetto su un elemento dello scenario o dare l’oggetto ad un personaggio. Ci sono anche, in misura minima, quegli enigmi che spezzano la sospensione dell’incredulità facendo fare cose del tutto assurde come risolvere un cubo di Rubik per aprire una porta (no, non è in questo gioco ma ci siamo capiti), ma sono abbastanza semplici da non fare troppi danni, come del resto tutti gli altri enigmi presenti.

La facilità del gioco è data anche dal fatto che durante i dialoghi i personaggi vi daranno molto spesso degli hint su come agire, mancano solo le frecce neon stile Las Vegas per rendere più lineare l’esperienza. Non essendoci l’opzione che permette di rendere visibili tutti gli hotspot talvolta si potrà faticare a completare un passaggio, ma grazie al fatto che dalla mappa vengono eliminate le location inutili al momento e che in realtà non c’è un vero e proprio pixel hunting in questi ambienti con pochissimi hotspot, basterà fare un rapido giro per il mondo per recuperare quell’oggetto che ci mancava o parlare di nuovo con tutti i personaggi e superare quindi l’ostacolo.

La mappa della città con 4 location disponibili. Notare che in realtà le due che formano il mercato avrebbero benissimo potuto essere una sola.
La mappa della città con 4 location disponibili. In realtà le due che formano il mercato avrebbero benissimo potuto essere una sola.

Per la difficoltà bassa il gioco è indicato anche per i novizi del punta e clicca, esclusi bambini e persone impressionabili, a causa delle numerose scene gore presenti soprattutto nella seconda parte. Il titolo è consigliato agli appassionati di avventure grafiche che riescono a passare sopra alla superficialità della trama e non cercano particolari novità ma una grande cura sotto ogni aspetto, come evidenziato dalle riflessioni presenti nei commenti audio di Gilbert (stavolta solo produttore), Gonzalez (design), Chandler (grafica, insieme a Ivan Ulyanov che si è occupato dei ritratti) e Chambers (musiche).

Il gioco è acquistabile su Steam, GOG.com e sul sito di Wadjet Eye.
Attenzione, comunque, che il gioco non è in italiano e non si hanno notizie di una futura localizzazione italiana.

SHARDLIGHT POLIPI: bechdel test oro, commento audio bronzo

  • Gameplay classico
  • Ambientazione affascinante
  • Pixel art di alto livello
  • Ottimo doppiaggio

 

  • Gameplay classico
  • Banalità
  • Azioni illogiche dei personaggi
  • Le animazioni delle camminate

NekoPolpo - Biografia

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