Pubblicato il 25/06/25 da Luca Dedei

Pipistrello and the Cursed Yoyo – Recensione

Un omaggio al GBA, con un'anima propria
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Mentre stavamo guardando i vari titoli in uscita in questo periodo, mi è saltato all’occhio la copertina di Pipistrello and the Cursed Yoyo, per via di un solido stile cartoonesco e colorato ma soprattutto per il suo buffo nome, che non nascondiamo essere stato il centro di molte battute nel gruppo chat della redazione.

Ovviamente questo non vuol dire che decidiamo i giochi solo da quanto ci fa ridere un nome… almeno, non sempre, perché anche la sua presentazione aveva colto nettamente la mia attenzione.

Pipistrello and the Cursed Yoyo – Un gioco nel gioco

Sviluppato da Pocket Trap, il gioco si presenta come una lode a i titoli portatili dei primi anni 2000, in particolare quelli del GBA. Questo avviene in maniera così esorbitante da avere una vera e propria console presente all’interno del gioco. Già dall’avvio possiamo vedere come davanti a noi si mostra un piccolo dispositivo portatile renderizzato in 3D e il gioco si rileva così essere proprio una cartuccia che viene inserita al termine del caricamento, facendo sì che il giocatore interagirà per tutto il tempo attraverso la console per giocare.

Questa infatti, che potrà avere l’aspetto di una console originale, il Pocket Trap Game System, oppure una versione molto simile al Game Boy Advance, chiamato Pocket Trap Advance, non mancherà non solo di una funzione per poterla ruotare durante il gioco per il puro gusto di farlo, ma anche di un’assurda quantità di impostazioni e dettagli: il tipo di console (potendola anche rimuovere), la vicinanza dello schermo e dunque la dimensione della finestra di gioco, la densità dei pixel e persino la possibilità non solo di avere un filtro per simulare uno schermo lcd (separato dall’impostazione della console), in modo tale da avere più fedeltà e chiarezza visiva possibile, ma anche la presenza di qualche piccola scheggiatura, taglio o persino pixel morti per aumentare ancora di più la quantità di dettagli e realismo della questione, cosa che non ha potuto far altro che portarmi un gigantesco sorriso sulla faccia.

Infine, parlando sempre di impostazioni, oltre ad avere una modalità per chi usa il controller Dualsense di emulare il click dei dorsali delle console portatili con i grilletti, il gioco sarà anche customizzabile nella sua difficoltà permettendo di manovrare diversi dettagli della nostra esperienza per allinearla al nostro gusto e al nostro stile di gioco.

Pipistrello and the Cursed Yoyo – Ma il gioco in sè?

Passando dunque al gioco effettivo e non alla sua estetica esterna, Pipistrello and the Cursed Yoyo è un titolo Action Adventure chiamato scherzosamente “Yoyovania” e che prende molta ispirazione dai giochi di quel periodo, raccontando la storia di Pippit, giovane rampollo della famiglia Pipistrello, nella sua avventura per restituire il corpo a sua zia, la Madama Pipistrello a capo dell’impero economico delle Pipistrello Industries, dopo che questa è stata attaccata da 4 imprenditori con una macchina risucchia anime, incastrandola però, con l’intervento di Pippit, nel suo yo-yo.

Con una struttura a schermate in visuale dall’alto e dall’estetica ovviamente in pixel art 16 bit, il gioco ci permette di esplorare una grande metropoli ricca di segreti, minigiochi ed attività per potenziarci e divertirci in diversi modi mentre andiamo a riprendere le batterie della macchina risucchia anime dalle aziende degli antagonisti, scoprendo piano piano il loro ruolo nella società e come la stanno lentamente distruggendo.

Un po’ di critica sociale, un po’ di satira leggera ma soprattutto una gigantesca varietà di dialoghi e di gameplay. Il combattimento con lo yo-yo, utilizzabile anche per platforming ed enigmi, avrà una continua evoluzione durante il corso della partita tramite tecniche aggiuntive, spille in stile metroidvania e potenziamenti fissi che seguono una regola piuttosto particolare.

Infatti, tramite la cugina Pepita potremo sbloccare potenziamenti permanenti, al costo però di un debito. A ogni potenziamento infatti non equivarrà un prezzo da consegnare direttamente, ma ci verrà detratto il 50% dei soldi che raccoglieremo successivamente alla selezione finché non raggiungeremo la quota prevista, mentre nel frattempo avremo anche diversi malus come la riduzione punti vita, attacco o slot spille. Un’idea piuttosto simpatica che dà un po’ di varietà e difficoltà nelle scelte durante la partita: rimanere indietro con i potenziamenti, ma avere più soldi per acquistare spille dal cugino Pippo oppure da tenere da parte per avere più tentativi nei livelli, oppure investire su più potenziamenti possibile, rischiando però di essere sempre in debito con dei debuff?

Anche le boss fight sono piuttosto uniche tra loro.

Una domanda piuttosto complessa, siccome la grossa varietà di situazioni, sia secondarie che principali, ci metteranno davanti a sfide sempre più difficili, sia per quanto riguarda gli enigmi che i combattimenti e le sezioni di platforming. Tutto ruota unicamente intorno al nostro yo-yo, come detto prima, e la grande inventiva degli sviluppatori ha fatto sì che solo con questo strumento saremo in grado di svolgere un sacco di tecniche diverse, arrivando così a presentarci meccaniche nuove anche nell’ultimo livello, con un livello di difficoltà tale da richiede una sequenza di salti precisissimi, alternandoci tra praticamente tutti i tipi di movimento appresi durante il gioco.

Ovviamente poi non mancano i collezionabili, sotto forma di frammenti di rose e di slot per spille che, una volta raccolte il numero necessario, aumenteranno i nostri cuori o i nostri slot. Questi saranno sparpagliati in giro per la mappa e richiederanno il completamento di missioni secondarie, vari trick con lo yo-yo o semplicemente un po’ di sano backtracking tipico di questo genere di giochi.

Conclusione – Non un semplice omaggio

Con un mondo piuttosto vivo dallo stile unico e delle meccaniche che prendono a piene mani dal repertorio dei titoli GBA, Pipistrello and the Cursed Yoyo nella realtà dei fatti riesce perfettamente a rimescolarne dinamiche e meccaniche per avere una vita propria.

Se prendessimo questo gioco e togliessimo tutta la gimmick della console portatile renderizzata e la grafica in pixel art, quello che rimane è comunque un titolo solidissimo, in grado di offrire un’esperienza completa che non vive unicamente di riferimenti e richiami. Con una durata piuttosto discreta se si vuole fare tutto, cosa che ne giustifica il prezzo di circa 20 euro, il titolo non risulta mai ripetitivo grazie a una buona varietà di gameplay, attività secondarie e backtracking remunerativo, oltre che ai suoi dialoghi leggeri con però una piuttosto forte critica sociale.

Anche qui l’Artist Alley è bistrattata

Forse l’unico problema del gioco che ho riscontrato è la presenza di alcune sezioni pesanti a livello tecnico, risultando in alcuni stutter, cosa molto strana data la natura semplice del gioco e che sospetto essere causato da un leggero memory leak dopo lunghe sessioni di gioco. Per il resto da come avrete letto, il gioco rimane un’esperienza piuttosto carina sia per gli amanti delle vecchie console portatili in 16 bit che non.

  • Console portatile renderizzata e funzionante
  • Molte impostazioni estetiche
  • Gameplay mai ripetitivo
  • Boss fight molto interessanti
  • Interessante meccanica di potenziamento
  • Trama semplice ed efficace
  • Dialoghi esilaranti con un pizzico di critica sociale

 

  • Stutter in alcune sezioni
  • Possibile presenza di memory leak

Kimer - Biografia

Un semplice Nessuno, videogiocatore di periferia. Nato durante la Bizarre Summer e cresciuto nella provincia di Milano in una relazione praticamente simbiotica con i videogiochi.

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