Sono passati sei anni: Sei anni in cui in cui l’attesa per Hollow Knight: Silksong è rimasta viva e costante e ricca di meme: Sei anni di hype e silenzio, di speculazioni e domande, e finalmente Team Cherry ci riconsegna un mondo che sa di casa, di nostalgico, ma nuovo, più grande, più misterioso. L’esplosione al lancio era inevitabile: milioni di appassionati, record su Steam, server che esplodono, l’odore di biancheria pulita e la voglia assoluta scoprire Pharloom tutta d’un fiato. Sei anni di sviluppo che, raccontati dalla cura maniacale di Team Cherry, si mostrano nel loro splendore.
Trama e atmosfera
In Hollow Knight: Silksong non vestiremo più i panni del cavaliere, ma quelli di Hornet, la principessa del regno di Nidosacro, figlia dell’Uroverme e delle Tessitrici. Rapita da strani e religiosi insetti si ritroverà ad affrontare un viaggio attraverso un regno sconosciuto dove templi di tessitrici abbandonati, fili di seta e pellegrini si intrecciano per formare una narrazione fatta di luce, speranze e decadenza. Niente linee dritte: la trama si dipana a piccoli passi, scoperte e dettagli, in un labirinto che porterà a fare tanto backtracking per scoprire nuovi dettagli e cercare potenziamenti, lasciando al giocatore il compito di mettere insieme i pezzi e di perdersi nell’esplorazione.
Gameplay: la rivoluzione della seta
Hollow Knight: Silksong si fa subito notare per la sua anima Metroidvania potenziata rispetto al suo predecessore. Hornet si muove in modo acrobatico, con una fluidità sorprendente che spinge a sfruttare salti e attacchi rapidi, dash aerei, parate e contrattacchi. Dimenticate la lentezza del Cavaliere: qui il ritmo è serrato, la verticalità delle mappe si usa per attaccare i nemici anche da piattaforme diverse. È proprio questa mobilità a rendere i combattimenti più frenetici e meno prevedibili, ma non meno infami.
Ma non è solo un discorso di movimento. Le vere aggiunte sono tante e tutte lasciano il segno:
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Le Silk Skills ampliano la strategia: Hornet può sfruttare attacchi speciali, parate, colpi che consumano la barra di seta, da gestire con attenzione per non ritrovarsi scoperti nei momenti peggiori.
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Il sistema di cura viene rivoluzionato: ora Hornet può curarsi di tre PF istantaneamente, anche in aria, usando un rocchetto completo di seta in un colpo solo.
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C’è il crafting: strumenti e armi si costruiscono e migliorano raccogliendo materiali e sfidando i nemici, permettendo un livello di personalizzazione maggiore, grazie alle diverse build disponibili e rafforzando ancora di più la necessità di esplorare ogni angolo del regno.
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La possibilità di parare e riflettere i proiettili aggiunge una nuova dimensione strategica, decisiva soprattutto contro boss e mob house pieni di attacchi a distanza.
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Arrivano finalmente le side quest: si parla di ricerche, cacce, esplorazioni e obiettivi extra, molte dedicate agli NPC incontrati lungo il percorso. Un sistema pensato per rendere ancora più completa e immersiva l’avventura, permettendo al giocatore di scoprire storie, poteri, elementi di lore aggiuntiva.
- Gli emblemi, che non solo sanciranno il numero di spille applicabili alla nostra Hornet, ma varieranno il moveset del personaggio, lasciando ampio margine di personalizzazione (banalmente il colpo diagonale che torna ad essere verso il basso come con il cavaliere)
- Le zone di platforming, qui presenti più che mai, che metteranno a dura prova le abilità dei giocatore (a che serve un path of pain, quando ne puoi avere tanti e più piccoli?)
A tutto questo si aggiunge una difficoltà che sale rapidamente, già dai primi colpi: nemici base e boss spesso infliggono danno doppio, molte combo vi metteranno alle corde e accumulare grani può diventare una vera e propria sfida. Sì, bisogna prepararsi a sudare, ma la soddisfazione, quando arriva, ripaga ogni sforzo.
Considerata la prima patch ricevuta negli scorsi giorni, ad oggi l’esperienza di Silksong appare estremamente divertente, sfidante ma spesso sbilanciata, con elementi che richiederanno delle rifiniture nel tempo, ma che sono certo non andranno ad intaccare l’esperienza generale del gioco come seguito di Hollow Knight.
Direzione artistica e sonoro
Silksong è una favola oscura, pura magia a ogni schermata. L’art direction eleva lo stile del primo Hollow Knight: ogni scenario brilla, ogni dettaglio racconta un pezzo di storia, la luce e l’audio giocano un ruolo attivo nell’immersione. Tanti i dettagli che rendono magico questo titolo, come l’eco della voce di Hornet tra le caverne, o il rumble del controller per le gocce di pioggia che cadono sulla protagonista, una raffinatezza che fa la differenza. La colonna sonora torna ad avvolgere, accompagnando l’esplorazione e donando tensione e rilassatezza a seconda dei momenti—una cornice che abbraccia senza mai soffocare (se come me avrete aumentato il volume dalle opzioni, se no, dimenticatevene)
Considerazioni finali
Hollow Knight: Silksong è il sequel che aspettavamo con ansia, e per fortuna mantiene (anzi, supera) molte delle promesse fatte in questi anni. La sfida è severa, il percorso arduo: serve avere pazienza, costanza e voglia di migliorarsi ad ogni piccola morte. Non è il primo Metroidvania che consiglierei a chi vuole semplicemente entrare nel genere, ma se avete amato Hollow Knight e cercate una vera seconda casa, questa è un’esperienza che merita tempo e dedizione.
Tuttavia, lungi dall’essere ancora una esperienza perfetta, tante le piccole sbavature che possono inficiare l’esperienza del giocatore, tanti gli elementi che possono causare frustrazione, ma sono certo che come avvenuto col primo titolo, Team Cherry sarà in grado di smussare gli angoli e trovare la quadra perfetta.
Silksong non perdona chi cerca una passeggiata, ma regala soddisfazioni enormi a chi non si arrende e vuole scoprire ogni mistero nascosto nelle pieghe di Pharloom. Se la vostra idea di avventura è mettervi alla prova, esplorare, rischiare e rinascere—questo è il gioco che dovete vivere. Ed è impossibile non consigliarlo a chi ha amato il primo episodio: sarete a casa, ma in un modo tutto nuovo, sorprendente e splendidamente spietato.
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