Quanto uscì il Greenlight Bundle 12 di Groupees, sia Gabriele che Federica puntarono Synonymy, lui per una recensione e lei per un Appunto di Viaggio. Non riuscendo a trovare un accordo sulle tempistiche, alla fine decisero di parlare entrambi del gioco, ma in un modo tutto particolare: attraverso delle mail. Dal 4 novembre, data di invio della prima mail, al 13 novembre, si sono scambiati opinioni e idee sul gioco, tenendo conto anche degli aspetti tecnici e delle novità che lo riguardano.
Ora vi propongono il risultato di questo scambio “epistolare”, con la speranza di ripetere l’esperimento e di veder presto realizzati i propositi dello sviluppatore del gioco.
Cara Federica,
è possibile che sia tutto collegato? Che i confini abituali tra le cose diventino più sfumati o addirittura spariscano? È possibile che il tutto sia in fondo riconducibile al nulla?
Sono stato “costretto” (e che bella costrizione, quella ludica) a pormi queste domande da un piccolo, interessantissimo esperimento: Synonymy, di Christopher Cinq-Mars Jarvis. Il gioco in questione è un puzzle testuale che si basa, come lascia intuire il titolo, sui sinonimi. Si è chiamati a trovare i percorsi che conducono dalla parola “importante” a “vago”, attraverso i sinonimi della parola iniziale. Capita così di trovarsi davanti a termini che paiono addirittura contrapposti, opposti, ma un percorso c’è sempre, una strada è sempre possibile, i collegamenti esistono comunque. L’obiettivo è quello di ottenere un punteggio alto, collegando velocemente il minor numero possibile di parole.
Ma il fascino di questa esperienza va oltre il punteggio, che pure costituisce uno stimolo non da poco ad accumulare con piacere tentativi su tentativi… C’è una componente di curiosità quasi morbosa nell’esplorazione di questo mondo che si sviluppa come una rete, tra nodi-parole che costituiscono centri di smistamento verso altre parole, e così via. Talvolta ci si lascia trasportare dalla corrente di possibili “link” e ci si dimentica completamente del punteggio: rimane il fascino della scoperta matematica, che nella sua limpidissima razionalità compie il miracolo: dal tutto si passa davvero al nulla. Perché sono collegati da sinonimi. Sono la stessa cosa (è davvero così? Tu che ne pensi? E poi, il fatto che, in fondo, tra la parola iniziale e quella finale ci sia una catena di sinonimi rende automaticamente le due parole sinonimi?).
In tutto questo, il “collegamento” più immediato che mi viene da proporre è forse quello con i “sei gradi di separazione“: l’esperimento di Milgram, nel 1967, ha dimostrato che la distanza tra due persone (due soggetti che non hanno mai avuto contatti diretti) è di circa sei passaggi. Due soggetti qualsiasi sono separati soltanto da sei persone diverse, e questo a prescindere dalla grandezza del sistema di riferimento. Mi sembra che Synonymy lavori nello stesso modo, ma con le parole…
Tu che ne pensi? Come hai vissuto questa esperienza?
A presto,
Gabriele
Caro Gabriele,
Quel che dici mi fa pensare a un fondamento della geometria euclidea secondo cui per un punto passano infinite rette e una retta è una serie infinita di punti. In rapporto a questo gioco una simile regola diventa un concetto enorme: non si tratterebbe più di capire se due parole sono sinonimi o meno, bensì del fatto che i concetti non sono isolati e chiusi in sè stessi e categorizzare la realtà rende monca e superficiale la percezione della realtà stessa. Ci sono, come dici, dei nodi-parole, ma i collegamenti tra essi non annullano il significato o l’utilità di così tante parole differenti, bensì arricchiscono il linguaggio di sfumature particolari e specifiche che rendono l’espressione del pensiero più precisa e variegata insieme. Non mi trovi, poi, d’accordo col fatto che se due parole sono collegate da sinonimi siano sinonimi: c’è di certo una relazione tra loro, che si instaura attraverso le piccole variazioni di significato lungo la catena di sinonimi riguardanti vari ambiti di conoscenza ed esperienza. Ad esempio tra “stir” (che ha una moltitudine di significati totalmente diversi tra loro) e “naturalize” non c’è un immediato collegamento, ma il gioco ti dice che è possibile crearlo con due sole parole (o magari con una singola, “jail“, stiracchiando molto i significati di “naturalize”…).
Sarebbe bello e utile se questo gioco venisse tradotto in tutte le lingue possibili (è un’impresa titanica, lo so) e venisse utilizzato nelle scuole e nelle università per rendere più consapevoli sia gli insegnati che gli studenti e gli scolari di quanto una lingua possa essere complessa.
Tu che ne pensi? Può diventare uno strumento utile in questo senso?
Saluti,
Federica
P.S. il gioco continua a fare i capricci e non riesco a finire una singola partita, nè in singleplayer nè in multiplayer. (Ah, per quest’ultimo basta passare il proprio codice al giocatore che si vuole sfidare: per ottenerlo bisogna tenere piggiato il tasto sinistro del mouse su “new game” nel menù.)
Cara Federica,
sulla “cristallizzazione” del reale mi trovi estremamente d’accordo. Proprio per questo sostenevo la convergenza dei termini opposti in un “unicum”: spesso, come dici tu, si tende a vedere la realtà come se fosse a compartimenti stagni. Synonymy ti obbliga a rendere mobile il pensiero, a non creare classi e categorie precostituite per “ingabbiare” la realtà. Concordo con te sul fatto che i significati non vengano annullati ma, a mio avviso, è come se fossero “sotto vuoto”: i termini vengono isolati, decontestualizzati e presentati nella loro molteplicità, quasi a creare un sistema fluido di interconnessioni. Un sistema non più statico, non più rigido, finalmente vitale. La mia ipotesi di “sinonimizzazione” totale è un’opzione un po’ estrema, certo, ma quello che mi premeva sottolineare è il senso di vicinanza tra cose apparentemente distanti che ho provato giocando. Le parole (e dunque le cose? In che misura le parole corrispondono e rap-presentano le cose? Si apre così un discorso troppo ampio, non affrontabile in questa sede, sul linguaggio come convenzione…) sono più vicine tra di loro, e in qualche modo le contraddizioni si attenuano… Forse per questo giocare a Synonymy riesce a tranquillizzare…
Per quanto riguarda la funziona didattica, credo che Synonymy sia perfetto per questo scopo di apprendimento e studio “linguistico” (e mi viene da pensare a un altro recente titolo, con uno scopo dichiaratamente educativo nel campo delle lingue, ovvero Influent, di Rob Howland). Ma c’è un altro aspetto che potrebbe essere importante, didatticamente parlando: quello dello studio delle reti, come ti ho già accennato, e del digitale. Nel mondo “virtuale” in cui viviamo quotidianamente, i nostri rapporti funzionano un po’ come in Synonymy, con l’effetto di una paradossale, magnifica vicinanza tra soggetti distanti centinaia, migliaia di chilometri. Mi sembra che Synonymy richiami addirittura una delle possibili “mappe” di Internet, e lo si capisce osservando con attenzione le immagini astratte che fanno da sfondo durante ogni partita. Tu che ne pensi? Quest’opera potrebbe insegnarci qualcosa di più sulle nostre relazioni con il mondo digitale? Potrebbe farci comprendere meglio la struttura del nostro mondo parallelo, quello “virtuale”?
Parlando del lato prettamente tecnico della produzione, ho apprezzato particolarmente la componente “sonora”: tutta l’esperienza è accompagnata da accordi creati dal giocatore stesso con i suoi “spostamenti” (all’interno del vocabolario virtuale di Synonymy), con diverse gradazioni che permettono di comprendere quale sia la distanza dalla parola/obiettivo finale. Hai riscontrato anche tu questi elementi?
P.S.: ho controllato e il sistema operativo Windows 7 è supportato, come anche Windows 8, iOS, Android e Mac. Le richieste hardware sono veramente esigue, e sinceramente non so da dove possa nascere il tuo problema tecnico. Ti consiglierei di reinstallare il gioco e controllare se ti dà nuovamente lo stesso problema. Fammi sapere!
Caro Gabriele,
ti chiedo scusa per il ritardo con cui ti invio questa mia.
Sì, certo! La fluidità e la mancanza di confini concettuali in Synonymy potrebbero essere un ottimo esempio di come funziona la rete di internet. Alcuni sociologi ci mettono in guardia dalla “selettività” che è possibile attuare in una rete virtuale, escludendo alcuni utenti da determinati contenuti o addirittura dalla propria vita, ma in realtà è molto più plausibile che ciò succeda nella realtà che viviamo ogni giorno. Ecco, Synonymy potrebbe offrire una chiave di lettura differente sul mondo e sul modo di conoscerlo, e aiutarci a comprendere meglio ed accettare la mancanza di confini in entrambi i mondi, rendendo idealmente più semplice a tutti arrivare ovunque e conoscere qualsiasi cosa, educando parallelamente le persone a rapportarsi in tutta sicurezza e responsabilità con due mondi che si compenetrano e indeboliscono i pochi confini che ancora persistono.
Il fatto che ora noi stiamo parlando in questi termini di un gioco, tirando in ballo geometrie, reti, chiavi di lettura della realtà ed esperimenti sociologici, è emblematico e inquietante insieme. Non vorrei spingermi troppo oltre nell’affermare che senza la mancanza di confini tipica della rete virtuale non avremmo potuto mettere le mani su Synonymy nè conoscerlo e imbarcarci in questa conversazione a distanza (sempre sull’internet), coinvolgendo cose e concetti che non avrei creduto possibile leggere in una catena di sinonimi. Bhè, sì, hai ragione anche su questo: giocare Synonymy un pò tranquillizza, perchè è un pò una metafora di qualcosa di indefinibilmente infinito di cui anche noi facciamo parte.
A proposito della musica, ho notato che a fianco alla parola a cui si deve arrivare ci sono dei puntini: se ci si clicca su si ottengono varie serie di sinonimi, via via sempre più “distanti”, e man mano che ci si allontana dai significati più stretti le note diventano più acute. Purtroppo non ho un un orecchio abbastanza fino per cogliere suoni ascendenti o discendenti non posti in sequenza…
P.S.: non son riuscita a risolvere il problema, ma penso che non sia un ostacolo: non mi importa del punteggio se il gioco in sé offre opportunità che vanno oltre il gioco stesso.
Cara Federica,
concordo pienamente con tutto ciò che scrivi… È un gioco a farci ragionare su tutte queste cose perché in fondo giocare è un modo fantastico per conoscere il mondo. I mondi. Quelli che, come notavi tu, si compenetrano e si incontrano. Ed è un videogioco ad avvicinarli ancora di più. Ragioniamo un attimo sui sinonimi, partendo dalla parola “rete”, intesa come rete sociale, oppure di contatti, di vocaboli… Ecco, uno dei sinonimi di “rete”, stando al dizionario Treccani, è “retina” (due parole che condividono anche la stessa radice!). Dunque la rete è intimamente legata alla “vista” (al modo di vedere le cose): e così si ritorna al “video”-gioco.
A proposito di vista, è interessante notare la semplicità, la chiarezza razionale che caratterizza la grafica di Synonymy. È affascinante che l’estrema fluidità di cui abbiamo parlato venga rappresentata perfettamente da un’impalcatura visiva razionale e logica, “schematica” ed “essenzializzata” (che arriva all’essenza? Si può arrivare a comprendere meglio la realtà attraverso l’astrazione cui accennavamo in precedenza?), non trovi?
P.S.: effettivamente il punteggio è secondario. In fondo l’interazione esiste anche senza punteggi. E Synonymy è un’esperienza fantastica, al di là delle classifiche.
Caro Gabriele,
È vero, siamo talmente affascinati dalle implicazioni di Synonymy da aver perso di vista il fatto che è un gioco. Buffo…
Sì, ha un’interfaccia schematica ed essenziale, ma è perfetta così perchè non c’è bisogno di particolari orpelli quando si parla di una simile esperienza ludico-teoretica: basta soltanto che i legami tra i concetti siano fluidi, anche visivamente, con quello scorrimento così elegante tra i gruppi di parole selezionabili e le lettere che si sovrappongono leggermente, delicatamente colorate per creare un piccolo contrasto tra esse e con lo schermo scuro sullo sfondo (quello stesso schermo che contiene una fantasia simile all’internet map, come hai fatto notare tu). Questa scelta grafica in Synonymy consente, penso, di concentrarsi sulle parole riposando anche un pò la vista e la mente, visto che si ha tutto il tempo che si vuole per analizzare i significati e scegliere il collegamento seguente, con calma e con una certa consapevolezza. A questo proposito, c’è un’altra cosa di cui ci siamo scordati: Synonymy dà anche la possibilità di esplorare a fondo ogni concetto, dando la definizione completa della parola a cui si deve trovare un collegamento.
Devo ora comunicarti una cosa sensazionale che ho appena scoperto: lo sviluppatore di Synonymy vorrebbe farne una seconda versione con più lingue differenti, in cui sarà possibile collegare tra di loro le parole delle varie lingue. È il livello più alto che speravo questo gioco raggiungesse, e allarga ulteriormente la visione di ciò di cui abbiamo parlato sin’ora! Ah, lancerà una campagna Kickstarter, sarebbe interessante intervistarlo a proposito 😉
P.S.: Sai, dopo tutti questi discorsi ho una curiosità per una cosa che c’entra relativamente col gioco: sulla pagina Facebook di Synonymy lo sviluppatore trascrive esclusivamente le partite giocate. Perchè, secondo te?
Cara Federica,
hai ragione, Synonymy è piuttosto rilassante e decisamente completo. Anche il sistema di controllo risulta semplice e comodissimo da utilizzare: è possibile sfogliare le varie pagine di sinonimi con un semplice clic, oppure con le frecce direzionali (oltre che con A e D della consueta configurazione WASD). Sarebbe bello poter utilizzare solamente la tastiera per giocare (magari assegnando a ciascuna parola, tra le quattro presenti in ogni pagina, un numero), in modo da rendere ancora più facile e veloce la “navigazione” all’interno del vocabolario virtuale di Synonymy. Comunque non vedo l’ora di provare la versione “completa” del gioco! E penso anche che un’intervista sia d’obbligo!
P.S.: trovo l’idea dei post su Facebook semplicemente geniale. Si sfrutta il concetto della “classifica” dei risultati e lo si trasferisce sulla bacheca di un social network. Inoltre non viene riportato il punteggio, ma la successione di parole che ha portato a un determinato vocabolo…
Caro Gabriele,
Synonymy uscirà su Steam il 20 novembre, salvo modifiche…
Spero riceva una buona accoglienza dai giocatori, e che la campagna Kickstarter del prossimo capitolo vada bene.
Ora torno a giocare, in attesa dell’uscita!
A presto 🙂