La reliquia del passato torna a splendere?
Negli anni ‘90, Tomb Raider non era solo un gioco: era un fenomeno; Lara Croft divenne l’icona di un’epoca in cui il 3D iniziava a prendere forma, tra poligoni spigolosi e movimenti calibrati al millimetro diventando involontariamente una delle varie mascotte di Playstation. Con Tomb Raider I-III Remastered, Aspyr aveva già solleticato la nostalgia, ma ora è il turno della trilogia più controversa dell’era Core Design: The Last Revelation, Chronicles e The Angel of Darkness. Nel caso voleste dare una lettura anche alla collection precedente la trovate qui
L’era Core Design in una veste (quasi) nuova
Parliamoci chiaro: Tomb Raider IV-V-VI Remastered è un’operazione che cammina sul filo del rasoio. The Last Revelation (1999) è l’ultimo grande episodio della vecchia formula: ambientazione egiziana, level design stratificato ed enigmi complessi. Un ritorno alle origini che, all’epoca, cercava di risvegliare la magia dei primi due capitoli. Chronicles (2000), invece, fu un titolo di transizione, un’antologia di episodi che Core Design dovette assemblare in fretta per colmare il vuoto dopo la (presunta) morte di Lara. Per ultimo c’è The Angel of Darkness (2003), il progetto più ambizioso, ma anche il più disastroso, affossato da problemi tecnici e da un gameplay che non riuscì mai a trovare la sua identità.
Aspyr ci riprova con lo stesso trattamento dato ai primi tre episodi: modelli migliorati, texture aggiornate, ma senza stravolgere la struttura originale. I giochi rimangono fedeli nel bene e nel male, con un piccolo extra: la possibilità di passare istantaneamente dalla grafica originale a quella rimasterizzata, un espediente sempre efficace per apprezzare il lavoro svolto.
Illuminare l’oscurità (senza esagerare)
La rimasterizzazione si nota soprattutto su Lara: il modello è più definito, con ombre e texture più dettagliate che la rendono meno spigolosa. Anche gli ambienti beneficiano del processo di ripulitura: la nebbia volumetrica pre-renderizzata di fine anni ‘90 lascia spazio a un’illuminazione più omogenea, anche se alcuni effetti atmosferici risultano fin troppo patinati, privando i livelli della loro ruvida intensità originale. È una lama a doppio taglio: i giochi appaiono più moderni, ma a volte si perde quel fascino sporco e decadente che caratterizzava la serie.
Il comparto audio, purtroppo, è un altro punto dolente: le musiche originali restano intatte, ma il mix audio non sempre è bilanciato, con alcuni effetti sonori che risultano troppo metallici o innaturali. Nulla di tragico, sia chiaro, ma per i puristi sarà un dettaglio fastidioso.
Il peso della vecchia scuola
A livello di gameplay, la trilogia remastered mantiene intatta l’essenza hardcore di Tomb Raider; i movimenti di Lara sono ancora quelli dell’epoca: pesanti, rigidi, quasi da platform strategico più che da action moderno. The Last Revelation continua a essere un’eccellente sfida, con enigmi ambientali che richiedono ragionamento e pianificazione. Chronicles soffre della sua natura episodica, con livelli che variano in maniera troppo evidente per quanto riguarda la loro qualità, coerenza e coesione. Ma il vero banco di prova è The Angel of Darkness, il gioco che più avrebbe beneficiato di una revisione più profonda.
Qui la remastered non basta: il sistema di controllo rimane legnoso, l’IA nemica è ancora ridicola, e alcune sezioni risultano frustranti come nel 2003. Un vero peccato, perché sotto la superficie grezza si poteva intravedere un’idea di Lara più matura e incentrata sulla sua narrazione. Il lavoro di Aspyr si limita a ripulire la grafica, ma senza correggere i difetti strutturali.
Nostalgia VS Modernità
Il valore di Tomb Raider IV-V-VI Remastered dipende molto dalla predisposizione del giocatore. Se siete cresciuti con questi giochi e volete rivivere l’esperienza originale con una veste grafica aggiornata, troverete pane per i vostri denti. Al contrario, se speravate in una rivisitazione più profonda che potesse limare gli spigoli del passato, potreste rimanere delusi.
L’operazione nostalgia è riuscita a metà: The Last Revelation brilla ancora come uno degli episodi più affascinanti della saga, Chronicles resta un capitolo minore con sprazzi di creatività, mentre Angel of Darkness continua a essere il figlio maledetto della serie, intrappolato tra ambizione e fallimento.
Un tuffo nel passato che, nonostante le migliorie, ci ricorda perché certi giochi sono rimasti iconici… e perché alcuni problemi non possono essere risolti con una semplice mano di vernice.
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