Olija: tra sogni e desideri
Nello stato attuale del mercato risulta estremamente difficile per un gioco indie riuscire a risaltare rispetto ai propri competitors. Specialmente quando si tratta di un gioco platform in pixel art. Che cosa ci avranno visto quelli di Devolver Digital, quindi, quando hanno deciso di pubblicare il gioco made in Skeleton Crew Studio? Probabilmente un mondo diviso tra i sogni e desideri di Lord Faraday, il protagonista di Olija.

Gameplay e comparto tecnico – Il buon level design aiuta, ma non basta
Olija, come accennavo prima, è un platform 2D con grafica pixel art, dove vestiremo i panni di Lord Faraday, alla ricerca di un modo per aiutare il suo popolo: questa cosa lo porterà, però, a perdersi nella landa di Terraphage. Le premesse sono semplici e un po’ banali, è vero, ma la storia (no spoiler!) si evolve in maniera interessante introducendo la figura di Olija, una donna che rimarrà al centro della narrazione visto il desiderio di Lord Faraday di trovarla ogni volta.
Il cuore della meccanica di gioco si può facilmente ritrovare dopo poco: Lord Faraday entra in possesso di una lancia mistica con cui stabilisce un rapporto che gli permette di richiamarla a sè o di proiettarsi verso di essa dopo averla lanciata. Questo elemento rappresenta il fulcro da cui si è dipanato l’intero gioco poiché, anche grazie ad una trama un po’ sommaria al riguardo, la lancia ricopre da subito un ruolo fin troppo importante senza una vera e propria giustificata introduzione. Ciò nonostante, grazie ad un sistema di esplorazione piuttosto semplice ed immediato come lo è quello a hub centrale – rappresentato dall’isola di Oaktide – ci ritroveremo ad esplorare svariate isole in quello che sembra essere un arcipelago corrotto da un male antichissimo che sta fagocitando la volontà delle persone.

I combattimenti che dovremo affrontare sul nostro cammino saranno rapidi e spettacolari (a volte un po’ caotici), grazie al continuo vorticare per lo schermo grazie alla nostra fidata lancia, e potremo piegare le regole classiche del gioco grazie ad un’accennatissima dinamica di crafting che ci porterà a costruire dei cappelli che potenzieranno in vari modi Lord Faraday, permettendogli di sfruttare vari poteri (da un attacco migliorato al life-stealing). Purtroppo, però, i combattimenti peccano un po’ di mancanza di ritmo e ci ritroveremo ad esplorare schermate semivuote per svariato tempo in alcuni casi: un vero peccato perché una meccanica interessante e ben pensata come quella della lancia si sarebbe prestata ad uno sfruttamento un po’ più intensivo senza che il gioco ne patisse le conseguenze… anzi!
Il buon level design aiuta, ma non basta: dopo qualche ora il peregrinare nell’arcipelago è diventato un trascinarsi un po’ assorto, cercando di inseguire Olija per riuscire a completare un altro pezzettino del puzzle della storia, ma senza un vero trasporto.
Ho molto apprezzato la direzione artistica di Olija, che secondo me riesce a rappresentare in pieno un mondo onirico, un po’ orientaleggiante ma che non ricade in nessun cliché ma che, al contrario, pare piuttosto fresco.
Anche l’audio complementa molto questa sensazione di trovarsi in una terra da sogno, grazie al linguaggio quasi biascicato ma stranamente azzeccato che, dopo poco, entra sottopelle e rende il tutto molto esotico e interessante. Gli effetti sonori, invece, sono all’altezza del compito, riuscendo a rendere i combattimenti un po’ più succosi e degni di essere combattuti fino in fondo.

Olija – Un sogno agrodolce
In definitiva, Olija è un titolo che vi offrirà più o meno una decina di ore di gioco ma che vi consiglio di non gustare tutto d’un fiato. Datevi il tempo di essere catturati dall’ambientazione, dall’oscurità che cala su Terraphage e i sentimenti di Lord Faraday. Un sogno agrodolce è Olija: una volta terminato vi renderete conto che, per quanto piacevole, le pecche descritte prima vi faranno destare con un pochino di amaro in bocca, con la sensazione di un titolo che sarebbe potuto essere molto di più.
See you, Game Cowboys!
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