Introduzone – Voglia di tornare indietro nel tempo
Oggi vi parlo di Iron Danger, l’ultima fatica di Action Squad Studios e pubblicato da Daedalic Entertainment. Iron Danger è un RPG tattico, che si basa su una meccanica di rewind per differenziarsi dai suoi competitor. In parole povere, è il Superhot dei giochi di ruolo.

Gameplay – La fiera di trial and error si chiama Iron Danger
Il gameplay, come detto, non ha particolarissime innovazioni a livello base, anzi è abbastanza scarno sotto moltissimi aspetti, ma fa della sua semplicità la sua forza; questa, in sinergia con il sistema di rewind, crea un combat system sufficientemente complesso. Dividiamo subito le cose semplici da quelle complesse. Con quelle semplici direi si possa parlare di tutto il comparto rpg, tolto il combattimento; per quelle complesse, invece si può parlare di tutto ciò che è legato al combattimento. Cosa intendo con questo? Intendo che, tolto un gran numero di consumabili, non esiste equipaggiamento o inventario. Non potendo quindi migliorare l’oggettistica a nostra disposizione, molti livelli di complessità vengono a mancare, e anche una bella fetta di quello che solitamente si trova all’interno di un titolo di genere.
È apprezzabile la buona quantità di consumabili messi a disposizione del giocatore, ma avrei preferito un sistema più completo piuttosto che quello che è arrivato. Per quanto riguarda il combat system, fortunatamente c’è una sorta di “skill tree” (alla fine delle missioni il gioco permette di scegliere una skill), cosa che permette di gestire meglio le azioni in combattimento a seconda della nostra necessità. È inutile dire che tutto si basa sulla meccanica di manipolazione temporale. Questo rewind ci permette di riprovare quante volte vogliamo un determinato combattimento nella speranza di uscirne illesi. Ci si mette un po’ a carburare, ma è assolutamente gratificante e ben pensato. In generale, mi sento di dire che a livello di gameplay la complessità arriva al punto giusto, anche se un po’ più profondo, Iron Danger, poteva esserlo.

Storia di Iron Danger – Come impalarsi su una roccia
La mia critica alla storia segue più o meno la linea di quella fatta al gameplay. Il fulcro dell’attenzione è la main quest, infatti non ci sono sidequest, cosa che in un gioco del genere mi fa un po’ storcere il naso. Sarebbe stato bello poter avere più libertà e giocare con questo sistema di combattimento anche fuori dai binari della storia principale. Il developer evidentemente ha voluto concentrare i suoi sforzi tutti in un punto, un po’ come per il combat system, forse trascurando la profondità del titolo.
Tutto sommato la storia è godibile; non è il mio genere di gioco, e nemmeno il mio genere di storia, ma l’idea che mi ha dato è quella di poter piacere al suo pubblico di riferimento senza nessun tipo di problema. Non è una storia memorabile, almeno a mio parere, ma non scade nemmeno nella totale banalità. Anche solo il fatto che ci si va a impalare nei primi cinque minuti di gioco lo rende meglio del solito brodo visto nel genere.

Compato tecnico
Il gioco sotto il mio patrocinio si è comportato bene. Non mi ha dato particolari problemi, e nemmeno me ne aspettavo. Si presenta molto bene per lo stile che è stato scelto e la stessa cosa vale per l’audio. Si vede che a livello di presentazione si è prestata una buona cura.
Conclusioni
Per farla breve, Iron Danger non inventa l’acqua calda nell’ambito dei videogiochi, ma la inventa per il suo genere. È sicuramente un’esperienza unica e godibile, ma non a prova di pecche. La troppa semplicità in alcuni aspetti del gioco detraggono da quello che poteva essere un titolo davvero croccante ma che, pur essendo solido, non chiude mai il cerchio.