Pubblicato il 15/01/25 da Cathoderay

Dragon Quest III HD-2D: Un viaggio tra passato e futuro

in bilico tra passato e presente
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Se c’è una cosa che Square Enix sa fare bene, è giocare con la nostalgia, e Dragon Quest III HD-2D ne è la dimostrazione lampante; presentato come parte del Dragon Quest Day qualche tempo fa, questo remake prende uno dei capitoli più iconici della storica saga JRPG e lo trasforma in un’esperienza visivamente straordinaria, mantenendo però intatta la sua anima classica. Ma come si colloca questa operazione rispetto al panorama odierno dei remake? e soprattutto come si comporta con chi non ha mai giocato un Dragon quest?

La prova del Tempo

La grafica HD-2D, introdotta con Octopath Traveler, e che ormai da tempo è utilizzata per far tornare in vita IP del passato della casa giapponese, anche qui torna più brillante che mai, portando su schermo un mix di pixel art tradizionale e moderni effetti di luce e ombreggiatura. Ogni villaggio, foresta e dungeon è reso con una cura maniacale per il dettaglio: le animazioni dei personaggi sono fluide e le transizioni tra giorno e notte donano profondità a ogni ambiente. Il mondo di Alefgard non è mai stato così vivo e pulsante. Tuttavia, è nella fedeltà al design originale che il titolo brilla davvero: le città e i mostri restano riconoscibili, come un vecchio amico che indossa un abito nuovo.

Il gameplay rimane fedele alle radici della serie, con un sistema a turni che bilancia semplicità e strategia; tuttavia, sono state introdotte piccole ma significative migliorie, come una gestione dell’inventario più intuitiva e un sistema di salvataggio moderno che elimina alcune frustrazioni del passato. Nonostante queste aggiunte, l’essenza del gioco rimane quella di sempre: esplorazione, grinding e una certa linearità tra storia e combattimenti che potrebbe annoiare facilmente. I nostalgici troveranno pane per i loro denti, ma chi si affaccia ora a questo tipo di giochi, magari abituato a esponenti più moderni del genere potrebbe rimanere spaesato; intendiamoci, Dragon Quest III HD-2D è un ottimo gioco, e dimostra quanto fin dagli albori la serie fosse il degno capostipite di tutto quello che amiamo ora, Final Fantasy compreso, ma il peso degli anni si sente tutto.

La trama ne è un esempio: La storia dell’eroe che parte per vendicare il padre e sconfiggere il male assoluto è una tela bianca sulla quale ogni giocatore dipinge la propria avventura. La possibilità di personalizzare il party contribuisce a creare un legame con i personaggi, ma forse non basta per renderlo un titolo iconico, Dragon Quest III HD-2D oscilla tra un archetipo estremamente semplice alla bellezza di una grafica di altri tempi, che spesso fa chiudere gli occhi sulla semplicità di tutto quello che le sta attorno; forse si sarebbe potuto osare di più aggiungendo elementi di trama e di gameplay, ma tutto sommato l’idea era di fare una remastered del capitolo storico, e in questo, l’obbiettivo è centrato.

Dato che però il sottoscritto è la prima volta che si approccia al mondo di Dragon Quest, ho pensato di dare la parola anche al mio collega, che invece con Dragon Quest ha un rapporto lungo e duraturo ormai da molti anni, quindi vi invito a leggere anche l’altra campana, come si suol dire

L’opinione del fan di lunga data della saga

Nonostante io sia appassionato di Dragon Quest dall’ormai lontano 2002, quando giocai per la prima volta il quinto capitolo della serie grazie ad un episodio del manga di Dottor Slump & Arale in cui la robottina più folle di sempre entrava proprio nel mondo del videogioco, mi sono approcciato per la prima volta alla terza iterazione proprio con questo remake.

Nelle oltre cinquanta ore spese per terminarlo, ammetto di essermici divertito parecchio, al di là della trama molto basic – parliamo pur sempre di un titolo del 1988, in cui la scrittura faceva da contorno e non era il focus principale – e della necessità di un grinding eccessivo in certe fasi, soprattutto contro una certa Idra viola verso fine gioco che mi ha quasi fatto venire voglia di lanciare il Blu Ray dalla finestra talmente la sua potenza era sbilanciata.

Va detto però, che a mio avviso, è una riproposizione pensata per i fan più indomiti della saga e per coloro che mangiano pane e JRPG dalla mattina alla sera. Il ritmo di progressione, al di là delle numerose quality of life aggiuntive è lento e richiede ore intense di livellamenti, a patto che non si decida di giocare a difficoltà “Vampistrello” che rende di fatto i personaggi invincibili annullando ogni tipo di sfida. La stessa storia narrata, davvero essenziale, e che non prevede un party di personaggi caratterizzato da backstories accattivanti, sicuramente sarà di scarso interesse ai giocatori di oggi, più interessati a vivere emozioni intense donate da un plot sfaccettato.

In sostanza: se siete in grado di accettare che Dragon Quest III ha l’anima di un gioco di ruolo di quasi quarant’anni fa anche in questo suo rifacimento dall’estetica sgargiante riuscirete ad amarlo. Per chi cerca un’esperienza al passo coi tempi, sicuramente il mercato, e la serie stessa (qualcuno ha detto l’undicesimo capitolo?) sa offrire di meglio.

Per quanto il lavoro svolto da Artdink e Team Asano sia stato eccellente sulla resa visiva, ciò non è sufficiente a dare quella svecchiata generale in più che forse sarebbe servita.

DQIII è comunque una pagina imprescindibile della storia del JRPG, però forse un po’ troppo ingiallita.

Conclusioni

Dragon Quest III HD-2D è sicuramente una pietra importante della storia degli JRPG, e senza di esso non saremmo arrivati a titoli di grande spessore, nonostante questo però rimane un titolo semplice, con una trama lineare, tanto grinding e qualche perplessità figlia del suo tempo, ma, se siete fan della saga o semplicemente curiosi di scoprire un pezzo di storia dei videogiochi, questo remake merita un posto d’onore nella vostra libreria.

  • il 2D HD funziona bene, e rende giustizia alla vecchia grafica
  • un piacevole salto indietro nel tempo

 

  • Un gioco figlio del suo tempo, a tratti banale a tratti frustrante.

 

 

 

Cathoderay - Biografia

Pare che io sia l'entropia videoludica.

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