Pubblicato il 27/01/25 da Barbarossa

Dinasty Warriors: Origins – Recensione

Un vero ritorno alle origini!
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Dinasty Warriors: Origins – Andare in controtendenza con il passato

La saga di Dinasty Warriors possiamo dire essere una delle più longeve e prolifiche nella storia del videogioco. Tutto parte nel lontano 1997, con quello che era un picchiaduro, per poi evolversi nel genere musou, anche conosciuto come 1vs1000 ed è così che l’ho conosciuto, giocando a Dinasty Warriors 3, come mio primo titolo di questa serie. Come ben saprete i titolo iterativi devono sapersi rinnovare e possiamo dire che Omega Force abbia provato, in tutti questi anni, ad offrire sempre più e più elementi ai giocatori per poter venire incontro ad ogni loro richiesta e desiderio. Un roster di più di 30 personaggi unici come primo passo, per poi arrivare alla completa personalizzazione del proprio eroe sia dal punto di vista del vestiario che anche dell’arsenale per combattere, fino ad arrivare al multiplayer. Ciononostante, gli ultimi titoli della saga non hanno avuto un grande successo e sono stati criticati dai giocatori per lo scarso mordente e la dispersività.
Ecco come nasce Dinasty Warriors: Origins… come un titolo di riscatto da parte di Omega Force, che ha fatto scelte molto coraggiose andando in controtendenza con il passato, come team di sviluppo, per poterci regalare quello che è facilmente il miglior Dinasty Warriors degli ultimi 10 anni.

Fiori di ciliegio, cielo azzurro, vestiti classici… non preoccupatevi, si respira aria di Cina

Gameplay e comparto tecnico – Il genere musou riparta da qui

Dinasty Warriors: Origins decide di fare dei passi indietro in alcune aree di gioco, rimuovendo la personalizzazione del personaggio e il comparto online/co-op, con la coscienza che, senza questi elementi, gli sviluppatori si sarebbero potuti concentrare su quella che è l’esperienza che sta alla base di un gioco di questo genere. Il combattimento, le scelte da compiere sul campo di battaglia mentre tutto intorno a noi cerca di ucciderci per cercare di portare a termine la missione e, non dimentichiamoci, combattere sembrando gli eroi più stilosi dell’universo. Ecco perchè la storia si concentrerà su un unico personaggio, Ziluan, il portatore di pace che, persa la memoria (how convenient), affronterà il suo percorso per riscoprire la sua identità, ritrovandosi casualmente a salvare il Regno alla mercè di eserciti di birboni egoisti e rivoluzionari che mettono in pericolo la Pace.
Diciamo che la storia non brilla di particolare innovazione, appoggiandosi senza problemi sui classici trope narrativi: assenza di memoria, buoni sentimenti e così via. Nonostante questo, finalmente, una storia coesa e coerente da vivere in prima persona non mi è dispiaciuta e mi ha permesso anche di rendermi conto di tutte le nuove feature presenti nel titolo.

La pianificazione della battaglia, così come la possibilità di impartire ordini alle truppe è sicuramente un punto molto importante: rivedere la strategia di una battaglia risulta essere cruciale per riuscire ad affrontare i livelli più ostici senza doverli ripetere decine di volte. Dal punto di vista del combattimento puro, Dinasty Warriors: Origins è molto immediato e le animazioni sono incredibilmente fluide e spettacolari, permettendoci di scontrarci con attacchi potenti e, allo stesso tempo, incredibilmente coreografici. Le armi a disposizione verranno sbloccate poco a poco, dandoci il tempo di imparare e conoscerle e permettendoci di imparare le loro peculiarità.

Lanciarsi alla carica a cavallo vi darà una bella scarica di adrenalina!

Il system design del gioco, nella sua essenzialità, porta a casa il risultato: utilizzare tutte le armi in battaglia ci darà modo di guadagnare dei punti esperienza che sbloccheranno pian piano nuovi alberi di abilità per acquisire miglioramenti per il nostro personaggio o nuove tecniche di combattimento. Come vi dicevo, nella sua semplicità, questi sistemi interlacciati sono anche uno dei motivi per cui girare sulla mappa di gioco alla ricerca di nuovi scontri per poter livellare arma e personaggio per me è stato molto più leggero e divertente, nonostante le missioni secondarie non offrissero una grande varietà di possibilità.

Dal punto di vista grafico, Dinasty Warriors: Origins fa un ottimo lavoro. I modelli dei personaggi sono molto dettagliati, così come le loro animazioni. Il fatto di avere centinaia di modelli a schermo non ha minimamente messo in crisi il framerate della mia PS5, permettendomi di gustare tutti i dettagli anche dell’ambiente, a volte un po’ spoglio di contenuti, ma qualcosa di assolutamente poco notabile visto che i modelli dei vostri avversari vi occluderanno la vista nel tentativo di farvi soccombere.

Dinasty Warriors: Origins torna ad essere, finalmente, capostipite del genere musou, che deve ripartire da questo genere di giochi per tornare ad essere un genere non più di nicchia come lo è diventato negli ultimi anni.

Dinasty Warriors: Origins – Un ritorno al passato per guardare al futuro

In definitiva, Dinasty Warriors: Origins è un titolo che consiglio sia agli appassionati del genere sia a chi si vuole avvicinare a questo genere. L’immediatezza e l’accessibilità ai contenuti fa in modo che veramente chiunque possa godersi un’esperienza veramente ben curata. È vero: chi stava cercando una modalità co-op rimarrà deluso per la sua assenza ma Omega Force ha coraggiosamente scelto di ritornare al passato per guardare al futuro… e ha fatto incredibilmente bene.

See you, Game Cowboys!

  • Gameplay frenetico ma non confusionario
  • Ottime performance
  • System design semplice ma ben studiato

 

  • Missioni secondarie un po' ripetitive

 

Barbarossa - Biografia

Game designer, ha un pallino per il gaming in tutte le sue forme: analogica e digitale. Non volendosi permettere di prediligere una tipologia sull'altra, accumula board games sugli scaffali di casa e video games negli hard disk.

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