Pubblicato il 07/04/25 da Cathoderay

Assault Suit Leynos 2 Saturn Tribute – Retro Mecha Action

Macchine d’acciaio, cuore giapponese
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C’è un retrogusto dolceamaro nella ruggine di Assault Suit Leynos 2 – Saturn Tribute. È il sapore di un’epoca in cui il 2D significava tensione muscolare, parallasse multipli e Mecha Design degni di uno studio di animazione. Correva l’anno 1997, il Saturn parlava solo giapponese, e questo piccolo capolavoro di guerra futuristica rimaneva confinato oltre il mare. Ora, a quasi trent’anni di distanza, rinasce su Switch e PS4 in una conversione fedele fino all’ultimo bullone. Ma fedele a cosa, esattamente?

Non è solo nostalgia. Leynos 2 incarna un’idea precisa di videogioco: rigido, tecnico, intransigente. È un action a scorrimento con mech, sì, ma soprattutto è un documento culturale di come si facevano giochi in Giappone negli anni ’90. Difficile, poco accomodante, ma tremendamente soddisfacente quando tutto va al suo posto.

Assault Suit Leynos

Strategia in 4:3

L’anno è il 2123. La Federazione di Xenes e la Repubblica di Sanlar si affrontano in una guerra logorante. In mezzo, il 12° Corpo Corazzato Speciale: un’unità di fuoriclasse indisciplinati, troppo bravi per seguire gli ordini, troppo pericolosi per lasciarli senza un comandante. Il giocatore li guida in sette missioni brevi ma dense, attraversando campi di battaglia pieni di script, comunicazioni militari essenziali e scontri con boss che sembrano usciti da un anime anni ’80 in acido.

Il cuore del gioco è nel loadout: prima di ogni missione si sceglie un mech e lo si arma con una combinazione di oltre venti strumenti di distruzione. Mitragliatrici, razzi, fucili a canne mozze, scudi energetici, pugni meccanici, cannoni al plasma. Ogni arma ha vantaggi e limitazioni. Alcune consumano munizioni, altre energia. Alcune sono inutili contro i boss, altre fanno la differenza tra la vita e un reset. Non esistono armi “forti” in senso assoluto: esiste solo il giusto equipaggiamento per la missione giusta. Ed è compito del giocatore scoprirlo, spesso dopo diversi Game Over.

Il gioco non ti accompagna. Non ci sono tutorial, né suggerimenti. Il manuale è online, se lo vuoi. Altrimenti impari sul campo. Non è impossibile, ma pretende concentrazione. E quando superi un’imboscata con l’armatura a pezzi e un solo colpo residuo nel caricatore, ti senti invincibile.

Ritorno con modifiche

Questa edizione Saturn Tribute aggiunge qualche comodità moderna: salvataggi rapidi, rewind, opzioni per ridurre il consumo del booster o aumentare la difesa. Sono aiuti discreti, disattivabili, pensati per non snaturare l’esperienza. Chi vuole vivere l’incubo originale del 1997, può farlo. Chi vuole solo godersi un buon gioco senza farsi schiacciare, ha qualche strumento in più. È un compromesso intelligente.

Meno brillante invece il trattamento del pacchetto complessivo: niente gallerie, nessun extra, nessuna retrospettiva o curiosità storica. Solo il gioco, nudo e crudo. La nuova traduzione inglese, per contro, è precisa e sobria: non stravolge nulla, e finalmente rende leggibile ciò che era rimasto criptico per anni.

Assault Suit Leynos

Conclusione: acciaio pesante

Assault Suit Leynos 2 Saturn Tribute non è un gioco per tutti. È un oggetto d’epoca, una reliquia di un modo di pensare il videogioco che oggi sopravvive solo nelle nicchie più ostinate. Ma chi ne apprezza il rigore troverà una perla: un’esperienza compatta, spietata, scolpita nel metallo. È più simile a montare un Gunpla con pazienza certosina che a “giocare” nel senso moderno del termine. E proprio per questo, lascia il segno.

  • Boss fight entusiasmanti
  • pixel art di alto livello, premia la perfezione

 

  • potrebbe essere frustrante
  • solo per i fan accaniti degli shooters

Cathoderay - Biografia

Pare che io sia l'entropia videoludica.

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