Era il lontano 1991 quando uno zio che all’epoca vedevi raramente – perché abitava a quasi 1000 km di distanza – venne a trovarvi portando con sé uno dei primi esemplari di computer portatile della storia. Era un Toshiba T1100+, con Win 3.1 installato, che portava già in dotazione alcuni videogiochi tra cui il Mahjong, Ski*qualcosa* e, udite udite, Prince of Persia.
In quei giorni non trascorresti il tempo in altro modo se non controllando il giovane principe persiano, cosa alquanto frustrante perché, come tutti quelli che ci hanno giocato sapranno, al primo salto appena uscito dalla prigione finivi nel burrone con gli spunzoni e morivi e, se anche riuscivi a superare il burrone, per non sai quale gioco di abilità, c’erano gli spunzoni che uscivano dal pavimento a pareggiare il conto. Se poi proprio proprio ce la facevi a superare anche gli altri spunzoni, provvedeva la prima guardia incontrata a rispedirti nella tomba.
Perché hai rivangato il passato in questo modo? L’editoriale della settimana scorsa partorito da Daniele Fiorentini, è scaturito dal ritrovamento di un vecchio numero di Giochi per il Mio Computer, datato Dicembre 2003. Quel numero conteneva tutta una serie di recensioni relative a giochi che avrebbero fatto in seguito la storia dei videogiochi moderni, tra cui Max Payne 2, Half Life 2, Call of Duty e – per l’appunto – Prince of Persia – The Sands of Time. In preda alla nostalgia, qualche giorno fa lo hai recuperato in un vecchio cd e l’hai installato, per finirlo in poco più di tre giorni.
The Sands of Time era il primo capitolo di una trilogia – composta da The Sands of Time, appunto, The Warrior Within e The Two Thrones – che voleva fare da reboot alla saga di un personaggio iconico per molti ragazzetti cresciuti negli anni ’80 e ‘90 e che voleva far dimenticare quell’orrendo tentativo di approdare nel futuro dei videogiochi rappresentato da Prince of Persia 3D (mamma tua!)
Il gioco dimostrava di aver fatto propri alcuni dei nuovi canoni videoludici: innanzitutto aveva migliorato il comparto grafico, proponendo personaggi leggermente più dettagliati e meno squadrati, gamme di movimenti più fluidi e una percezione spaziale più approfondita. Tuttavia non reggeva il confronto con titoli contemporanei o persino precedenti come, ad esempio, i due Max Payne – da cui pure in qualche modo riprende la meccanica del Bullet Time condensata nel pugnale magico che riporta indietro il tempo – che in quegli anni davano le paghe a tantissimi colleghi sotto molti punti di vista – due su tutti? Storia e gameplay. E poi Farah. Vogliamo parlare di Farah? Personaggio odiosissimo, graficamente reso malissimo e doppiato peggio, per quanto in grado di dare vita a un fantastico doppio senso a sfondo sessuale in uno dei livelli finali del gioco.
Restava però una gustosissima e intrattenentissima operazione nostalgia, che aveva rinnovato il genere platform in maniera esemplare, ponendo le basi per quello che qualche anno dopo la stessa Ubisoft avrebbe trasformato in Assassin’s Creed.
Nel 2011 sei stato contento come una pasqua, quando è uscita la trasposizione cinematografica di quel tuo mito adolescenziale, salvo ricrederti appena uscito dalla sala perché l’unico intento dei produttori era quello di far sbavare le teen-ager con Jake Gyllenhaal, e nel frattempo abbindolare gli stolti come te.
Film a parte, la formula fu un grande successo, il che permise a Ubisoft di produrre altri due titoli di qualità nettamente superiore, ricchi di citazioni back in time – tipo il Principe Oscuro, alter ego di Kakolukiam nei Due Troni nonché uno dei boss nel gioco del 1989 –, salvo poi rimangiarsi tutto un’altra volta e riproporre un altro reboot della serie con Prince of Persia (2008), particolarmente noto per aver introdotto uno stile fumettoso per personaggi falsamente bidimensionali in un ambiente tridimensionale. Ti è piaciuto anche quello.
Perché tutto questo pippone storico dunque? Perché ritornare giovane di 12 anni ti ha fatto venire una voglia matta di continuare a viaggiare per i deserti persiani, saltando da un muro all’altro, facendo l’acrobata tra i pennoni delle bandiere e tirando leve che, senza nessun motivo apparentemente logico, aprono porte verso altre stanze, ma attivano pure trappole mortali lungo la strada. Del tipo che i Visir che abitavano quei palazzi avevano veramente vita dura se per caso gli scappava di dover andare in bagno durante la notte.
Per venire al dunque, voci di corridoio dicono che Ubisoft uscirà con un nuovo titolo della saga proprio nel 2016. Avevano già ventilato qualcosa all’E3 dello scorso anno e tu già stavi andando in brodo di giuggiole, ma ora i rumors si stanno facendo più insistenti su siti specializzati e nel sottobosco dei forum di 4chan, dove prima o poi le verità vengono a galla e se qualcuno vuole nasconderti qualcosa per farti una sorpresa in futuro, viene sputtanato prima ancora di formulare il pensiero. Forse già a marzo potremo vedere il titolo sugli scaffali dei negozi e negli store online, visto che l’anno fiscale chiude in quel periodo e Prince of Persia sarebbe programmato per il rilascio entro l’anno fiscale del 2015.
Non resta dunque che attendere con trepidazione il prossimo capitolo di una saga che è sugli schermi da quasi 30 anni, perché di trame povere non se ne ha mai abbastanza, se ti danno la possibilità di fare l’unica cosa per cui i videogiochi sono stati creati e valgono la pena di essere giocati: saltare da una piattaforma all’altra.