Notte, neon, musica retrowave a palla e una trama che boh… I can’t even… Ma andiamo con ordine: Majestic Nights è un action-adventure-thriller ambientato in una versione alternativa degli ’80s all’interno del quale tutte le teorie cospirative, passate e presenti, sono vere. Ad ora sono disponibili i primi due episodi di una serie che dovrebbe comprenderne 7, e cercherò di parlarne senza farvi troppi spoiler.
L’ambientazione e il suo mood underground che prende a piene mani dagli ’80s più ricchi di cliché è sicuramente una delle cose che impatta per prima sul giocatore. Da questo punto di vista, il setting è riuscitissimo sia dal punto di vista cromatico, bombardandoci con colori saturi e frequenti neon ciano e magenta, sia dal punto di vista sonoro, affiancando alle scene una colonna sonora retrowave di tutto rispetto (che potete ascoltarvi sul Bandcamp di Das Fokks). Il secondo impatto è quello con i personaggi, ed è proprio qui che si iniziano a vedere le prime “screpolature” del gioco. Se da un lato il character design e la sua stravaganza si sposa bene con l’ambientazione, i dialoghi che si generano dall’interazione dei personaggi sono un problema. Mi spiego meglio: si ha quasi l’impressione che i dialoghi siano eccessivamente carichi di cliché, unita alla sensazione costante che i protagonisti sappiano molto di più del giocatore. In alcuni momenti, per capirci, al protagonista verranno poste delle domande a cui lui saprà rispondere, ma noi no, dandoci la possibilità di scegliere quale risposta giusta vogliamo dare. Il protagonista avrà spesso sempre ragione, a discapito della nostra possibilità di comprendere appieno l’evoluzione della narrazione, sentendoci quindi continuamente “sballottati” tra una location e l’altra, senza capirne il perché fino in fondo.
Purtroppo, le problematiche legate a Majestic Nights non finiscono qui. Durante i primi due capitoli uno dei problemi principali che hanno minato la mia esperienza di gioco è sicuramente il gameplay. Non è tanto lo spostamento o l’interazione con oggetti o personaggi, aspetti certamente grezzi, ma che tutto sommato funzionano, ma la navigazione dei menu e la gestione delle fasi stealth/action sono un incubo. Il menu di gioco, che permette di ricontrollare oggetti, documenti e obiettivi attuali, è navigabile tramite uno scomodo mix di click e rotellina del mouse uniti alle frecce direzionali. Navigare tra i documenti consisterà nello scrollare il menu, ma contemporaneamente la stessa rotellina è responsabile del cambiamento di arma equipaggiata. Passando alle fasi stealth, devo farvi una scomoda rivelazione: non esistono. Sono una mera illusione. Il gioco ti fa credere di poterti approcciare in maniera stealth alle situazioni, ma è programmato talmente male che risulta estremamente complesso, imprevedibile e dispendioso in termini di pazienza e concentrazione, senza averne alcun reale vantaggio. Ad ora, risulta estremamente più comodo entrare ad armi spianate massacrando chiunque ci si pari davanti, vista anche la quantità letteralmente illimitata di munizioni, rispetto ad un approccio più “silenzioso”. Nel secondo episodio nello specifico ho letteralmente massacrato ogni forma di vita in quella che doveva essere un infiltrazione silenziosa in cerca di informazioni all’interno di una base segreta. Inaccettabile.
So che è ancora presto per giudicare un titolo che attualmente è solo al secondo episodio di una lunga serie: questa è anche la ragione per cui questo articolo è un anteprima e non una recensione. Ma ora come ora, non posso consigliare questo gioco a nessuno. Solo chi può apprezzare talmente tanto gli ucronici ’80s può riuscire a sorvolare sugli enormi difetti di questo titolo, che non riesce a controbilanciare le pecche tecniche nemmeno con l’intrigante filone narrativo. Per ora, è solo un enorme occasione sprecata. Se volete rischiare, potete sempre acquistare i primi capitoli su Steam a 4,99€, oppure comprarvi direttamente il Season Pass per l’intera serie a 19,99€. Decisamente troppi, se chiedete un mio parere.