Nel corso del tempo diversi musicisti si sono interessati al medium videoludico, basti pensare a Ryuichi Sakamoto (che ha lavorato assieme a Kenichi Nishi su L.O.L.: Lack of Love per Dreamcast e anche insieme a Sammy su Seven Samurai 20XX, per PlayStation 2) e a Stewart Copeland (ex batterista dei Police e autore, assieme a Kenneth Burgomaster e Peter Neff, della OST di Spyro: Enter the Dragonfly, che nel brano Dragon Realms cita la bellissima TV River dell’immortale LSD – Dream Emulator, capolavoro in procinto di essere riproposto – da un team indipendente – in un remake pensato per Oculus), senza dimenticare The Cinematic Orchestra, che ha ri-arrangiato il fantastico The Fear Theme di Kenji Eno. Un interessante e recente esperimento di “advergame” è Skrillex Quest, sviluppato da Jason Oda (la mente dietro a Continue?9876543210) e basato sulla “filosofia” del glitch (musical-videoludico).
Non sono però molti i musicisti che curano direttamente videogiochi legati al proprio mondo musicale: è questo il caso dei Gorillaz, band “virtuale” fondata nel 1998 da Damon Albarn (voce dei Blur, ma anche dei The Good, the Bad & the Queen e dei Rocket Juice & the Moon. Albarn ha pubblicato, nel 2002, l’album Mali Music e, di recente, un disco da solista, Everyday Robots) e Jamie Hewlett (“matita” del gruppo inglese, oltre che autore di Tank Girl, assieme ad Alan Martin).
I Gorillaz pubblicano il primo album nel 2001, e nel 2002 esce il DVD Celebrity Take Down, corredato da un CD-ROM contenete sfondi per il desktop, curiosità e anche alcuni videogiochi (creati dalla band stessa).
Il videogioco ha iniziato da qualche tempo una vera e propria (ri)scoperta della propria essenza musicale (in “generi” non riconducibili all’universo dei rhythm game): si vedano, a tal proposito, opere quali East Van EP e Mediterranean Voidland di Sticky Toffee Games, esperimento sull’architettura videoludica (gli autori citano Chris Totten e il suo An Architectural Approach to Level Design) con le musiche dei Palconudo.
I Gorillaz offrono un interessante punto di vista sui possibili collegamenti che uniscono i due mondi, legando in modo nuovo musica ed esperienza ludica.
Un esempio perfetto per iniziare il discorso è offerto da 19/2000, uno dei primi singoli di successo della band dopo Clint Eastwood (e su “Callahan” torneremo a breve). Il brano è stato trasposto sotto forma di videogioco appena un anno dopo la pubblicazione, ed è un ottimo punto di partenza per la riscoperta di un mondo videoludico ormai sommerso e dimenticato.
19/2000 crea un interessante “cortocircuito” tra musica, video e (video)gioco, offrendo la possibilità di esplorare liberamente uno spazio virtuale, un ambiente digitale che può essere attraversato per ricostruire il tragitto compiuto dagli alter ego della band nel video ufficiale del brano. Non ci sono punteggi o missioni da portare a termine: l’esperimento è incentrato sull’esistenza virtuale e sull’esplorazione “anarchica” di un “recinto”, il tutto a bordo della jeep su cui siedono Murdoc, 2D, Russel e Noodle. Si sottolinea così, almeno indirettamente, l’importanza dell’architettura nel videogioco, intesa come studio dell’ambiente digitale: si vede l’oltre dell’inquadratura e lo si esplora, ci si spinge al di sotto dei giri della morte e delle autostrade in-esistenti (che esistono cioè all’interno di qualcosa… Uno schermo, in questo caso), senza obiettivi da raggiungere o richieste da soddisfare. Gli unici limiti sono le sponde rialzate del mondo di gioco, quei bordi oltre i quali si cade nell’infinito, all’infinito (elemento, questo, riscoperto anche da molte produzioni indipendenti degli ultimi tempi, come Goat Simulator, GasoSta e altri “simulator” di recente pubblicazione).
In Celebrity Take Down è possibile provare anche Noodle Fight, “run game”/platform 2D (!) che inaugura la “piattaforma” ufficiale del gruppo (visivamente ispirata ai cari Game & Watch), ovvero il GES, acronimo di Gorillaz Entertainment System (pensato per far arrivare vari titoli sui dispositivi mobili).
Il 2005 è l’anno di Demon Days, quarto album della band (se si contano anche G-Sides e Laika Come Home), e nel 2006 esce il DVD Slowboat to Hades, con allegato un CD-ROM pieno di giochi nuovi di zecca: si va da Russels Cookie Eating a Murdoc’s Operation Rejuvination (il Surgeon Simulator “gorillaziano”, costituito da una successione di minigiochi), passando per il curioso Let’s Play Darts (con un Murdoc ubriaco impegnato in una partita a freccette, nella variante “dei 301 punti”), i puzzle game Tiles of the Unexpected e Attache, i run game Helly Drop e Santa Sleigher (che riprende Special Delivery: Santa’s Christmas Chaos, classe 1984), e persino un adattamento videoludico del classico Simon (creato da Ralph Baer per la Milton Bradley Company), ovvero Russel Says.
Un altro capolavoro musicale rivisitato in chiave videoludica è il singolo Dirty Harry (e di Dirty Harry nella storia dei videogiochi se ne contano altri due, cioè gli adattamenti dell’omonima pellicola del 1971, diretta da Don Siegel e interpretata da Clint Eastwood. Nel 1990 esce un tie-in su NES, curato da Grey Matter e pubblicato da Mindscape, mentre nel 2007 The Collective annuncia un adattamento per PlayStation 3 e Xbox 360, poi cancellato), incentrato ancora una volta sulla guida (come la prima parte di Escape to Plastic Beach, basata sul brano Stylo). In questo caso è presente una missione da compiere: al giocatore è richiesto di salvare i bambini perduti in un deserto particolarmente difficile da esplorare, pieno com’è di dossi e dune (a tutto ciò si aggiunge la necessità di tenere sotto controllo la quantità di carburante, senza il quale diventa impossibile proseguire).
La musica dei Gorillaz si è resa “interattiva” anche in Plastic Beach, avventura punta-e-clicca basata sul concept che fa da sfondo al sesto album del gruppo: in questo titolo i brani del disco si succedono in veste di musica ambientale, atta a caratterizzare le varie stanze che il giocatore si trova ad attraversare. Ad ogni pezzo è affidata la “caratterizzazione” di un dato spazio della strana abitazione collocata su un’isola di rifiuti non organici. Il tutto è poi inserito in un contesto ironico che profuma di Monkey Island e cita (involontariamente?) perfino Seaman!
Trattare tutti i giochi dei Gorillaz spearatamente, come è facile intuire, è praticamente impossibile, ma tra un folle clone di Point Blank (Shooting Range), un “assemblatore” di mostri impossibili (Russel’s Animal Kwackers… Di recente sono usciti altri “generatori di creature”, come Doktor Kale’s Robot Constructor e Doktor Kale’s Creature Constructor, giusto per fare due esempi), un titolo a base di sottomarini (Submatronic) e un Mahjong c’è di che divertirsi per parecchio tempo, riscoprendo una realtà interessante e quasi completamente “sommersa” (alcune opere sono disponibili sul sito ufficiale della band, ma tutte le altre sono state pubblicate esclusivamente in Slowboat to Hades!).