Pubblicato il 15/12/15 da Neko Polpo

Blackbox CPH V – Dentro la Scatola Nera

Sono all’aeroporto e sto attendendo la persona che amo. Il volo con cui deve arrivare è lievemente in ritardo, perciò parlo con le persone sedute vicino a me che attendono lo stesso volo. Parliamo del servizio deludente, dei continui ritardi dei mezzi, dell’imprevedibile tempo atmosferico. Il volo viene ritardato ulteriormente finché, dopo qualche ora, sparisce interamente dal tabellone degli arrivi. Ansia, frustrazione, rabbia sfogata verso un membro dello staff, capro espiatorio di questo disservizio. Le persone attorno a me cedono alle loro emozioni, tenute al guinzaglio fino a quel punto. Il climax non si arresta fino al momento della fatidica notizia: il volo è precipitato.

Questo è stato il mio primo impatto con il Black Box, qualche mese fa al Knutepunkt 2015. Lo scenario si chiama Waiting for Flight GO901 ed è tramite il suo autore Simon James Pettitt che sono venuto a conoscenza di questa ricca scena danese. Questo novembre si è tenuto il Blackbox CPH V, quinta edizione di un evento interamente dedicato a questa tipologia di giochi.

Il primo Blackbox CPH, organizzato nel 2012 da Nina Runa EssendropJesper Heebøll Arbjørn, è cresciuto parecchio, arrivando a questa quinta edizione con più di 150 biglietti venduti, per un evento che differisce dagli scenari mainstream che solitamente si associano al termine larp. Negli ultimi anni questo tipo di gioco si è diffuso a macchia d’olio, portando alla creazione del Blackbox Horsens, Blackbox Malmö e Blackbox Odense, oltre alla comparsa di scenari Blackbox all’interno di eventi più grandi.

Una stanza dalle pareti dipinte di nero, arricchita solo da luci teatrali e suoni funzionali agli scenari, unisce gli elementi del larp a quelli dell’improvvisazione teatrale e della performance art. Il risultato è un’esperienza sperimentale ed estetica, dove la fisicità dei corpi e l’immersione nella parte più sentimentale e interiore dei personaggi fa da padrone. Ma non si pensi che questo tipo di attività sia elitaria: all’interno di questi eventi è molto facile incontrare persone che non sono giocatori di ruolo hardcore di lunga data, e giocare con loro. Ogni scenario è giocabile da chiunque e consiste in un workshop, per prendere familiarità con le meccaniche e le dinamiche che i giocatori incontreranno, nella giocata in sé e in un debriefing finale nel quale i partecipanti parleranno della propria esperienza. Unica regola, diventata ormai la norma: indossare vestiti neri.

Data la natura dei blackbox e la mia volontà di giocare questi scenari il più close to home possibile, mettendo nei personaggi che andrò ad interpretare buona parte della mia vita, delle mie relazioni e del mio carattere cercando di raggiungere il bleed, quanto segue è un’analisi delle esperienze personali che ho avuto con i tre scenari che ho giocato a questo evento. Buona lettura.


Borderline

di Signe Hertel

Lo scenario

Il primo gioco a cui ho partecipato a questo evento era un viaggio interiore alla ricerca dell’indefinibile nelle nostre identità, esplorativo della costante negoziazione tra gli opposti che ci portiamo dentro e di come questo definisca la nostra persona. Qui due giocatori impersonano le metà opposte di un singolo personaggio, cercando costantemente di portarlo verso la propria direzione. Il tutto all’interno di un ambiente surreale e metaforico.

Blackbox CPH V - Borderline

Il workshop

Le attività pre-gioco erano dedicate al prendere consapevolezza dei nostri movimenti corporei e di come trasmettiamo il nostro umore anche solo tramite un movimento o uno sguardo. Tramite una selezione il più naturale possibile la formazione delle coppie di giocatori viene fatta in questa fase, con il supporto di musiche per far entrare nel giusto mood e di momenti dedicati al guardare gli altri giocatori negli occhi senza interrompere il contatto visivo per interi minuti mentre ci si tiene per mano. Ogni coppia di giocatori sceglie una coppia di immagini, abbinate e contrastanti, e, nel mio caso, io e il mio partner per questo scenario abbiamo scelto la coppia piume-pietre. La fase successiva è di dialogo tra i partner, dove si sceglie la propria immagine e la si costruisce descrivendosi in prima persona. Io ho scelto l’immagine di questo muro composto da pietre. La mia metà era basata sulla stabilità, sulla solidità, sulla pianificazione, sul razionalizzare e ragionare prima di incorrere in errori che possano compromettere la struttura dei progetti futuri. L’altra metà, basata sulle svolazzanti piume, è stata creata sulla sperimentazione, il buttarsi nelle passioni e nei progetti, il non avere paura di fallire, la voglia di non fermarsi mai. A seguito di questo dialogo, i giocatori sono stati dotati di un cero acceso, che avrebbero dovuto reggere con una mano per l’intero gioco, mentre con l’altra si sarebbero dovuti tenere per mano. Dopo una fase dedicata al muoversi col proprio partner in questo modo e all’utilizzare i nostri metodi di espressione e i nostri movimenti con il cero e di come questo reagisse al nostro dialogo, rigorosamente composto da frasi che iniziano con “Io…”, il workshop termina e veniamo portati nel blackbox.

Blackbox CPH V - Borderline

Il gioco

Appena attraversata la soglia, l’impatto è stato subito onirico e surreale. Un enorme labirinto circolare era disegnato sul pavimento scuro. Pareti nere e luci teatrali fredde, spezzate solo dalla luce dei nostri ceri, hanno contribuito enormemente al mood. Ogni coppia avrebbe seguito uno spicchio del labirinto circolare, senza incrociare le altre se non al centro. Oltre alle meccaniche e dinamiche esplorate nel workshop, una sola regola aggiuntiva: se il cero si spegne o viene spento, bisogna tornare all’inizio del labirinto, riaccenderlo e ripartire. Al partire del gioco, una colonna sonora basata sul film Nostalghia di Andrej Tarkovskij ci ha accompagnato. Per un’ora io e il mio partner abbiamo esplorato il carattere del nostro personaggio, negoziando e trovando compromessi ai suoi opposti. La voglia di raggiungere l’obiettivo, allegoricamente rappresentato dal centro del labirinto, contrastata dalla paura della strada ancora da percorrere è stata uno dei punti focali del nostro percorso, alternato anche da pause in cui abbiamo osservato gli altri personaggi, cercando di imparare dai loro metaforici errori. “Io voglio evitare il fallimento”“Io devo imparare degli errori degli altri”.  La paura di sbagliare, e l’ostinazione, hanno fatto rallentare, cozzare le due metà del personaggio, spegnendo la candela per ben due volte durante il percorso, a seguito di un animato litigio e tentativo di controllo della fiamma. Ma ogni volta che si cominciava da capo, la strada già attraversata non faceva più paura. “Io sono già passato di qui”. “Io so come comportarmi ora”. “Io ho imparato qualcosa in questo punto”. Alla fine abbiamo raggiunto il centro, l’obiettivo, il desiderio, e questo si è subito trasformato in una nuova partenza, nella nuova ricerca di un obiettivo, in una base per costruire qualcosa di nuovo. “Io voglio imparare qualcosa di diverso ora”. Stavamo per iniziare un altro conflitto interno sul rimanere stabili in quella posizione o imboccare una nuova strada, quando un’altra coppia di giocatori è entrata nel piccolo centro del labirinto, ed il tutto è diventato all’improvviso metafora dell’incontro. “Io vorrei conoscere questa persona”. “Io ho paura di soffrire”. “Io vorrei costruire qualcosa con lei”. “Io ho paura che ci faccia del male”. La vicinanza ci permetteva di ascoltare anche i loro monologhi interiori, composti da dubbi diversi ma simili, paure umane e naturali. Le nostre candele si muovevano, avvicinandosi ed esplorandosi con i nostri movimenti. Pochi minuti dopo, la traccia musicale arrivava al termine e lo scenario era finito.

Blackbox CPH V - Borderline


Roxanne

di Rasmus Teilmann & Nicolai Strøm

Lo scenario

Il secondo gioco a cui ho partecipato era incentrato sull’amore e sul desiderio all’interno del rapporto asimmetrico. Il setting è quello del club The Diamond, un’ambientazione noir burlesque dove tutto ha un prezzo e dove è severamente proibito parlare apertamente delle proprie emozioni: “niente drammi personali”, questa è la regola del club. I giocatori vengono divisi in due gruppi, buyerssellers, metafora non troppo nascosta della prostituzione.

Blackbox CPH V - Roxanne

Il workshop

Prima di giocare, gli organizzatori ci hanno fatto danzare su musiche che spingessero verso un atmosfera jazz/burlesque tra cui spiccava El Tango de Roxanne, direttamente dalla colonna sonora di Moulin Rouge!. Le musiche sarebbero state le stesse che avremmo udito durante il gioco e che avrebbero scandito la divisione dei tre atti di gioco sia in termini di tempistiche, sia di mood passando da suoni più morbidi ad ultime tracce esplosive e passionali. Durante il ballo, come nel workshop precedente ci hanno spronati a comunicare le nostre emozioni tramite sguardi e movimenti, e in questa fase hanno iniziato a creare le coppie di giocatori. Una volta formate le coppie ci hanno fatto sedere a dei tavolini a lume di candela e, tramite small talk che avremmo usato per delineare il nostro personaggio, le coppie si sono solidificate. Gli organizzatori hanno disposto dopo qualche minuto delle paia di stoffe colorate sul pavimento e hanno incitato le coppie a scegliere un colore. Io e il mio partner ci siamo fiondati sul nero e, una volta che tutti avevano raccolto un pezzo di stoffa, gli organizzatori hanno spiegato quale elemento rappresentava ogni colore e incentivato a farlo diventare un elemento nucleico del proprio personaggio. Il nero avrebbe rappresentato la fiducia. Successivamente, gli organizzatori ci hanno fatti dividere in due gruppi: i buyers, clienti del locale, e i sellers, membri dello staff. La divisione è autonoma, purché ogni coppia contenga entrambe le categorie. Dopo una breve chiacchierata con il mio partner, ho optato per ricoprire il ruolo del cliente. I due gruppi sono stati separati e i giocatori di ogni gruppo hanno potuto prendere confidenza con gli altri personaggi all’interno. In questa fase, abbiamo ulteriormente arricchito il nostro personaggio, dotandolo di una vita privata. L’ultima fase del workshop consiste nello spiegarci la meccanica del denaro: ogni buyer avrebbe avuto un numero di token, uno nel primo atto, due nel secondo e tre nel terzo, che avrebbe potuto usare per portare dentro la VIP room un qualunque seller. Questa stanza, separata visivamente e sonoramente dal resto dell’ambiente di gioco, è un blackbox dentro il blackbox: questo ambiente ristretto, in cui sono state posizionate solo due sedie illuminate dall’alto, sarebbe l’unica stanza del locale in cui i personaggi potrebbero parlare dei propri drammi ed emozioni e chiunque vi entri dovrebbe sottostare ad una regola: “almeno una verità dovrà essere raccontata direttamente all’altro giocatore”. Dopo le ultime spiegazioni e chiarimenti, il workshop viene portato dunque al termine e il gioco può avere inizio.

Blackbox CPH V - Roxanne

Il gioco

Luci calde, tavolini a lume di candela e musica soffusa mi hanno aiutato ad entrare nei panni di Barton, questo il nome che ho scelto per il mio personaggio, unico figlio di un ricco industriale che opera nell’ambito del carbone. L’assenza di una figura materna e alcuni colpi bassi al business di famiglia da parte di persone vicine al padre hanno portato Barton a soffrire di mancanza di fiducia negli altri. L’anzianità del genitore lo porta a prendere le redini dell’industria di famiglia e il peso delle responsabilità lo spinge a frequentare il The Diamond per rilassarsi. Purtroppo, la mancanza di fiducia nel prossimo e il dubbio sulla sincerità altrui non permettono al mio personaggio di fidarsi di John, membro dello staff pagato per assistermi. Come Barton dice spesso, “la fiducia non è un regalo, è un premio”. Nel primo atto, entriamo nella VIP room e lo scambio di verità è tagliente fin dall’inizio. “Non riesco a fidarmi delle persone”. “Io ti sto vicino solo perché sono pagato per farlo”. La danza d’intermezzo è feroce e frenetica e i movimenti comunicano rabbia e frustrazione, ma anche ansia e paura, all’interno di una costante ricerca di avere le spalle al muro, guardando con diffidenza gli altri personaggi. Nel secondo atto si stringono i rapporti con altri personaggi, ma il problema della fiducia rimane e mi confido con Benjamin, professionale membro dello staff che però non ha risposte per me, e Joanne, cinica e pessimista cliente a cui Benjamin è assegnato. La danza d’intermezzo incrina ulteriormente il rapporto con John all’interno di movimenti furiosi, di spinte e di fughe. Nel terzo atto sono stato in disparte e, a parte qualche fugace chiacchierata con Joanne, dubbiosa sul suo rapporto con Benjamin, l’unico altro contatto è stato con Elize, ragazza tormentata da Vincent, il suo cliente troppo ossessivo e geloso. Il fatto che Barton conosca quest’ultimo personaggio mi porta a rifiutare la richiesta di Elize di portarla nella VIP room ma, dopo aver incrociato nuovamente John e pensato ai problemi di fiducia, il bisogno di poter parlare direttamente con qualcuno si è fatto sentire, e siamo entrati nella fatidica stanza. “Non voglio far male a qualcun altro”. “Mi sento sola, il mio cliente è ossessivo e mi tratta come un oggetto, ma non sono sicura di abbandonare la mia libertà per seguirlo”. La conversazione si è conclusa con un abbraccio, ma il dubbio rimaneva: Elize mi aveva portato nella VIP room solo per fare ingelosire il suo ossessivo cliente? Mi sono guardato intorno e, nonostante la regola del club, era evidente che i drammi personali si sono fatti strada nell’ambiente. Barton non avrebbe più frequentato il The Diamond. Un ultima danza fa concludere lo scenario.

Blackbox CPH V - Roxanne


Single?

di Anna Emilie Groth & Louise Amalie Juul Sønderskov

Lo scenario

Terzo e ultimo gioco a cui ho partecipato riguardava l’online dating e il mix di ansia e imbarazzo che un incontro di speed dating porta. I giocatori interpretano personaggi che si sono trovati per motivi personali ad uno di questi eventi. Alcuni cercano una sveltina, altri l’amore della propria vita, ma quello che li accomuna è la speranza nel trovare un partner e di provare quel tipo di connessione con qualcuno che l’amore ti può dare.

Blackbox CPH V - Single?

Il workshop

Le organizzatrici ci hanno fatto disporre in cerchio e ci hanno fatto fare svariate attività legate all’interazione con gli altri partecipanti per prendere confidenza con il gruppo di gioco. Dopo un riscaldamento di questo tipo, ci hanno fatto dividere in due gruppi: i personaggi maschili e i personaggi femminili, specificando che il sesso del giocatore non sarebbe stato importante per la scelta. Data la mia volontà di giocare il più close to home possibile, ho scelto di giocare un personaggio maschile. Una volta che tutti hanno scelto a quale gruppo appartenere, ci sono state consegnate le nostre schede personaggio e  ci è stato dato qualche minuto per leggerle. Ogni scheda è composta da un fronte rappresentante il profilo online del proprio personaggio e da un retro con la descrizione del personaggio nella vita quotidiana, inclusi gli eventi che l’hanno portato a partecipare ad un incontro di speed dating. Dopo averlo letto, le organizzatrici ci hanno spiegato le meccaniche principali del gioco e la sua divisione in diverse fasi. Le fasi sono un giro completo di dialogo faccia a faccia per 2 minuti e un secondo giro di 4 minuti, un intermezzo di dialogo libero con chiunque, il processo di matchmaking e la scelta finale. Ogni giocatore dovrebbe portare con sé un bicchiere e una biro che potrebbe usare durante un qualsiasi dialogo faccia a faccia: colpendo il bicchiere di un altro giocatore, lo forza ad un monologo in interiore dove avrebbe dovuto esprimere i propri pensieri in metagioco. Alle fine di ogni dialogo faccia a faccia i personaggi sono anche obbligati ad un breve monologo in metagioco dove esprimono i propri pensieri riguardo alla persona con cui hanno parlato. Il workshop giunge al termine e lo scenario può avere inizio.

Blackbox CPH V - Single?

Il gioco

Jacob, questo il nome del mio personaggio, è un insegnante delle superiori, dal profilo chiamato The Favourite Teacher, che ha rotto di recente con la fidanzata Ida, a causa di una mancanza di compatibilità, dopo 7 anni insieme. Gli hobby e gli interessi che coltivo, costruire e partecipare in campionati di macchine radiocomandate, sminuiti e ignorati dalla mia ragazza, hanno rotto il rapporto ed è stata lei stessa a creare i profili online per entrambi, sperando di liberarsi di me una volta per tutte. La prima parte del gioco è proprio l’arrivo nel luogo dell’incontro e subito parte la discussione con Ida. Io vorrei riallacciare i rapporti e questa serata causa solo ansia e frustrazione nel mio personaggio, ma lei non fa una piega ed è fermamente intenzionata a proseguire con questa stupida idea dello speed dating. Lizzie, host dell’evento, e l’irritante colonna sonora a base di Haven’t Met You Yet di Michael Bublé ci introducono all’ambiente di gioco: un cerchio di tavolini a lume di candela con due sedie per ogni tavolo. I miei primi due minuti li spendo con Ida, cercando di farle cambiare idea, ma non serve a nulla. Dopo qualche scambio mi trovo al tavolo con Christine, un’infermiera portata all’evento da un’amica che si è stufata di vederla single. Queste similitudini, la sensazione di ansia e di imbarazzo di essere entrambi ad un evento a cui non vorrebbero essere creano un primo terreno comune di dialogo, ma due minuti passano alla svelta ed è ora di cambiare tavolo. “Christine sembra una persona tenera e affettuosa”. “Jacob si sente come me”. Dopo qualche altro dialogo poco significativo con una sex therapist, una studentessa e un’attrice fallita ritorno al tavolo con Ida. “Possiamo ancora tornare indietro”. “È finita da tempo, rilassati e guardati intorno”. I quattro minuti di dialogo più lunghi di sempre. Qualche altro scambio e mi ritrovo al tavolo con Christine. Parlando scopriamo un sacco di punti in comune, la volontà di costruire qualcosa con un’altra persona, il rimanere in casa a guardare un film o una serie TV e il tempo dedicato alle proprie passioni. I quattro minuti più brevi di sempre. Finito il secondo giro di dialoghi faccia a faccia, il matchmaking consiste nello scoprire le proprie risposte ad alcune domande e nel vedere quale personaggio del sesso opposto la pensa come te. Ad alcune risposte mi sono trovato in linea con Ida, ad altre con Christine. Questa fase ha preceduto il gran finale: i personaggi femminili si sono seduti in una fila di sedie sul palco e ogni personaggio femminile ha comunicato la propria preferenza in segreto a Lizzie, dopodiché ogni personaggio maschile ha esplicitato la propria preferenza posizionandosi dietro la sedia della propria scelta. Ida? O Christine? Oltrepasso la sedia della ex-ragazza e mi vado a posizionare dietro la nuova conoscenza. Quando tutti si sono posizionati, Le scelte segrete vengono esplicitate. “Christine ha scelto Jacob”. Lo scenario termina.

Blackbox CPH V - Single?


Descrivere questi tre scenari e le emozioni provate mentre li giocavo non è facile via testo, così come non è facile comunicare con precisione il mood creato dalle luci teatrali, la musica scelta ad hoc e le relazioni che si sono strette con gli altri giocatori. Giocarli close to home mi ha fatto ragionare anche sul mio carattere, sulle mie esperienze di vita e sull’approccio che ho con le situazioni. Borderline ha messo in luce appieno la mia voglia di razionalizzare e stabilizzare le situazioni, anche quando non sempre è facile farlo. L’ossessiva ricerca per imparare dagli errori, propri e altrui, per evitare di ricadere in fallo è una presenza costante nella mia vita, come una spada di Damocle che pende sulla mia testa. Il continuo conflitto tra il pianificare e il fare. Roxanne ha toccato il nervo scoperto della fiducia e dell’equilibrio all’interno di una relazione. La regola“niente drammi personali” è fallita in gioco così come fallisce nella realtà. Così come senza un equilibrio e un mutuale impegno nell’essere diretti e sinceri, falliscono le relazioni. Come Barton diceva spesso in gioco, “la fiducia non è un regalo, è un premio”. Single? ha puntato i riflettori su quel momento di incertezza che c’è tra il voler salvare una relazione allo sfascio e il cominciare da capo su un nuovo percorso, ma anche sulla costante ricerca di compatibilità e comprensione che, a volte, supera anche il senso di disagio e ansia che una situazione può creare. Sono state tre esperienze intense che, oltre ad avere apprezzato interiormente, mi hanno fatto conoscere altre persone. Come diceva qualcuno, qualche millennio fa: “si può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco, che in un anno di conversazione”. I partecipanti al Blackbox CPH V sono stati una compagnia eccezionale in un weekend ludico alternato tra scenari da giocare e party notturni. Ora, a distanza di giorni dall’evento, sono accompagnato da una leggera malinconia ma il poster appeso alla parete e la certezza che prima o poi ci saranno altri eventi Blackbox mi fanno guardare con ottimismo al domani, sperando di rivedere le persone che mi hanno accompagnato in questo viaggio.


Ringraziamenti per le foto:

  • Borderline: T-Rex Photos
  • Roxanne: Jesper Heebøll Arbjørn, Nina Rasmussen, Rasmus Teilmann
  • Single?: Rasmus Teilmann

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