Pubblicato il 13/02/17 da Neko Polpo

Yakuza 0 – Uova di drago

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Corre l’anno 1988: il Giappone, in pieno fervore industriale, è ormai una landa frammentata e contesa tra gli uomini più potenti dell’isola nipponica, pronti a tutto pur di conquistare un prezioso lembo di terra tutto per sé.
Nel bel mezzo di questo girone dantesco dagli occhi a mandorla, troviamo un giovane Kazuma Kiryu intento a muovere i suoi primi passi nella mafia giapponese attraverso “lavoretti” di non proprio lecita natura, ma necessari a permettergli di (soprav)vivere nell’ambiente fittizio di Kamurocho.
Tutto sembra andare per il verso giusto, fino a quando il nostro protagonista non si vede accusato di un omicidio che non ha mai commesso e si ritrova quindi costretto a far luce sull’accaduto con ogni mezzo a sua disposizione: una semplice premessa narrativa che, come da canone per la serie, sfocerà in una serie di eventi capaci di tenere incollati allo schermo, sopratutto grazie all’eccellente lavoro svolto sulla caratterizzazione dei protagonisti, i quali senza fatica alcuna riescono a generare empatia nel giocatore.
Ci troveremo quindi a controllare, a fasi alterne, il sopracitato Kiryu e, per la prima volta nella serie, lo scriteriato Goro Majima, vivendo le due storyline parallele che inevitabilmente finiranno per intrecciarsi nella campagna singleplayer, completabile in circa una quarantina di ore.

Kiryu, come sempre, la tocca piano.

Sul fronte ludico risulta cambiato relativamente poco rispetto al passato: Kamurocho e Sotenbori sono entrambe mappe pregne di contenuti, i quali spaziano dalle classiche missioni secondarie alle attività collaterali più disparate come il karaoke, il biliardo, le scommesse sulle lotte fra donne (non fatevi domande) o perché no, qualche capatina nelle sale giochi targate SEGA in cui “sfiziarsi” con leggende del calibro di Out Run e Space Harrier.
Le innovazioni degne di nota riguardano principalmente le fasi di combattimento, che ora vedono i personaggi principali dotarsi di tre stili di combattimento ben distinti: Kiryu parte dal Brawler, stile che ricorda il suo gameplay dei titoli passati, imparando poi il Rush, incentrato sulla velocità di movimento e il Beast, che gli consente di afferrare gli oggetti dello scenario e scaraventarli sui nemici nel bel mezzo del combattimento; Goro invece può contare sul suo stile di partenza, il Thug, passando per il Breaker, focalizzato sui calci, e finendo con lo Slugger, che gli consente di utilizzare armi bianche senza che queste si consumino. Nonostante la varietà dei modi in cui è possibile picchiare i malcapitati di turno, il massimo del divertimento lo si ottiene affrontando l’avventura ai livelli più alti di difficoltà, poiché già a Normal gli scontri sono tutt’altro che impegnativi.
Di importanza fondamentale poi, risulta ora la gestione del denaro: il bottino duramente guadagnato attraverso le varie scorribande – o in altri modi che non voglio svelarvi – non è più una valuta relegata alle semplici attività di svago o all’acquisto di equipaggiamento migliore, bensì fa le veci dei punti esperienza, consentendo di potenziare i personaggi tramite lo sblocco di nuove abilità negli alberi dedicati agli stili di combattimento.

Il modo in cui viene introdotto Goro sarà… inaspettato. Almeno per i fan.

Come tradizione per la serie, il comparto tecnico è probabilmente l’unico elemento dalla qualità altalenante: alle superbe espressioni facciali e all’ottimo framerate che raramente mostra incertezze, si alternano episodi di compenetrazione poligonale, texture mediocri in bella vista e i sempreverdi muri invisibili che al giorno d’oggi lasciano l’amaro in bocca, pur essendo i giocatori consapevoli della natura cross-gen del titolo (la versione PS3 è stata distribuita solo in patria).
Il sonoro invece si attesta su ottimi livelli, potendo vantare un eccellente doppiaggio nipponico corredato dai sottotitoli in inglese (assente ancora una volta la localizzazione in italiano) e una colonna sonora di tutto rispetto e sempre azzeccata.
Tirando le somme, Yakuza 0 è un pacchetto videoludico di emozioni, contenuti a iosa e cultura giapponese Anni ’80: un titolo imperdibile tanto per i fan di vecchia data, quanto per i neofiti che per la prima volta si troveranno tra le mani l’esponente di una saga fin troppo sottovalutata dalle nostre parti.
Chi è reduce dal recente Yakuza 5 potrebbe notare fin troppe similitudini e fin troppe poche novità, tanto da etichettare il tutto come un “more of the same“, ma ehi… squadra che vince non si cambia. Dico bene?

  • Comparto narrativo superbo
  • Ricco di contenuti
  • Combat system divertentissimo

 

  • Qualche incertezza sul fronte tecnico
  • Poche novità rispetto al passato

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NekoPolpo - Biografia

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