Pubblicato il 25/08/15 da Cathoderay

Until Dawn: a sound of thunder

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Se dicessi che ero curioso di provare Until Dawn mentirei spudoratamente, ho seguito l’uscita del gioco in questi mesi in maniera abbastanza pigra, e, complice l’Agosto sonnacchioso che sta finendo, non mi sono preparato minimamente all’arrivo della copia per la recensione. Questo atteggiamento, a sorpresa, si è rivelato ottimo, ma non per quello che credete voi.

Passando in sordina, durante l’ultimo periodo estivo, Until Dawn è arrivato a me senza nessuna aspettativa, ma anche senza nessun pregiudizio, e la cosa ha decisamente giocato a suo favore, perché guardando qualche video online posso dire che nessuno riesce a catturare davvero l’essenza del gioco.
Andiamo con ordine: il nuovo lavoro di Supermassive Studio è un survival horror/avventura interattiva, in esclusiva su PlayStation 4, ispirato agli slasher movie come, citandone uno a caso, Venerdi 13. Sulle prime vi ricorderà sicuramente i lavori di Quantic Dream, tipo Heavy Rain o Beyond: Two Souls, ma dopo pochi minuti di gioco si svela la sua vera natura.

Otto ragazzi, una baita di montagna isolata ed un maniaco con la maschera sono gli elementi della trama, che di certo non brilla per originalità, ma omaggia volutamente i film del genere a cui il gioco è ispirato. Nonostante la base sia particolarmente labile, la trama riesce a essere piuttosto avvincente, mantenendo sempre la tensione alta nel giocatore. Anche nelle sezioni “tranquille” del gioco, più di una volta, nonostante sapessi di non essere in pericolo, sono rimasto in allerta per non farmi trovare impreparato, finendo poi, inevitabilmente, in qualche jump-scare, messo ad-hoc per fregare il giocatore.

Dal punto di vista grafico Until Dawn è sontuoso, con uno dei motion capture più belli mai visti in un videogioco. I visi sono meravigliosi ed è impossibile non riconoscere subito gli attori che animano i vari personaggi del gioco. Vi assicuro che, più di una volta, sono rimasto incantato nell’osservare i visi dei protagonisti, cosi perfettamente dettagliati, ricchi di particolari e splendidamente animati; anche l’ambientazione è notevole, con bellissimi esterni innevati ed un ottima gestione delle luci dinamiche. Se pensiamo che questo progetto doveva vedere la luce su PlayStation 3, non possiamo che apprezzare l’incredibile lavoro svolto per questo titolo, forse uno dei pochi next-gen che abbia visto fino ad oggi. Ciò non significa che sia perfetto, a volte i movimenti dei personaggi sono legnosi e poco fluidi, ed i volti assumono delle espressioni un po’ artefatte, sopratutto durante dialoghi tra i vari protagonisti.

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Salva la cheerleader!

Tutte le meccaniche del gioco ruotano attorno all’effetto farfalla: ogni nostra scelta comporterà alterazioni visibili sulla trama ed il destino dei protagonisti, decretandone anche la salvezza dalla morte in più di un occasione. Per intenderci, potreste finire il gioco con tutti i personaggi in vita, tutti morti o una delle varie combinazioni di mezzo, il che vi fa anche capire quanto sia facilmente rigiocabile, per la curiosità di effettuare una decisione diversa e vedere cosa accadrà. Questa meccanica, unita ai quick-time event e ad altre piccole finezze, come il dover tenere il pad immobile in determinate situazioni di tensione, rendono l’esperienza di gioco unica e molto coinvolgente, il che è esattamente ciò che ci si aspetta da un titolo del genere. Il non voler distrarre il giocatore dalla trama si riflette anche nei salvataggi costanti del gioco e nei menù molto basilari: in pratica, a parte alcuni oggetti che potrete visionare nuovamente, dopo essere stati raccolti, non avrete altro di cui preoccuparvi; tutto ciò che finisce nell’inventario verrà utilizzato in automatico dai personaggi, così da lasciarvi sempre immersi nell’atmosfera e vittime della tensione, i piatti forti del gioco.

La colonna sonora porta il nome di Jason Graves, autore delle musiche di tantissimi videogiochi di atmosfera, per citarne un paio, la saga di Dead Space e The Order: 1886,  dimostrando di saper sempre toccare le corde giuste; la musica del gioco è perfetta e sottolinea ottimamente il clima che permea tutto il gioco, accompagnandoci costantemente verso il finale. Ottimi anche gli effetti sonori: vi assicuro che giocare Until Dawn con le cuffie vi strapperà più di un brivido, grazie al sapiente utilizzo dei suoni.
Molto buono anche il doppiaggio, sia in lingua originale che in italiano, nonostante, in quest’ultimo caso, perda qualche colpo a causa di un lip-sync non eccelso, una grossa stonatura con la cura per i dettagli di cui il gioco abbonda.

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Non avete idea dei suoni che sentirete in questo frangente.

Mentre lottavo per sopravvivere ad un pazzo maniaco con la maschera, non potevo fare a meno di riflettere sul fatto che questo gioco potrebbe non piacere a tutti. La forte componente cinematografica horror, il sistema di gioco fin troppo semplice e la sua stessa tipologia potrebbero tenere lontane molte persone. Di certo Until Dawn non è per tutti e se cercate un survival horror di stampo classico rimarrete delusi, mentre  per chi desidera qualcosa di nuovo ed intenso, non si scandalizza per la durata (nove ore, più o meno) ed ama il cinema, questa è un’esperienza da provare assolutamente. Io stesso ne sono rimasto piacevolmente sorpreso. E poi c’è Hayden Panettiere.

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Non so se mi spiego.

Until Dawn è disponibile, come già detto, in esclusiva per PlayStation 4. Potete procurarvi la vostra dose personale di Hayden Panettiere su Amazon.it per 64.80€.

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Cathoderay - Biografia

Pare che io sia l'entropia videoludica.

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