Pubblicato il 07/08/25 da Fedro

Soma – Recensione (Nintendo Switch)

Una delle produzioni narrativamente più intriganti di Frictional Games fa capolino su Nintendo Switch
Piattaforma: , /
PEGI:

Dopo più di dieci anni dalla sua uscita originale, SOMA arriva su Nintendo Switch e Nintendo Switch 2 con un porting atto a preservarne l’importante eredità. Il titolo sviluppato dai ragazzi svedesi di Frictional Games, già noti per aver rivoluzionato l’horror psicologico con il mai troppo lodato Amnesia: The Dark Descent, torna a far parlare di sé grazie a Abylight Studios, che confeziona una versione giocabile sulle console ibride della grande N.

Se ve lo siete persi nel 2015, questa può essere un’ottima occasione per recuperarlo, soprattutto per chi ama giocare in portatile, sdraiato al buio, sotto le coperte.

Un grave incidente, un risveglio in un futuro lontano

SOMA non è solo un horror: è un thriller psicologico ambientato in un futuro post-apocalittico. Si parte nel 2015 con Simon Jarrett, un uomo reduce da un grave incidente, che si sottopone a una scansione cerebrale sperimentale. Ma qualcosa va storto: Simon si risveglia nel 2104, in una misteriosa struttura sottomarina chiamata Pathos-II, ormai in rovina.

L’unico contatto umano con cui avrà a che fare è Catherine, una scienziata la cui coscienza è intrappolata in un robot. I due intraprendono un viaggio tra le sezioni abbandonate della stazione, cercando di capire cosa è successo al mondo… e a loro stessi, mentre delle ombre incessanti si aggirano alle loro spalle e sembrano inseguirli.

Uno dei punti di forza assoluti di SOMA è infatti l’atmosfera. Pathos-II è un luogo credibile, immersivo, vivo e morto allo stesso tempo. Che ci si trovi ad esplorare un laboratorio in rovina o camminare sul tetro fondale oceanico, il senso di isolamento è totale. È una fantascienza depressa e decadente, palesemente ispirata a produzioni come System Shock, alla meravigliosa Rapture di Bioshock e persino ad uno dei grandi capolavori della cinematografia mondiale, ossia 2001: Odissea nello spazio, diretto dall’immortale Stanley Kubrick.

La narrazione è quindi principalmente data dall’ambiente di gioco: ogni terminale racconta una storia, ogni porta chiusa nasconde una verità. E più ci si addentra nel viaggio verso la verità mano nella mano con Simon, più ci si rende conto che il vero nemico non è un mostro, ma l’idea di ciò che siamo disposti a sacrificare per sopravvivere. Narrativamente Soma non è invecchiato di un giorno e ancora oggi risulta emozionante, principalmente per chi avrà il piacere di scoprirne l’ottima storia per la prima volta, ma anche per coloro che già dieci anni fa si addentrarono nei meandri più reconditi di Pathos-II.

Tensione costante senza mai menare fendenti

SOMA non punta sui “jumpscare“, ma su un’atmosfera di perenne tensione. Gli incontri con le creature sono pochi ma ben gestiti (anche se non tutti allo stesso livello) e sono maestri nel generare ansia nel giocatore. Il focus è quindi l’esplorazione dell’ambientazione, scoprendo cosa è realmente successo nel luogo in cui Simon si risveglia improvvisamente e (apparentemente) senza un motivo preciso.

Per aggiungere ulteriore pepe, non mancano i classici enigmi ambientali, in questo caso nulla di troppo difficile e/o complesso e numerosi audio/log e documenti da rinvenire e da leggere per avere un quadro più chiaro della situazione.

Assenti invece sono armi di qualsiasi tipo. Gli scontri diretti con i nemici non sono assolutamente previsti; fuggire e nascondersi saranno un mantra che dovrà essere tenuto a mente per tutta la durata di una run, che si attesta sulle 9/11 ore, longevità abbastanza in linea con produzioni dello stesso genere. Il senso di impotenza e di abbandono, dovuti proprio alla mancanza di oggetti offensivi, sono comunque palpabili e l’immedesimazione e il senso di abbandono a sé stessi sono totali. Ma rendono bene anche sulle console ammiraglie di mamma Nintendo?

Un porting con luci e ombre 

SOMA su Nintendo Switch offre un’esperienza il più possibile fedele al titolo originale, sebbene non risulti piacevole da vedere come su Playstation 4, Playstation 5 o ancor meglio PC, per ovvi limiti tecnici di un hardware che ha ormai sul groppone la bellezza di otto anni. Per riuscire a girare in portatile, sono stati eseguiti infatti alcuni tagli grafici visibili, soprattutto per quanto riguarda le texture e la risoluzione generale, con effetti di nebbia artificiale che alterano l’atmosfera. Quasi sempre costante, al di là di qualche leggero scatto, è il frame rate, che si attesta sui 30 frame al secondo piuttosto stabili.

L’aggiornamento gratuito per Switch 2 (ricordiamo che la build di base è stata pensata per la prima Switch) invece, rilasciato dopo pochi giorni dall’uscita, migliora notevolmente risoluzione, frame rate, tempi di caricamento e nitidezza visiva, senza però introdurre nuove funzionalità specifiche. Questo lo rende un port accettabile per chi desidera giocare in mobilità, ma non un’edizione tecnicamente eccellente. Se voleste infatti godere al massimo della sua resa visiva, il consiglio è di rivolgersi verso altre versioni del titolo, disponibili su altre piattaforme e di giocare su Nintendo Switch 1/2 solo se siete irriducibili fan della portatilità o se non avete di meglio a disposizione.

Ottimo resta invece il comparto audio, con effetti sonori inquietanti e musiche minimali che contribuiscono a creare un mood eccezionale e che farà accapponare la pelle esattamente come accadeva dieci anni fa – sebbene ancora ci sconvolga pensare che siano trascorsi così in fretta. 

Soma resta un gioco valido da giocare nel 2025?

Assolutamente sì.

SOMA è un gioco che parla di identità, di coscienza, di fine del mondo. Ma lo fa con intelligenza, senza spiegare tutto, lasciando il tempo di ragionare – e magari, restare in silenzio davanti allo schermo. Resta ad oggi una perla, dalla trama intrigante e dall’atmosfera profondamente immersiva, il cui gameplay, principalmente basato sull’esplorazione è secondario al vivere una storia profonda. Gli amanti degli horror più action magari non saranno troppo soddisfatti, ma per coloro che vogliono farsi trasportare all’interno di una storia intimistica, terrificante quanto filosofica troveranno pane per i loro denti. 

Anche se il consiglio è di non vivervelo su Switch, bensì su qualche altra macchina dedicata al videogiocare. Per quanto il porting sia stato realizzato con impegno, certi titoli vanno vissuti gustandone al meglio il loro aspetto visivo.

Perché è pur vero che una decade è passata, ma SOMA nonostante il suo budget non eccessivo, resta bellissimo da vedere ancora oggi… su PC, Xbox o Playstation.

Se comunque siete in vena di emozioni forti, senza la vena horror di mezzo ma con più gameplay, recuperatevi Clair Obscur: Expedition 33, anche se è vero che mezzo mondo l’ha ormai giocato. 

  • Trama eccezionale che tocca argomenti profondi
  • Atmosfera ansiogena palpabile
  • Ambientazione coinvolgente tutta da scoprire
  • Comparto audio che fa accapponare la pelle dalla paura
  • Porting accettabile a patto che non si posseggano altre piattaforme di gioco

 

  • Un porting realizzato con amore, ma SOMA rende di più giocato su altre piattaforme
  • La mancanza di scontri con i nemici potrebbe scoraggiare i giocatori più amanti dell'azione

Fedro - Biografia

Amante del panorama videoludico sin dalla tenera età, ama scriverne e narrarne le storie. È anche content creator e titolare del canale YouTube "TwoTimesNerd".

Commenta questo articolo!