Lizardcube torna a mettere le mani su un classico, dopo aver dimostrato con Streets of Rage 4 e Wonder Boy: The Dragon’s Trap di saper ridare vita a icone del passato. Con Shinobi: Art of Vengeance lo studio non si limita a replicare: costruisce un linguaggio visivo e ludico che fonde fedeltà e reinvenzione. Ogni scenario sembra un quadro animato, pennellato come un Ukiyo-e che prende vita, con fiamme che corrono lungo i muri, foglie che oscillano in aria e animazioni talmente fluide da sembrare irreali. Giocarlo significa muoversi dentro un’opera illustrata, senza che la ricercatezza visiva rallenti mai la risposta ai comandi.
Pioggia di Kunai
La struttura è quella di un action 2D puro, con un sistema di combattimento immediato e affilato. La katana risponde con precisione chirurgica, i kunai si piantano nel nemico con soddisfazione tattile, le combo aeree permettono di mantenere la pressione anche mentre si ricade al suolo. Tornano le arti Ninpo, che consentono attacchi ad area o potenziamenti temporanei, e si aggiunge un sistema di esecuzioni che, se ben preparate, permettono di eliminare un avversario con un solo colpo. È un combattimento che non lascia pause: il ritmo è serrato, ma mai caotico, e ogni azione sembra sempre sotto controllo. A completare il quadro c’è un albero delle abilità che amplia progressivamente le possibilità del ninja, e checkpoint ben distribuiti che danno respiro senza sminuire la difficoltà.
Tra boschi fitti e Jungla di cemento
Il design dei livelli è uno degli elementi più riusciti. Le quattordici missioni non si limitano a condurre il giocatore da un punto all’altro, ma si aprono come scenari ampi, disseminati di bivi e passaggi inizialmente inaccessibili. Con l’avanzare delle abilità, questi varchi si trasformano in sfide supplementari, spesso dure e selettive, ma sempre ricompensate da risorse preziose per chi punta a completare l’avventura in ogni dettaglio.
Non c’è un mondo unico a collegare le aree, ma ogni stage diventa un reticolo fitto, concepito per essere percorso più volte senza mai cadere nella monotonia. Il ritorno sui propri passi è alleggerito da un sistema di spostamenti rapidi tra i punti di controllo, che mantiene fluido il ritmo dell’esplorazione. L’effetto finale ricorda la struttura più raffinata dei migliori capitoli metroidvania: varietà di ambientazioni, segreti ben nascosti, e una progressione che invoglia sempre a spingersi oltre.
Tra i tesori celati si trovano reliquie capaci di ampliare l’equipaggiamento, unità d’élite da abbattere per ottenere potenziamenti permanenti, e portali enigmatici che nascondono premi cruciali per le fasi finali. A rendere il tutto più vivo, contribuisce la mobilità del protagonista: doppio salto, scatto aereo, e strumenti come artigli o deltaplano che arricchiscono le coreografie di movimento. Con la mappa a disposizione per orientarsi, la sensazione è quella di un percorso sempre più complesso, che si lascia esplorare con la leggerezza di una danza sospesa nell’ombra.
Pennellate che feriscono
La direzione artistica è il cuore pulsante del gioco; non è un semplice ritorno alla grafica bidimensionale, ma un’interpretazione che restituisce dignità all’arte fatta a mano. Ogni fondale sembra inciso, ogni nemico ha una personalità visiva che lo rende unico. L’influenza di studi come Vanillaware si sente, ma qui non c’è imitazione: c’è un’estetica personale, che mescola tradizione giapponese e sensibilità moderna. Guardare Shinobi: Art of Vengeance è quasi un piacere indipendente dal giocarlo, ma quando pad e schermo si uniscono, l’impatto visivo e il ritmo dell’azione si sostengono a vicenda.
Ombre che restano
Al di là della campagna principale, il gioco si apre a diverse opzioni pensate per allungarne la vita e mettere alla prova i giocatori più esigenti; C’è una modalità Arcade che invita a ripercorrere le missioni inseguendo punteggi sempre più alti, una boss rush impegnativa e senza tregua, e sfide segrete che, una volta completate, regalano ricompense capaci di cambiare l’approccio all’endgame. Non sono semplici extra, ma veri esercizi di disciplina, occasioni per affinare lo stile e trasformare ogni battaglia in padronanza vera. È in questi spazi che Shinobi: Art of Vengeance rivela tutta la sua ambizione: non solo riportare in vita un classico, ma costruire un terreno dove continuare a migliorarsi anche dopo il finale.
Un ritorno che non vive di nostalgia sterile, ma di una reinterpretazione artistica e ludica coerente; Shinobi: Art of Vengeance è un action bidimensionale che respira a pieni polmoni dai suoi antenati e ne amplifica le bellezze all’estremo, semplice da capire, difficile da dominare, dannatamente bello da vedere, non giocarlo sarebbe un errore enorme.
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