Pubblicato il 23/02/16 da Neko Polpo

Punch Club – La strada è il mio ring

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Era uno dei titoli più attesi di questa stagione e in meno di due settimane dal suo rilascio aveva già venduto più di 100.000 copie, raggiungendo pertanto un successo strepitoso, benché non inaspettato. Punch Club, nono titolo della Tiny Build Games, sviluppato dalla ceca Lazy Bear Games è un videogame simulazionista in cui i giocatori vestiranno i panni di un ragazzo deciso ad intraprendere la carriera pugilistica, dopo che da bambino ha assistito all’omicidio del padre, pugile come lui.

Le atmosfere sono quelle da film di genere degli anni ’80 e a ricordarcelo è proprio la grafica a 8-bit, che sembra ormai diventata un must-have per tutti gli sviluppatori indipendenti ed uno stile imprescindibile per chi vuole puntare su quella che mi ostino a chiamare operazione nostalgia.

Lo scopo del gioco è quello di accompagnare il nostro novello Rocky – o Creed, se vogliamo fare collegamenti crossmediali più recenti – nel lungo percorso per diventare un campione della boxe, e per farlo dovremo seguirlo non solo durante i duri allenamenti e decidere per lui se concentrarci maggiormente sulla sua forza, sulla sua resistenza o sulla sua agilità, ma anche nelle vicissitudini della quotidianità legate alla difficile vita da ragazzo quasi di strada.

Il nostro mentore ha una bacheca piena di memorabilia interessanti.
Il nostro mentore ha una bacheca piena di memorabilia interessanti.

Il ritmo del gioco è infatti scandito da giornate tipo, con tanto di tempo che scorre ogni volta che ci spostiamo da una zona all’altra della mappa della città in cui vive. Le prime scelte da fare riguardano proprio il modo in cui ci si sposta: a piedi – mettendoci più tempo, ma risparmiando qualche soldino – oppure in autobus, pagando, ma arrivando a destinazione in poco tempo.

Il rapporto con il denaro è più croce che delizia di questo gioco, visto che dovremo far lavorare il nostro eroe in cantiere – il che gli consente di mantenersi in qualche modo in allenamento – oppure come pizza boy per fargli guadagnare abbastanza soldi da pagarsi la palestra, il cibo o le attrezzature sportive utili a farlo allenare in casa. Croce, dicevo, perché i soldi finiscono molto presto sia perché la roba costa, sia perché camminare per strada con troppi soldi in tasca ti espone al rischio di essere aggredito da qualche teppista, che puoi decidere se affrontare oppure evitare, ma consegnandogli tutto o parte di ciò che hai. Inutile dire che inizialmente il personaggio non è in grado di vincere alcuno scontro e quindi è più facile che perda tutti i soldi che ha.

Il fulcro del gioco è la gestione delle risorse, non solo economiche – come abbiamo visto – ma anche e soprattutto fisiche: mantenere il nostro campione in perfetta forma non è cosa semplice e le visite in palestra dovranno essere frequenti e di qualità, perché la condizione fisica non è qualcosa che una volta acquisita rimane stabile, ma cala con il passare del tempo, rendendo anche in qualche modo frustrante l’impegno speso fino a quel momento. C’è anche la possibilità di ricorrere a qualche… trucchetto che forse non è poi così legale, ma l’effetto ha durata limitata e rischia di sballare tutte i valori del nostro pugile.

Ma quello è Mastro Lindo?
Ma quello è Mastro Lindo?

Ciò si riflette negativamente sulle prestazioni sportive del nostro eroe che, nella sua ascesa verso l’olimpo della boxe, si dovrà inizialmente misurare in tornei organizzati dalla palestra che frequenta e che inizialmente perderà quasi sempre senza appello, perché troppo scarso. I combattimenti sono la parte in qualche modo interessante del gioco. In essi, il giocatore non ha alcun controllo diretto del pugile, ma può solo definire la tattica da adottare – scegliendo preventivamente e tra un round e l’altro le abilità da utilizzare, tra quelle disponibili in uno skill tree che si riempirà man mano che si va avanti nel gioco e si pompa il nostro pugile – e sperare che l’allenamento fatto fino a quel momento sia stato sufficiente per consentirgli di vincere l’incontro.

Questo è forse l’aspetto più fastidioso, perché richiede uno sforzo strategico maggiore da parte del giocatore e condanna il tempo di gioco ad una ripetitività che alla lunga stanca. Il lato positivo è costituito invece dal citazionismo, che dà il meglio di sé proprio durante i combattimenti – non solo, ma per lo più sì – strizzando l’occhio fin dalla grafica ai nostalgici degli anni ’80 e ’90 e richiamando continuamente Rocky, le Tartarughe Ninja, Van Damme e chi più ne ha più ne metta. E forse la scelta di optare per l’8-bit non è azzeccatissima, specie se tutto il gioco si deve concentrare esclusivamente nella crescita fisica ed economica del nostro protagonista, senza la possibilità di influire più di tanto – se non indirettamente – sui suoi successi.

Tuttavia, gli allenamenti daranno i loro frutti, e il nostro pugile riuscirà a raggiungere le alte vette della boxe e a misurarsi con i più grandi campioni e nei tornei più prestigiosi, diventando sempre più ricco e riuscendosi a permettere una casa più spaziosa e lussuosa, e persino una ragazza. Ma ci vorrà del tempo!

Un coccodrillo ninja. Gli porti la pizza e non vuole pagarti. Che fai, non lo meni?
Un coccodrillo ninja. Gli porti la pizza e non vuole pagarti. Che fai, non lo meni?

Personalmente non ne sono rimasto particolarmente colpito, anche perché il connubio tra operazione nostalgia e gestionale alla The Sims rischia di diventare un pastrocchio che alla lunga stanca. Però i numeri hanno fin qui parlato chiaro e il successo di pubblico ha sicuramente premiato tanto l’idea che la sua realizzazione.

Punch Club è disponibile per il download tramite Steam a 13,99€ e su Apple Store e Google Play a 4,99€.

polipi

  • Apprezzabili e numerosi riferimenti alla cultura pop degli anni '80 e '90
  • Disponibile in multipiattaforma.

 

  • Ripetitivo
  • Frustrante.

 

NekoPolpo - Biografia

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