Pubblicato il 26/09/15 da Neko Polpo

Satellite Reign: notti di un futuro passato

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Era l’ormai lontano 1993 quando il mondo dei videogiochi, ancora acerbo, ancora “puro”, fu sconvolto da Syndicate. Prodotto da Bullfrog ed Electronic Arts, il gioco era un pugno nello stomaco per tutti i giocatori che, abituati a toni decisamente meno forti, si erano trovati davanti uno strategico in tempo reale futuristico dove la violenza la faceva da padrona su tutto.
Nei panni di un leader corporativo si dovevano comandare a distanza quattro agenti sul campo per compiere missioni di guerriglia urbana atte a portare al successo sempre maggiore la propria corporazione.
Per fare ciò si poteva ricorrere non solo a potenziamenti cibernetici all’avanguardia, per rendere gli agenti (dei gusci vuoti) delle perfette macchine assassine, ma anche ad armi di distruzione e persuasione dal potere incredibile.
A cercare di fermare il cammino del nostro manipolo di Terminator si trovavano agenti di polizia, esercito, altre forze corporative o agenti della Chiesa rivale (soprattutto nel seguito, Syndicate Wars).

Dopo il succitato Syndicate Wars, la serie fu interrotta fino al prodotto di Starbreeze ed EA nel 2013: un FPS cyberpunk a missioni, il cui single-player sembrava tanto voler dire “ehi, avete riportato in auge Deus Ex? Noi lo facciamo con Syndicate!”. Blando e poco incisivo, il gioco presentava invece una modalità co-op molto carina in cui, nei panni di un gruppo di quattro tecno-agenti, si portava a termine un’ampia scelta di missioni.
Ma non era il “vero” Syndicate. Anzi.
In un periodo in cui vanno di moda i “successori spirituali”, Satellite Reign si ritaglia meritatamente uno spazio come erede del titolo Bulfrog: dopo una campagna KickStarter di grande successo, terminata due anni fa, ha visto finalmente la luce, da un paio di giorni, in versione completa (ma migliorabile, e vediamo tra un attimo perché) in seguito ad un Early Access durato mesi.
Il team australiano di 5 Lives, capitanato da Mike Diskett (ex-Bullfrog e già responsabile di Syndicate Wars, come altri membri della neonata software house) ha saputo riprendere a piene mani dall’esperienza originale, coniugandone le meccaniche con il presente dell’industria videoludica. Questo cosa vuol dire, che sarà tutto grafica e niente gameplay? Che sarà facilissimo e zeppo di in-app purchases?

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Tramite questa interfaccia sarà possibile potenziare i nostri agenti con nuove armi, abilità ed augmentations.

No, semplicemente che è bellissimo da vedere (molto più di quanto fossero, anche per gli standard di allora, gli originali Syndicate) e non tradisce le aspettative dei fan.
Togliamoci il pensiero e diciamo subito cosa non va in Satellite Reign:

  • Rispetto all’Early Access è stata rimossa la possibilità di usare veicoli. Date le dimensioni della mappa, soprattutto nelle fasi iniziali del gioco, esplorare a piedi l’ambientazione potrebbe risultare molto lento.
  • Il gioco è un free roaming. “Ma come, ti lamenti di questo aspetto?”, vi starete chiedendo. Sì, nonostante per alcuni tipi di gioco sia assolutamente convinto che l’esplorazione libera di un mondo digitale sia meraviglioso, qui funziona con alti e bassi. Mi spiego.

Gli originali Syndicate, così come i vari X-Com, o Crusader (tutti titoli simili) erano strutturati a missioni. Una location, un briefing, un compito, e poi telare verso l’area di estrazione per poter salvare i progressi, potenziare i propri agenti e ricominciare con un altro obiettivo. In Satellite Reign, invece, sarete sempre nella stessa mappa, che si espanderà in base alla vostra curiosità e agli obiettivi che vi verranno assegnati. Il brutto è che il vostro contatto con la base spammerà missioni su missioni durante la vostra esplorazione, trasformando il gioco in un elenco di cose da fare, infinito, fino alla fine. Nessuna interruzione tra una missione e l’altra. Nessuna pausa, nessun “OK, questa l’ho fatta. Salvo e ricomincio da zero la prossima.” Come in un gioco di ruolo con visuale dall’alto avrete una checklist di cose da fare che crescerà a dismisura fino a tre quarti del gioco, per poi cominciare a ridursi verso la fine. Provate a tenere attive tutte le missioni e avrete una mappa che sarà letteralmente invasa da lucine gialle e frecce da seguire. Il problema è che in un GDR questa struttura funziona: la narrazione accompagna lo svolgersi delle missioni, che così acquistano una valenza più grande e diventano veri agganci per farvi affezionare ai personaggi. Satellite Reign in quel senso è gelido come un pezzo di ghiaccio. È esecuzione pura.

  • Il gioco si svolge tutto di notte. Va bene, questo è un punto negativo solo a metà. D’altra parte lo sappiamo, in qualsiasi ambientazione cyberpunk che si rispetti, se le cose vanno bene, il cielo “è del colore di un televisore sintonizzato su un canale morto”, oppure cade perenne pioggia acida o gli umani hanno offuscato il sole per combattere le macchine. Il problema è che non si ha alcuna sensazione di trascorrere del tempo, non essendoci una vera trama, e questo potrebbe riassumersi in un “tutto in una notte”. Una notte che dura venti ore e che vede i vostri agenti svilupparsi e potenziarsi in maniera velocissima.
  • Gli sfondi sono troppo belli. È un difetto? Potrebbe esserlo nel momento in cui per attraversare una strada non capite dove finisce il cartellone al neon, di una pubblicità a sfondo sessuale, ed inizia la strada stessa, anch’essa delimitata da guard-rail al neon. Ogni tanto, colpevole anche la visuale praticamente statica, vi sembrerà di starvi muovendo in un bellissimo labirinto.
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Esplorando la città svelerete di volta in volta le nuove zone che la compongono.

OK, finito, giuro. Per il resto Satellite Reign spacca (come siamo giovani noi di Pixel Flood!): come ho appena detto, graficamente, anche se un po’ caotico, è veramente stupendo, con la sua iper-dettagliata grafica poligonale che fa il verso ai giochi di una volta, e presenta architetture e ambienti ispiratissimi e che faranno davvero felici tutti i fan di William Gibson e del cyberpunk vecchia maniera. Scritte fucsia, verde fluorescente, azzurro accesissimo e cartelloni animati illuminano le strade della città, mentre i lampioni sfarfallano e le telecamere di sorveglianza illuminano a giorno alcuni vicoli.
La colonna sonora, seppur non presenti brani particolarmente ispirati, funziona ed accompagna molto bene ogni momento, con temi ambient elettronici di chiara ispirazione anni ’80, in cui i sintetizzatori la fanno da padrone.
Ma, sebbene abbia già scritto che non avendo una trama ed essendo in pratica una lista di task da soddisfare uno di fila all’altro, Satellite Reign rischia di lasciare indifferenti, è il suo gameplay a renderlo così addictive, se siete avvezzi al genere.
Nonostante non si tratti di qualcosa di originalissimo (le missioni spesso vi vedranno impegnati ad hackerare sistemi di sicurezza per infiltrarvi in un complesso, rubare nuove tecnologie o scortare VIP), a coinvolgervi sarà la necessità di ragionare velocemente. Dovrete affidarvi ad un’attenta strategia, in fase di preparazione agli assalti, considerando molti fattori dell’ambiente che vi circonda. Una volta messa a punto una strategia, la cosa più esaltante di tutte sarà il dover comunque improvvisare: nulla andrà (quasi) MAI come avrete predefinito e vi toccherà trovare soluzioni alternative per tirarvi fuori dai guai.
Entrare in un complesso protetto da sistemi di livello 4, con un hacker che avrà appena raggiunto quel punteggio di abilità, potrebbe essere un ottimo modo per acquisire nuove tecnologie, ma se all’interno vi aspettano molte più guardie di quante ne avevate preventivate, è d’obbligo improvvisare, magari sfruttando le abilità appena acquisite, per trovare il modo di fuggire senza lasciarci le penne.

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I nostri quattro agenti sono pronti a “spaccare” tutto.

Considerando che il gioco, come il succitato X-Com, vi metterà a disposizione la libertà di personalizzare il vostro party con diverse classi (Soldier, Support, Assassin e Hacker), potenziamenti cibernetici (“I never asked for this!”) per ogni parte del corpo ed una buona scelta di abilità, potete capite quanta libertà avrete, anche grazie alle missioni completabili nell’ordine che preferite. Decidete di potenziare al massimo le abilità di combattimento dei vostri? Allora i percorsi più pericolosi, in termini di guardie, saranno più approcciabili, mentre vi precluderete i passaggi dove un alto livello di hacking vi spalancherà porte altrimenti inavvicinabili.

Il pretesto di tutto vede la tecnologia raggiungere un livello tale da permettere la semi-immortalità, ma solo a coloro che se la possono permettere: quanto ci impiegheranno i potenti ed i politici a lasciarsi alle spalle i comuni mortali? Quanto la “legge” merita di essere assecondata? Quanti sono i sacrificabili?
Le tematiche ci sono tutte, l’ambientazione è perfetta, il gameplay diverte.
Pecato solo per i pochi difetti di cui sopra, perché basta davvero poco per rendere Satellite Reign un capolavoro del cyberpunk videoludico. Speriamo che i 5 Lives decidano di migliorare il gioco con delle patch e sopperire alle poche mancanze e, magari, ci diano un’espansione che aggiunga il multiplayer. Sarebbe davvero stupendo.

Satellite Reign medagliette

NekoPolpo - Biografia

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