Pubblicato il 11/06/20 da Sakurin

Video Girl AI

Un manga di formazione

Video Girl Ai

Denei Shoujo, un nome che probabilmente ai più non dice nulla, ma che potrebbe aprire un mondo se riportato con il titolo italiano: Video Girl Ai. Un manga che chiunque abbia letto in adolescenza non può dimenticare facilmente. Pubblicato su Shonen Jump dal 1989 al 1992, arrivò in Italia, edito da StarComics, con grande velocità nel 1993.
In quel periodo le fumetterie erano molto rare e soprattutto ubicate in grandi città. I manga si compravano in edicola e spesso erano vicino alle sezioni R18 anche quando il titolo non lo era affatto. Video Girl Ai però non era nemmeno così casto in fondo, ma a differenza delle produzioni più attuali del maestro Masakazu Katsura, era sicuramente molto più soft.

Confronto tra gli storici numeri 1 in edizione italiana e giapponese

Video Girl Ai è un manga che va letto in età adolescenziale per poter coglierne tutto l’incredibile bagaglio emotivo, morale e sentimentalmente istruttivo che si porta dietro. È uno Shonen Manga e quindi indirizzato ad un pubblico di ragazzi, più che altro maschile, ma che non estromette la sfera femminile, anzi alle volte la esalta. Ho sempre pensato che fosse uno dei manga che più viene percepito in maniera diversa, ma non meno importante, se a leggerlo è un ragazzo o una ragazza. Ma di cosa parla? Effettivamente è il caso che vi scriva due righe sulla storia perché forse non tutti coloro che leggono queste righe lo conoscono. La storia gira attorno ad un ragazzo, Yota Moteuchi, imbranatissimo con le donne, innamorato perso per una compagna di classe di nome Moemi a sua volta innamorata di Takashi, migliore amico di Yota. Un giorno Moemi riesce a trovare il coraggio di dichiararsi al ragazzo, ma questo, ben sapendo i sentimenti di Yota e non provando nulla per la ragazza, la rifiuta su due piedi. Moemi sembra prenderla bene, ma non è affatto così e Yota lo capisce subito e la cosa fa scaturire nel cuore del ragazzo una profonda tristezza. Quella sera, nel tornare a casa, Yota si imbatte in un videonoleggio, Gokuraku, e spinto ad entrare viene attratto da una videocassetta (al tempo non esistevano DVD, bluray e cose simili) con una bella ragazza in copertina e un titolo che recitava “Io ti consoleró – Ai Amano“. Il proprietario, stupito di vedere un ragazzo nel negozio, spiega a Yota che solo i puri di cuore possono vedere quel videonoleggio e la faccenda finisce con Yota a casa pronto per infilare la videocassetta nel videoregistratore. Per un malfunzionamento dello stesso però il programma della cassetta viene parzialmente sovrascritto da un altro e tra saette e fusibili in fumo, Yota si ritrova sul letto quella Ai Amano che vedeva raffigurata nella copertina. In carne ed ossa…e molto meno seno.

Due tavole di esempio. Ai Amano prima e dopo essere uscita dal videoregistratore.

Quella che doveva essere una video girl uscita dallo schermo per consolarlo si era tramutata in una ragazza tomboy, sboccata e con una prima di reggiseno. Questo l’antefatto della trama che porterà i due a conoscersi e ad innamorarsi l’uno dell’altro incappando in mille problemi, incomprensioni e personaggi ausiliari che avranno tutti però un loro perché di esistere nella storia, per insegnare ai protagonisti e a noi lettori qualcosa sul complicato funzionamento dell’animo umano. Perché Video Girl Ai è anche la storia della volontà di Ai di diventare un essere umano in tutto e per tutto e non solo nel cuore. È una storia che solo un adolescente può apprezzare nella sua potenza emotiva, e una storia che solo un adulto può valutare a mente fredda da un punto di vista diverso, così come Yota stesso, divenuto adulto, si troverà a capire nel seguito della serie, Video Girl Len. Chiunque legga questo manga però, adulto o adolescente che sia, non potrà non cogliere, alla fine, quel imponente messaggio di amore che questa serie vuole imprimere nel cuore di ogni lettore.

Un particolare di una vignetta in un momento molto intenso. Una cura dei dettagli davvero palpabile.

Questo impatto emotivo, va detto, non è dato solo dalla trama, che così a prima vista potrebbe anche risultare banale per uno Shonen. Ciò che aiuta tantissimo la narrazione è il disegno e la regia di ogni tavola. Katsura in Video Girl Ai raggiunge senza dubbio il suo picco come mankaga. Il tratto non è acerbo come in Present for Lemon o in DNA2 (per non parlare di opere ancora precedenti) e non è nemmeno così marcato e spigoloso come in Zetman. Anche le nudità (innegabile non sottolineare la bravura di Katsura nel disegnare i corpi femminili) e il concetto di eros sono qui trattati sempre con una delicatezza quasi imbarazzata, ben lungi dall’uso molto più goliardico di I’S o di quello assolutamente eccessivo di Zetman. Ogni tavola in Video Girl Ai è un capolavoro di perfezione nella struttura, nella regia di narrazione e ancora di più nell’uso dei retini. Su questo punto mi voglio soffermare per sottolineare come questo manga sia probabilmente il manga in cui io personalmente abbia visto il miglior uso dei retini. Ho sempre pensato che i manga non avessero bisogno di colore e Video Girl Ai è l’esemplificazione di questo mio, totalmente personale, pensiero. Non a caso l’anime tratto dalla serie, per quanto carino e comunque ben fatto, non si avvicina neanche lontanamente alla perfezione e alla immedesimazione che mi ha dato il manga. Una serie che non smetterò mai di consigliare, da leggere possibilmente prima dei 18 anni per poterla cogliere nella sua vera essenza e che nonostante sia legata a strumenti tecnologici ormai sconosciuti, temo, a molti ragazzi, resta e resterà sempre attuale nella sua emotività.

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Sakurin - Biografia

Laureata in Lingue Orientali e da sempre appassionata di tutto ciò che è Giappone. Nerd da una vita e gamer da ancora prima! Preferisce i jrpg, ma non disdegna giochi d'azione e picchiaduro.