In principio era il dado.
Il dado era nel gioco da tavolo.
Il gioco da tavolo era il gioco.
In seguito sono sopraggiunti i giochi digitali che hanno iniziato a farsi sempre più strada grazie all’evoluzione degli strumenti creati per la loro realizzazione: sintetizzazione dell’audio, motori grafici e via dicendo. Il gioco da tavolo, invece, sembra sempre essere restato qualche passo indietro rispetto al fratello più giovane ma più promettente che ha attirato dal suo arrivo su di sè molte più attenzioni del suo parente analogico. Le motivazioni sono innumerevoli, a partire dalle risorse limitate che si hanno a disposizione per la realizzazione di un gioco da tavolo: volendo fare un paragone è come avere a disposizione una tela bianca quando si vuole ideare un gioco da tavolo e avere nelle proprie mani un’intera galleria d’arte da poter organizzare a nostro piacimento quando, al contrario, si vuole dar vita ad un gioco digitale. Da sempre, però, una sottile linea rossa è sempre rimasta tracciata tra questi due mondi: una linea ostinata, indelebile e per qualcuno addirittura ingombrante che ha sempre tenuto unite queste realtà che hanno preso due vie parallele che però, giorno dopo giorno, si fanno sempre più vicine.
A partire dalla conversione digitale di giochi di strategia astratta come gli scacchi, creati per permettere ai giocatori di allenarsi con un avversario in grado di poter memorizzare infinite mosse e strategie, quali il buon vecchio Chessmaster, si è andata a profilare via via una corrente di trasposizione di giochi analogici sempre più importante e variegata, di cui mi piacerebbe mettere a conoscenza i lettori di questo articolo non senza prima, però, aver fatto una premessa: ritengo infatti di chiarire come, a mio parere, queste conversioni al digitale di grandi classici del gioco analogico non possano (e mi auguro non vogliano, in quanto compito per me impossibile) sostituire l’opera originale per diverse motivazioni tra le quali, in primis, la presenza fisica di persone al tavolo con cui condividere il tabellone che v’assicuro essere, anche se ovvio, un punto di discussione secondo me di primaria importanza. I giocatori di una partita analogica, infatti, si mettono in gioco in prima persona, sperimentando e facendo sperimentare la propria presenza, gesto che ha implicazione ampissime a livello di gioco e non solo.

Certo, innegabile è la comodità di avere un’intelligenza artificiale a lavorare per noi e farci saltare la preparazione del gioco che, in titoli come Dominant Species, richiede parecchio tempo così come la gestione dei turni. Ecco perché la comoda app per iOS ci giunge in aiuto. Si potrebbe parlare anche di Ticket to Ride, un classico gioco per tutta la famiglia che permette di gestire un’azienda di trasporti ferroviari, dove i giocatori dovranno costruire tratte con dei vagoni colorati per riuscire a collegare il maggior numero di città, in maniera conforme ai propri obiettivi. Tabellone ampio, trenini in plastica… dove potreste giocare qualcosa del genere? Beh, ovviamente sul vostro dispositivo Android o iOS, in modo da poter sempre fare una partita alla bisogna. E come scordarsi dell’intramontabile Puerto Rico, un gestionale di tutto rispetto che dal 2002 è banco di prova di giocatori più o meno esperti e che ora permette ai possessori di iOS di vedere gestite le meccaniche di conteggio dei punti e del succedersi dei turni?

E la lista potrebbe andare avanti davvero lunga se non volessi porre l’attenzione anche sul punto opposto della questione: esistono, infatti, giochi da tavolo basati su giochi digitali. Non poteva mancare una pletora di giochi a tema Warcraft come, ad esempio, World of Warcraft: The Adventure Game un gioco veloce che, non del tutto inaspettatamente, vi vedrà vestire i panni di un eroe della saga che dovrà affrontare nemici e ottenere equipaggiamenti sempre migliori per poter sconfiggere nemici sempre più potenti. Tutt’altra storia, invece, per quanto riguarda la trasposizione analogica di Starcraft o Civilization: benché infatti le idee base della controparte digitale rimangano ben fisse nella trasposizione analogica, giocare quest’ultima offrirà delle particolari sorprese grazie ad alcune meccaniche particolarmente azzeccate come la necessità di pianificare mosse in contemporanea in Starcraft, oppure la gestione di una mano di carte particolare dedicate solo alle tecnologie parlando di Civilization. Last but not least, come si suole dire, vi rimando alla mia news riguardo all’uscita contemporanea del gioco analogico e digitale The Witcher: The Adventure Game, prevista per il 2015. È quindi chiaro come questa sottile linea rossa di cui vi parlavo abbia anche la caratteristica della bidirezionalità. I due mondi attingono l’uno dall’altro, ponendo l’accento su ciò che sanno fare meglio per offrire dei prodotti più fruibili da un lato, più esperianzialmente avvolgenti dall’altro.

Da qui vorrei fare un passo avanti, per farvi vedere come queste due realtà, che finora abbiamo visto sì dialogare ma mai stringersi la mano, abbiano recentemente trovato un punto d’accordo che si spera tracci un solco da seguire in futuro o, quantomeno, non vada dimenticato. Nel gioco da tavolo Alchimisti, infatti, i giocatori vestono i panni di alchimisti, appunto, che dovranno scoprire la vera natura alchemica dei 7 elementi presenti all’interno del gioco. Combinando tra loro gli ingredienti, infatti, i giocatori creeranno delle pozioni di diverso colore e polarità da cui dovranno trarre delle conclusioni per arrivare ad affermarsi come Alchimisti di fama o, al contrario, disgraziati pasticcioni. Una sorta di Cluedo alchemico, come mi piace definirlo. “Perché questa premessa?”, vi chiederete giustamente voi. Perché, vi rispondo io, il gioco in questione mette a disposizione dei giocatori una praticissima app (per iOS, Android e Windows Phone) che mescolerà le pozioni dandovi i risultati richiesti, dopo aver riconosciuto con la fotocamera gli elementi da voi indicati. Magia delle magie, i mondi dell’analogico e del digitale si sono uniti per offrire un’esperienza a tutto tondo, sapendo attingere ai punti di forza di entrambe le sfere, senza ridefinirsi ma sostenendosi. Sottolineo che Alchimisti può essere giocato anche senza l’applicazione dedicata ma il gioco tende a perdere un po’ del suo gusto. Altra storia, invece, per il gioco da tavolo di XCOM, basato ovviamente sul titolo digitale. In questo gioco, infatti, un’app gestirà completamente i turni e sarà quindi necessaria per poter giocare: in molti hanno storto il naso all’idea ma solo il 2015 saprà darci definitivamente un responso ai dubbi suscitati da questa scelta di game design.

Come ultimo spunto di riflessione, invece, vorrei parlare con voi di 7 Grand Steps, un titolo unico nel suo genere che però mi può aiutare a tirare le fila del discorso e veramente dimostrare quanta vicinanza esista tra mondo analogico e digitale. Questo gioco, disponibile su Steam, è ciò che più potrebbe assomigliare a un gioco da tavolo sia per le sue meccaniche quali la gestione di diverse tipologie di monete da inserire stile slot-machine per far avanzare i nostri personaggi su una ruota o, appunto, il dover compiere un percorso, che per la sua presentazione. In questo gioco, infatti, dovremo percorrere passo dopo passo le vicissitudini di una famiglia dagli albori delle civiltà fino all’arrivo della civilizzazione occidentale: dovremo procreare, assecondare le inclinazioni dei nostri discendenti e così via. Il tutto accompagnato sempre da una storia narrata che si dipanerà sotto i nostri occhi durante le varie fasi del gioco e una colonna sonora decisamente azzeccata: potrebbe tranquillamente definirsi come gioco da tavolo in 4 dimensioni dove, la quarta dimensione è data dall’insieme di possibilità offerte dal gioco digitale di cui vi ho parlato precedentemente. È un titolo che va gustato e apprezzato lentamente, lasciandosi trasportare da un ritmo misurato e ben calcolato, ritmo a cui i giocatori di giochi analogici sono abituati ma che potrebbe risultare strano ai giocatori digitali. Nel caso decidiate di provare questo titolo, quindi, vi consiglio di affrontarlo come affrontereste un’avventura grafica, un gioco di storytelling.

E con questo posso lasciarvi, speranzoso di avervi almeno fatto pensare su come questi due mondi così distanti siano in realtà così vicini e abbiano solo da imparare l’uno dall’altro e, quindi, come il gioco digitale e il gioco analogico siano e sempre saranno uniti da una sottile linea rossa.