Con Hurt Me Plenty, Bitmap Books firma un’opera monumentale che attraversa e celebra l’evoluzione di un genere capace di definire intere generazioni di videogiocatori: lo sparatutto in prima persona. Dopo I’m Too Young To Die, dedicato agli albori del genere, questa nuova pubblicazione si concentra su un periodo fondamentale, quello che va dal 2003 al 2010: una fase di passaggio, di espansione tecnica e narrativa, in cui gli FPS si sono trasformati da esperienze labirintiche e hardcore a narrazioni spettacolari, complesse, sempre più cinematografiche. Uno dei miei esempi preferiti di quegli anni è Halo 3, la campagna era incredibile, adrenalinica, cinematografica! Il multiplayer online era divertente, ma nel mio cuore rimangono i pomeriggi infiniti giocando a squadre 2 vs 2 su un enorme tubo catodico, solo lanciamissili, mappa EPITAFFIO.
Un viaggio attraverso una decade cruciale
L’arco cronologico coperto da Hurt Me Plenty non è casuale. L’anno 2003 segna l’inizio di un’era segnata dal rilascio di titoli come Call of Duty, Halo 2, Far Cry, Half-Life 2 e DOOM 3, mentre il 2010 rappresenta il punto in cui questi linguaggi raggiungono la piena maturità con opere come Metro 2033 e Battlefield: Bad Company 2. In questo intervallo temporale, il genere FPS evolve sotto ogni punto di vista: grafico, tecnico, ma soprattutto ideologico. Gli sparatutto iniziano a raccontare storie più articolate, ad approfondire ambientazioni e personaggi, a riflettere su temi come la guerra, l’alienazione, la paura.
Ogni capitolo del libro è dedicato a un gioco specifico o a una serie significativa, e riesce a bilanciare con grande eleganza una ricostruzione storica rigorosa e un’analisi critica lucida. I titoli più noti, come Call of Duty 4: Modern Warfare, BioShock, Crysis, FEAR, Halo 3, Left 4 Dead e Half-Life 2, trovano ampio spazio, ma Bitmap Books non si limita ai successi commerciali. Ampio rilievo viene dato anche a opere minori, dimenticate o sperimentali, come You Are Empty, Bet On Soldier, Pariah, The Darkness, Zeno Clash e Kwari. È proprio questa ampiezza di sguardo a dare al volume il respiro di un archivio culturale completo.
Proiettili e sangue patinati
Dal punto di vista editoriale, Hurt Me Plenty è un capolavoro di impaginazione e cura grafica. Le immagini ad alta risoluzione, la qualità della stampa, la scelta dei font e la struttura delle pagine restituiscono immediatamente l’atmosfera visiva degli anni 2000. Ogni doppia pagina si apre come una finestra su mondi virtuali ormai mitici, dai paesaggi radioattivi di STALKER ai cunicoli industriali di DOOM 3, dalle città decadenti di BioShock alle giungle luminose di Far Cry.
Le interviste agli sviluppatori – tra cui spiccano nomi legati a Portal, Team Fortress, Counter-Strike, Call of Duty, BioShock e DOOM 3 – aggiungono profondità umana e aneddoti preziosi, mentre la prefazione firmata da Harvey Smith (Deus Ex, Dishonored) dona autorevolezza e un tono riflessivo al progetto. Il risultato è un equilibrio perfetto tra documento storico, opera critica e tributo emotivo; è impossibile rimanere impassibili davanti all’amore profuso dentro Hurt Me Plenty, erano anni incredibili per gli FPS, ormai sdoganati anche su console e con trame degne di film.
La memoria come campo di battaglia
Quello che emerge da Hurt Me Plenty non è solo un elenco di titoli, ma una riflessione sul rapporto tra i videogiochi e la memoria. Gli FPS diventano, nelle mani di Bitmap Books, un terreno fertile per parlare di cultura, di conflitti interiori, di linguaggi visivi, di identità. Le mappe, le armi, i personaggi non sono più soltanto strumenti di gioco: sono simboli di un’epoca. In tal senso, il libro assume un valore non solo per gli appassionati, ma anche per studiosi, storici del medium e lettori interessati a comprendere come e perché i videogiochi siano diventati una forma narrativa centrale del nostro tempo.
Il periodo raccontato è anche quello in cui la linea tra giocatore e spettatore si fa più sottile, quando i giochi iniziano a modellare l’immaginario collettivo non più solo attraverso l’interazione, ma anche attraverso la regia, il montaggio, la scrittura. Hurt Me Plenty coglie questo cambiamento e lo racconta con l’attenzione di un archivista e la sensibilità di un narratore.
Bitmap Books confeziona un altro volume straordinario per contenuti, qualità editoriale e visione; Hurt Me Plenty è un analisi lucida, emotiva e dannatamente ben fatta di alcune tra le annate migliori mai giocate per gli fps, e sfido chiunque a non emozionarsi leggendo le interviste presenti all’interno dell’ennesimo, incredibile, libro di Bitmap Books, che ancora una volta potete comprare dal loro sito al prezzo di €41,95 EUR; se invece siete curiosi di vedere il libro precedente, ne abbiamo parlato qui.
Un libro che non si limita a ricordare: costruisce memoria, quella memoria che mai come adesso, dove perdiamo dati ogni giorno è importante più che mai.