Chronicles of the Wolf è un gioco che aspettavo da tempo, perché negli ultimi anni di metroidvania ne ho visti e giocati a bizzeffe ma spesso mi ritrovavo davanti a tentativi di “sembrare Castlevania”, senza però abbracciarne le regole base; mancanza di una trama piacevole, un sistema di combattimento solido e un po’ di elementi gdr, senza esagerare, come si è scelto di fare da Simphony of the Night in poi.
Chronicles of the Wolf invece di girare attorno ai titoli a cui si ispira, decide di citare Castlevania fin da subito, ed è qui che ci ritroviamo nei panni di Mateo Lombardo, cacciatore di mostri, alle prese con la Bestia di Gévaudan. Sì, proprio quella della leggenda francese; ma più che la trama, qui conta l’atmosfera: tetre foreste, castelli in rovina, pioggia scrosciante, NPC che parlano poco ma dicono tutto. Il gioco non ti spiega molto, e fa bene. Vuole che ti sporchi le mani, che ti perda, che esplori.
La ricerca della bestia
La cosa che colpisce subito è la voce narrante. È Robert Belgrade, lo stesso che doppiava Alucard in Symphony of the Night. E no, non è solo un cameo: ti accompagna per tutto il gioco, con quel tono calmo e profondo che sembra sempre sapere qualcosa che tu ancora non sai. Funziona da paura. Ti mette subito nel mood giusto: oscuro, malinconico, ma mai esagerato; Il gameplay è decisamente vecchia scuola, nessun attacco frenetico, niente combo da picchiaduro. Ogni colpo va pensato, gli scontri ti costringono a essere preciso, paziente. Se sbagli, prendi danno. Se esageri, muori. Ma quando ci prendi la mano, dà gusto. C’è anche un sistema di magie semplice ma efficace, e pian piano sblocchi abilità come dash, doppio salto, etc… Tutto ti spinge a tornare indietro, a riscoprire zone già viste. E funziona, perché la mappa è ben costruita, piena di scorciatoie e segreti; questa secondo me è la forza di Chronicles of the Wolf, omaggiare i classici ricreandone perfettamente la struttura creativa, ma senza esagerare, rimanendo solido e divertente.
Niente di Nuovo, ma tutto giusto
Chronicles of the Wolf a livello tecnico non fa miracoli, ma è solido, la pixel art è curata, i nemici ben disegnati, le animazioni un po’ rigide ma coerenti con il tono. La musica fa il suo: organi, pianoforti, sonorità che non rubano la scena ma la riempiono nel modo giusto. Ti resta in testa, e ti accompagna nei momenti più intensi.
Certo, non è perfetto. A volte i comandi rispondono con un pelo di ritardo, alcune hitbox sono un po’ infami, e il backtracking può diventare frustrante se non ti ricordi ogni singolo angolo esplorato. Ma niente che rovini davvero l’esperienza. Anzi, fa parte del pacchetto: se vuoi un gioco facile, guarda altrove, questa è un esperienza semplice, come quella dei suoi avi, e va benissimo cosi. In modalità portable su Switch 2 il gioco è davvero godibile, l’unica pecca, come sempre è non avere una croce direzionale sulla console di Nintendo, che per altro la croce direzionale l’ha inventata…ma se vi adattate all’analogico l’esperienza è davvero appagante.
Con gli occhi dell’amore
Chronicles of the Wolf sa esattamente cosa vuole essere, e lo fa senza compromessi. Non cerca di innovare, non vuole stupire con effetti speciali. Ti prende per mano e ti dice: “Andiamo a caccia di mostri, come facevamo tanti anni fa!” e sinceramente va bene cosi, in un mondo dove Konami si è dimenticata di Castlevania se non con le collection, Chronicles of the Wolf abbraccia i giocatori con un gameplay solido e una grafica perfettamente in linea. Se vi mancano le avventure della famiglia Belmont, Chronicles of the Wolf è il gioco che stavate aspettando!
![]() |
![]() |
||
|
|