C’è chi pubblica libri per educare, chi per commuovere, chi per scalare classifiche. E poi c’è Merda Editore, un duo che ha scelto la carta stampata per dire, senza filtri né vergogna, quello che molti pensano ma nessuno osa mettere nero su bianco. Tra deliri iperbolici, satira splatter, parodie manga e un gusto (apparentemente) per il cattivo gusto, Riccardo Ciancone e Gianfranco Geria si sono costruiti un universo narrativo tutto loro: il Merdaverso.
Su Pixelflood non potevamo che accoglierli come si accolgono gli ospiti più scomodi: con affetto, curiosità e una buona dose di incoscienza. In questa intervista li abbiamo messi sotto torchio per capire cosa si nasconde dietro ai loro personaggi assurdi, ai titoli volutamente infami, e a una casa editrice che sembra una bestemmia ma è, in realtà, un grido d’identità.
LE DOMANDE
- Ok, iniziamo dalla base: “Merda Editore” non è proprio un nome da libreria Feltrinelli.
Com’è nato questo titolo così diretto e senza fronzoli? C’è un messaggio dietro o è semplicemente uno sfogo creativo nato nel caos del lockdown?
Gianfranco: “Conosci la sensazione di essere nel posto giusto al momento giusto? Noi non di certo! Merda Editore nasce da qui, da un disagio, per una volta non nostro, causato da chi dovrebbe riconoscere e investire su un prodotto valido. Era il 2020, in pieno lockdown. Le nostre proposte editoriali avevano iniziato a girare, con responsi, a parole, estremamente positivi da parte delle più grandi case editrici italiane, ma – perché c’è sempre un ‘ma’ in ogni origin story che si rispetti – nonostante la qualità e la varietà di progetti e temi, la risposta è stata un secco ‘no’: non eravamo famosi né altro che avrebbe prospettato vendite garantite. È stato in quel momento, in un lampo di rabbia, frustrazione e delusione che è nato Merda Editore. Se sono tutti delle merde in questo mondo, allora siamolo anche noi, ma con la coerenza di metterlo nel nome. Merda Editore è la nostra lettera di sfida all’editoria e Senpai è quel fumetto che nessun editore pubblicherebbe mai e proprio per questo necessario. Noi siamo qui per dimostrare che esiste un’altra via, forse più impervia, però vera, sincera e totalmente nostra.
- Riccardo, tu arrivi dalla Scuola Comics di Torino e hai uno stile che spara dritto tra manga, cartoon e qualcosa di profondamente disturbante.
Come hai costruito questa estetica così tua? E cosa ti spinge a disegnarla?
Ti devo dare una risposta buffa: il mio vero stile è leggermente diverso. Senpai è più “Gravity Falls e Dr. Slump”, mentre il mio stile originale assomiglia a un mix Pixar-Dragon Ball con una piccola spolverata di anime di fantascienza anni 80/90 (da Akira, a Dirty Pair, a Gunbuster… a tutto il resto!). Per Senpai volevo qualcosa di pop e fuori di capoccia, ma facile da disegnare per stare dietro a ritmi di pubblicazione belli tosti. Avendo già studiato la sintesi Disney, mi sono concentrato su quella che usano sui cartoni per l’infanzia, e poi ci ho aggiunto OVVIAMENTE tutto il marcio: sangue, violenza, e ogni cosa brutta! A suo modo è unico, anche se vi ricorda sicuramente tante cose diverse. Persino quando lavoro con editori, scelgono lo stile più pazzo e pop. Il mio originale? Sta ancora aspettando che qualcuno gli offra un caffè. Accetto anche catcalling.
- Gianfranco, tu invece sei medico. E nel tempo libero… scrivi di cose tipo Senpai che cazzo fai?!
Come convivono queste due vite? Ti porti mai il Merdaverso in corsia?
Risposta breve? Non lo so. Risposta lunga? Non… lo… so…! Scherzi a parte, è complicato. Raccontare e creare storie, per me, è un bisogno, alla stregua di respirare. Quand’è così, non importa quanto sia importante e serio il tuo lavoro, semplicemente non puoi farne a meno, ma per fortuna non devi neanche farlo: non bisogna pensare mai di rinunciare a una parte di sé, specie se è la più intima e vera. Le due convivono, un po’ sacrificate, forse, ma in una simbiosi necessaria: se non avessi medicina non avrei la possibilità di creare in tranquillità le mie storie, se non avessi le mie storie da creare non avrebbe senso fare il medico per vivere. Spero non sembri un ragionamento troppo contorto, ma sono le storie che danno un senso alla mia vita, e penso che in generale contribuiscano molto anche alle vite degli altri: è dai tempi delle caverne che ascoltiamo e ci raccontiamo storie!
Per quanto riguarda il merdaverso, quello non ti lascia mai, è come l’herpes! Un’idea per una storia o un personaggio può arrivare quando meno te lo aspetti, quindi è sempre bene avere carta e penna per appuntare qualcosa tra una visita e l’altra!
- Nei vostri volumi si alternano parodia, ironia, violenza e pure momenti di malinconia.
Quali sono le fonti d’ispirazione principali dietro al Merdaverso? C’è qualche autore, fumetto o anime che vi ha segnato in particolare?
Riccardo: “Per l’estetica generale, Disney è il mio faro da quando ho imparato a disegnare all’asilo. A livello personale, Toriyama per me è stato come un secondo padre. Perciò li ho spiaccicati insieme. Quando si tratta di fare storyboard e dialoghi, mi ispiro tanto al cinema, più che al fumetto. Non solo Disney… Scorsese, Tarantino, Wes Anderson, Miyazaki, Takahata… e altri miliardi! Prendo piccoli frammenti da ognuno. Anche se, lato fumetto, talvolta rubacchio qualcosa a Oda :P”
Gianfranco: “A 14 anni ho letto un fumetto che mi ha salvato la vita. Questo fumetto è Great Teacher Onizuka di Toru Fujisawa. In questa storia si alternano con una naturalezza disarmante momenti drammatici a momenti colmi di una comicità demenziale, senza forzature, perché semplicemente è così che è la vita. Risate e lacrime sono due facce della stessa medaglia, e questa cosa permea Senpai. Da vorace lettore, mi è difficile identificare altre specifiche ispirazioni, perché di sicuro ho attinto inconsciamente da autori che adoro, anche se non direttamente citati: Alan Moore per la costruzione di un mondo vivo e intricato, Akira Toriyama per l’avventura e il divertimento, ma anche Geoff Johns, Tom King, Garth Ennis, Naoki Urasawa, Takehiko Inoue, Kentaro Miura, Makoto Yukimura, e la lista potrebbe essere ancora molto lunga perché ogni lettura che ho fatto, anche la più brutta, ha contribuito in qualche modo a plasmare il merdaverso, in ciò che è e non è!”
- Senpai, Whoremole… È evidente che non è un progetto estemporaneo: c’è un mondo ricorrente che cresce da volume a volume.
Avete una mappa narrativa? Un’idea precisa del futuro del Merdaverso? O lasciate che il caos faccia da guida?
Riccardo: “Sia io che Gian non vogliamo assassinare il potenziale del Merdaverso chiudendolo con le tre serie originariamente previste. Però, speriamo anche di lanciarci su altri progetti. Abbiamo pensato quindi ai Gaiden: una serie di storie brevi che non fossero catalizzanti dal punto di vista lavorativo, e che facessero crescere Senpai insieme a noi. Andranno avanti a intervalli irregolari finché varrà la pena raccontare qualcosa. Spero quindi per sempre, e di morire mentre disegno un Gaiden, lasciandolo a metà e facendomi tirare i pomodori al mio funerale dai nipoti di chi sta comprando ora il primo”.
Gianfranco: “Mi associo a quanto detto da Rick! Credo che una buona storia abbia bisogno di solide basi e di linee guida ma con un buon margine di libertà per farla evolvere in modi che neanche gli autori possono prevedere! È così che lavoriamo su Senpai, viaggiando su un filo teso tra l’ordine e l’improvvisazione!”
- Parliamo di editoria: vi siete buttati fin da subito sull’autopubblicazione.
Come vivete questa scelta? È libertà pura o comporta anche dei “traumi” da sbatti logistici e promozionali?
Gianfranco: “Più che una scelta è stata una necessità. Se nessuno ci ascolta, facciamoci ascoltare, con le buone o con le cattive! Poi, in realtà, è stato proprio grazie all’autoproduzione che siamo riusciti ad avviare le nostre collaborazioni editoriali: non tutti i mali vengono per nuocere! *ride* E come ogni cosa, ci sono dei pro e dei contro. Sicuramente l’aspetto più bello e positivo è la totale libertà creativa: siamo noi e solo noi padroni delle nostre storie, decidiamo dove andare senza paletti e imposizioni. D’altra parte, grava su di noi anche l’aspetto extra-fumetto, più noioso e rognoso: impaginazione, produzione dei volumi, pubblicazione, pubblicità sui social. Siamo a tutti gli effetti gli imprenditori di noi stessi, e per dei creativi certi giorni è davvero pesante. Ma se non noi, chi altro può farlo?!”
- La satira, anche se mascherata da volgarità, è spesso chirurgica.
Quanto c’è di consapevole in quello che fate? Avete mai pensato: “questa cosa forse è troppo”?
Riccardo: “Serve sicuramente sensibilità per narrare l’inenarrabile. Per fortuna abbiamo entrambi un pizzico di raziocinio e abbiamo affrontato le cose nel modo giusto. La violenza fa ridere ma non è glorificata. Diventa “troppo” quando è fatta a caso o non ha un senso.”
Gianfranco: “Bene o male, Rick ed io abbiamo una comicità abbastanza simile, usando quel minimo di buonsenso ci è venuto abbastanza naturale capire come e quando dire le cose, senza secondo noi scadere nel gratuito. Abbiamo cercato di rendere ogni perculata sensata all’interno dei nostri fumetti.”
- Come reagisce il pubblico?
Vi capita di ricevere critiche, insulti o, al contrario, riconoscimenti inaspettati?
Riccardo: “Per fortuna il pubblico è abbastanza intelligente da capire che siamo brave persone anche se Senpai potrebbe sembrare a primo impatto un prodotto di due serial killer. Abbiamo ricevuto solo una critica, che mi ha colpito, in questi anni… Cioè che i personaggi parlano troppo! Lo ammetto, è colpa mia perché quando scrivo un dialogo mi chiedo: “Qualcuno lo direbbe mai?”. E quindi non posso sintetizzare come spesso accade nei fumetti. Sono dialoghi molto da cinema, come impostazione. In Senpai nessuno parlerà mai a monosillabi! Dovrete sempre fare una cosa terribile… LEGGERE!!!”
Gianfranco: “Come dice Rick, il grande difetto dei fumetti è che… vanno letti! A parte ciò, una ‘critica’ che mi viene in mente è stata quella di un amico che ha fatto un binge reading del merdaverso: soprattutto all’inizio, Senpai è molto citazionista e “mematico” (si può dire?), quindi questo aspetto cattura un certo pubblico che conosce ciò di cui si sta parlando, ma potrebbe lasciare stranito un altro tipo di lettore. Credo che quest’aspetto migliori nel corso dell’opera, perché la serie ingrana e ci si concentra sempre di più sulla storia, nel momento in cui i nostri personaggi hanno già fatto presa nei cuoi di chi legge!”
- Se un giorno vi chiamasse Netflix, o magari Prime Video, e vi proponesse di adattare il Merdaverso…
Come lo immaginereste? Animazione, live action? E chi dovrebbe assolutamente partecipare?
Riccardo: “Il Merdaverso si presta a ogni cosa, da un anime dello Studio Trigger (si leccherebbero i baffi? Per me sì!!!) a un inutile blockbuster alla Space Jam 2 ma con Ragazza Anime e Senpai che dovranno salvare il Mediaset-verso e il Gabibbo da un rapimento alieno. Non sono due attori, ma possono fare un po’ di tutto. E sono anche ciò che separa Enzino Iacchetti da LeBron James.”
Gianfranco: “Su questo aspetto mi fido ciecamente di Rick, io sono solo un maledetto otaku di fumetti! Per il resto, se dovesse esserci qualcosa al di là del fumetto, mi basta che il prodotto rispetti quello che è il cuore della nostra visione.”
- Infine: consigli per chi vuole iniziare oggi a creare e pubblicare fumetti senza passare da editori tradizionali.
Che cosa deve sapere davvero chi vuole buttarsi nel mondo dell’autoproduzione?
Riccardo: “Se non conoscete nessuno di importante sappiate che soffrirete molto, sarete nelle mani di Dio e in un ambiente dove la professionalità è un miraggio, dove gli incapaci vanno avanti perché conoscono la persona giusta che voi non conoscete. Dovrete aver voglia di fare, altrimenti sparirete nell’oblio nel giro di pochi anni come tanti autori – anche sotto editori. Ma se fate le cose con criterio, allora qualche soddisfazione potrete togliervela.”
Gianfranco: “Quanto ci tenete a fare fumetti? Quanto credete nel vostro sogno? Perché sta tutto qui, in quanta forza di volontà avrete nonostante le lacrime e sangue (letteralmente) che verserete su questa strada. Se la vostra volontà è d’acciaio, allora non ci sarà niente a fermarvi. Troverete un modo per realizzare le vostre storie, a qualsiasi costo.”
- La copertina con Gary Frank , quella con John Fountain…avete realizzato due imprese incredibili per essere un duo autoprodotto.
C’è qualche sassolino che volete togliervi mentre salutate i nostri utenti?
Riccardo: “Una volta ho espulso un calcolo renale, è l’unico sassolino che mi è mai interessato togliermi. Cerco di guardare il mio orticello e di renderlo il più bello possibile! Le due variant cover sono in funzione di questo. Non abbiamo supporto editoriale e contatti, ma il nostro impegno ci ha fatto apprezzare da due giganti, tanto da associare il loro nome al nostro. Questa è la più grande soddisfazione.”
Gianfranco: “Lavoriamo sulle nostre storie perché per noi è necessario farlo, al di là di tutto il resto. Aver ricevuto un riconoscimento simile da artisti di questo calibro è stato un onore, e ci fa pensare che forse non facciamo poi così tanto schifo! Questo è il più grande sassolino che possiamo toglierci dalla scarpa. Per il resto, vedremo cosa ci riserverà il futuro, delle idee per altre belle collaborazioni le abbiamo!”
In un panorama editoriale spesso asettico, impacchettato e timoroso di osare, Merda Editore rappresenta un cortocircuito necessario. Non solo per il nome, non solo per i disegni sopra le righe o le trame al limite del surreale, ma per l’attitudine con cui Gianfranco e Riccardo portano avanti il loro progetto: senza chiedere permesso, senza inseguire trend, senza paura di risultare indigesti.
Il loro Merdaverso è uno spazio dove si ride, si storce il naso, ci si imbarazza e – magari – ci si riconosce pure. E alla fine, è questo il bello: non c’è niente di più serio del ridere forte di qualcosa che suona troppo reale.
Che vi piaccia o no, Merda Editore è qui per restare. E per ricordarci che, a volte, anche la merda può essere arte.