Pubblicato il 05/11/25 da Cathoderay

Intervista a GO NAGAI

Due chiacchiere con il padre di Mazinger Z e Devilman

Il Japan Matsuri di Bellinzona, tenutosi lo scorso settembre, ha trasformato per un fine settimana l’Espocentro in un crocevia di cultura pop e tradizione giapponese. Tra stand dedicati ad artigianato, gastronomia, cosplay e intrattenimento, l’atmosfera del festival ha riunito appassionati da tutta la Svizzera e dal Nord Italia, creando una piccola isola di Giappone nel cuore del Ticino.

Ma l’edizione di quest’anno verrà ricordata soprattutto per un ospite d’eccezione: Go Nagai, leggenda vivente del manga e padre di opere che hanno ridefinito l’immaginario di intere generazioni — da Mazinger Z a Devilman, da Cutie Honey a Grendizer. La sua presenza ha avuto il sapore di un ritorno alle origini, un tributo a quella scintilla che, mezzo secolo fa, accese la passione per i robot, gli eroi tragici e le storie che mescolano mito e tecnologia.

Durante il festival, Pixelflood ha avuto l’onore di incontrarlo e intervistarlo. Ne è nato un dialogo che va oltre la semplice celebrazione: una conversazione con un autore che ha sempre guardato avanti, capace di parlare del futuro dell’animazione con la stessa intensità con cui racconta il suo passato.

Tra una riflessione sull’evoluzione del medium e un sorriso ironico, Nagai-sensei ci ha ricordato quanto l’immaginazione possa essere, ancora oggi, la forza più rivoluzionaria di tutte.

Innanzitutto vorrei ringraziare il Maestro Go Nagai per la possibilità che ci sta dando e per concederci questa intervista.

Devilman nasce in un Giappone ancora segnato dal trauma della guerra e da una società in rapida trasformazione. In che modo il clima politico e culturale degli anni ’70 ha influenzato la visione apocalittica e nichilista dell’opera?

Go Nagai: Sì, assolutamente, Devilman è nato in un periodo in cui in Giappone c’era un caos politico, c’erano movimenti studenteschi. Penso che tutti questi accadimenti abbiano influenzato la creazione di quest’opera.

D: Mazinger Z ha definito un genere, ma al tempo stesso ne ha sovvertito le regole. Quando ha immaginato per la prima volta un robot pilotato dall’interno, quanto era consapevole la volontà di rompere gli schemi?

Go Nagai: Sì, insomma, in effetti fino a quel momento i robot non erano mai stati pilotati da un pilota (dall’interno) ma erano sempre comunque telecomandati, quindi quando mi è venuta l’idea di un robot pilotato (dall’interno) da un essere umano ho detto: “Ok, questa è una bellissima idea, questo stile sarà solo mio!”

D: Questo è stato lo stile del Maestro, che ha cambiato la storia del fumetto e dell’animazione, quindi grazie, Maestro!

D: Molti dei suoi lavori esplorano la dicotomia tra eros e violenza, umano e mostruoso. Ritiene che la censura e l’autocensura nel Giappone di oggi avrebbero permesso la pubblicazione di opere come Violence Jack o Devilman Lady?

Go Nagai: Sì, insomma, i temi affrontati sono molto forti ma probabilmente anche adesso potrebbero essere pubblicati. Probabilmente qualcosa potrebbe venire rimaneggiato, un po’ cambiato, all’epoca però grazie al grande lavoro che facevano gli editor sono riuscito a pubblicare quello che volevo disegnare.

D: Nel suo lavoro ricorre spesso il tema della trasformazione—fisica, morale, spirituale. Cosa rappresenta per lei la metamorfosi? È un processo di liberazione o di condanna?

Go Nagai: Ho visto in molte opere, per esempio anche ne “L’Uomo Lupo”, un potere latente, un qualcosa che l’uomo ha dentro di sé, che fuoriesce e si libera. Per me il fatto che nelle mie opere ci sia sempre il tema della trasformazione è una liberazione. Questo anche perché penso che ogni persona abbia dentro di sé un’abilità nascosta, un potere nascosto.

D: Dopo decenni di successi e rivoluzioni stilistiche, sente ancora di avere un “demone” creativo da domare? Oppure oggi crea in un dialogo più pacifico con le sue ossessioni?

Go Nagai: Combatto ancora con questo “demone”, quindi… Ormai il mio modo di vivere è segnato da questo “demone”, da cui sono continuamente preso.

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Interprete: Edoardo Serino

Si ringrazia Filippo Petrucci per la collaborazione e per essere un bassista carismatico.

 

 

Cathoderay - Biografia

Pare che io sia l'entropia videoludica.

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