Pubblicato il 16/03/17 da Neko Polpo

A Caccia di Mostri – Breve storia degli Hunting Games

Partire all’avventura con un gruppo di compagni più o meno affiatato, esplorare territori ostili, trovare oggetti preziosi e, soprattutto, uccidere mostri enormi e pericolosissimi. I videogiochi, fin dai loro primi giorni, sono pieni di storie come questa. Chi non ha mai affrontato qualche titolo con una dinamica del genere? Credo che sia uno dei plot più comuni per fare da contorno a una storia, sia che si tratti di un RPG o di un picchiaduro a scorrimento vecchia scuola: la caccia al mostro (o nemico) come mezzo per far funzionare la trama. E se, a volte, il fine ultimo del gioco non fosse la principessa da salvare o i malvagi da sconfiggere, ma la CACCIA stessa?

I giochi di caccia che intendo io non sono quei simulatori, più o meno accurati, che ci mettono nei panni di un appassionato, alle prese con cervi e orsi in qualche lussureggiante bosco del North Dakota. Volevo parlare di quel “sottogenere” di action, con qualche tratto ruolistico, inaugurato nel 2004 da Monster Hunter, il titolo Capcom che ha dato il via a tutto, e che è diventato un franchise di grande successo, soprattutto negli ultimi anni.

Tipico esempio di una tranquilla attività venatoria

In cosa differiva Monster Hunter rispetto ad altri titoli dell’epoca? In fondo, come abbiamo detto in apertura, si tratta di andare, assieme a dei compagni, a uccidere dei mostri terrificanti. Tutto vero, solo che stavolta non potremo partire a testa bassa, uccidendo tutto quello che si trova sul nostro cammino, fino a incontrare “quello grosso” e tirarlo giù. Invece ci muoveremo in ambienti selvaggi, simulati con estrema cura dei particolari (tenendo conto del periodo di uscita e della piattaforma, la Playstation 2) e con un’ecologia complessa, fatta di animali erbivori di diverse taglie che, naturalmente, vengono cacciati da carnivori con dimensioni e/o abilità sufficienti a predarli. E spesso, la nostra missione sarà proprio quella di abbattere uno di questi terribili bestioni. La caccia va affrontata con una attenta pianificazione, studiando la preda, i suoi punti forti e quelli deboli, le sue abitudini. Con i nostri compagni (perché il bello era proprio giocare assieme ad altri tre cacciatori) dovremo decidere dove piazzare le trappole e come attirare la bestia, dove far nascondere i tiratori di supporto e tantissime altre cosette, che rendevano l’esperienza impegnativa, ma estremamente gratificante! E la trama? Che trama!? Qui si caccia solo mostri enormi!

Il successo (soprattutto in Giappone) di Monster Hunter ha fatto si che, oltre agli innumerevoli seguiti del gioco, nascesse anche un discreto numero di cloni. Cloni che, per motivi anche solo di copyright, cambiavano ambientazione e avversari rispetto a MH, ma di sicuro non lo stile e le meccaniche, crafting degli equipaggiamenti da effettuarsi con materiali prelevati dai mostri uccisi compreso.

Credo che ce l’abbia con noi…
E a me fanno pure schifo i ragni…

Due serie in particolare hanno seguito questa strada: God Eaters Burst, della Bandai Namco e Toukiden, della Koei Tecmo. Cito queste due in particolare, perché non sono solamente dei meri cloni, ma sono riuscite a costruire, sull’ossatura ideata da MH, delle ambientazione solide, divertenti e con un gran numero di appassionati. Se in Monster Hunter davamo la caccia a giganteschi animali dall’aspetto preistorico, in un mondo low-fantasy, in God Eater faremo parte di un’organizzazione dedita alla caccia di Dei impazziti in un futuro relativamente prossimo, mentre nella serie Toukiden, stermineremo Oni e Demoni vari nel Giappone dell’era Sengoku.

In tutti questi franchise non esistono classi predefinite, avremo libero accesso a tutte le armature e le armi o, per lo meno, quelle che siamo riusciti a procurarci. Combinando diversi tipi di equipaggiamento, riusciremo inoltre ad far avere dei bonus o dei malus al nostro personaggio. In tutti, i territori di caccia sono divisi in zone a se stanti, collegate tra loro da sentieri e passaggi (anche se pare che il prossimo titolo della serie Toukiden sia orientato verso un open world vero e proprio). Il fatto che queste tre serie riescano sempre a riscuotere consensi, pur avendo una struttura praticamente identica, la dice lunga sulla effettiva bontà del genere! Certamente, con il progredire dei titoli, ognuno ha apportato modifiche e migliorie ai propri giochi e, a dispetto di quanto succedeva in origine, sono state reintrodotte delle trame vere e proprie, per quanto sempre di contorno all’atto venatorio puro e semplice.

Guarda mamma! Solo con l’arco!

Concludendo questa breve dissertazione, vorrei accostare il genere “Caccia ai mostri”anche un titolo che, a prima vista, sembra non centrare nulla ma che, esaminandolo a fondo, ha più punti in comune col genere di quanti non si creda. Parlo di Horizon Zero Dawn. L’ultimo capolavoro di Guerrilla Games, oltre ad essere un ottimo action-GDR open world, ha una fortissima componente di caccia pura e semplice. Molti oggetti che ci serviranno per il nostro equipaggiamento, infatti, ce li potremo procurare solo e soltanto uccidendo quel determinato tipo di mostro meccanico che può dropparlo. Fin che parliamo di macchine piccole, la cosa si può risolvere con una strage spensierata, ma quando cominciano a servire componenti di Divoratuono o Avistempesta, le cose si fanno assai più ardue e va tutto pianificato alla perfezione. E poi, trovo che sia estremante divertente dare la caccia alle macchine! Peccato non si possa cacciare online con altri amici!

Detto questo, torno ad appostarmi in qualche cespuglio, alla prossima gente! Buona Caccia!!

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