Pubblicato il 22/11/23 da Ciro Muso Acanfora

Worldless – Recensione

Che ENORME peccato.

Abbiamo avuto la fortuna di provare con sostanziale anteprima Worldless, il primo titolo di NoName Studio in uscita su PC, PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series X|S e Switch proprio ieri, 21 Novembre.
Il team spagnolo ha pubblicato il loro titolo grazie a Coatsink e Thunderful, e in circa 15 ore di gioco mi ha fatto innamorare di sé. Salvo poi pugnalarmi alle spalle.

Un indie strabiliante

Il gioco inizia senza tante cerimonie, mostrando al giocatore quello che sembra a tutti gli effetti un attacco da parte di entità luminose arancioni nei confronti di altre entità luminose azzurre. Ed è proprio nei panni di una di queste che il giocatore si troverà ad affrontare il gioco, che propone una narrativa estremamente sintetica e per lo più raccontata tramite “lore”, ottenibile esplorando a dovere le varie aree.

L’obiettivo della protagonista è quello di ricercare avversari da affrontare per ottenere nuove abilità e nuovi poteri, esplorando nel mentre numerose ambientazioni (rappresentate come costellazioni all’interno della mappa).

Ogni zona conterrà un nemico da sfidare per sconfiggerlo ed ottenere un punto abilità da spendere all’interno dello skill tree

Queste ambientazioni sono tutte diverse, ma allo stesso tempo simili fra loro grazie al loro stile estremamente minimale ma artisticamente delizioso, proprio come il comparto audio che propone effetti sonori riconoscibili e puliti per qualsiasi azione eseguita dal giocatore o dai nemici. Anche a livello di level design sono molto curate, ed (escludendo un paio di meccaniche non spiegate a dovere) è un piacere sfruttare le abilità di movimento per scoprire nuove zone anche per chi non è solitamente un amante dell’esplorazione: gli ambienti sono numerosi ma, al contempo, di dimensioni abbastanza ridotte da non rendere frustrante anche la ricerca di elementi nascosti.

I combattimenti sono forse l’elemento più curato dell’intero gioco. Quasi tutti i nemici saranno diversi l’uno dall’altro sia in termini di pattern di combattimento sia in termini di azioni necessarie per sconfiggerli: alcuni avranno semplicemente bisogno di essere sconfitti riempiendo gradualmente la “barra dell’assorbimento” con le abilità corrette, altri necessiteranno di essere battuti entro un limite di turni, altri ancora richiederanno di parare a tempo una serie di attacchi consecutivi.

I nemici avranno spesso dei punti deboli, che potranno essere sfruttati per renderli più vulnerabili una volta spezzata la loro guardia

Non sarebbe errato definire il sistema di combattimento di Worldless come un misto fra action, rhythm e puzzle in un’amalgama che funziona, incredibilmente, alla perfezione! Al netto di alcune situazioni al limite del trial and error (presente in parte anche all’interno dei puzzle ambientali) sarà sempre divertente e stimolante affrontare nemici sempre diversi sempre più avvincenti, fino ad arrivare ad un combattimento finale incredibilmente soddisfacente.

E questo è come avrei voluto terminare la recensione. Purtroppo, però…

La verità è che la bossfight conclusiva è tutto tranne che conclusiva. E di per sé non ci sarebbe niente di terribile, l’obiettivo del gioco è perfettamente chiaro per qualsiasi giocatore anche solo lontanamente navigato: la fine non è veramente la fine, bisogna continuare ad esplorare per scoprire la verità dietro tutto questo.

Ed è precisamente in questo momento che gli sviluppatori hanno mandato tutto in vacca.

Dopo aver completato il resto delle aree rimaste da esplorare e dopo aver ottenuto tutti i triangolini verdi nascosti per i vari mondi, il giocatore sbloccherà un nuovo portale che porterà a una nuova sezione mai vista prima.
Per qualche ragione però, questo livello (al contrario di tutti i precedenti) altro non è che un becero e meschino ragegame platform che richiederà ai giocatori una precisione smisurata rispetto a quanto proposto dal livello di difficoltà del gioco fino ad allora, seguito da un combattimento altrettanto frustrante e incredibilmente distante da tutti gli altri combattimenti.
Giuro, dopo aver passato ore fra la fase platform e il boss che ne segue, non sono ancora in grado di capire il perché il team di sviluppo abbia preso questa scelta a mio parere assolutamente insensata.

Un’incredibile occasione mancata

Fino a pochi attimi prima del combattimento conclusivo, ero convinto che Worldless sarebbe stato il mio indie dell’anno. Il livello di dettaglio e cura a livello artistico e ludico, nonostante lo stile minimalista e il fatto che sia la prima opera del team di sviluppo, mi ha lasciato stupefatto sin dai primi momenti di gioco, tenendomi incollato per oltre 10 ore.
Purtroppo però non si può non constatare un terribile calo di qualità nella parte finale, o quantomeno un drastico e insensato cambiamento che mal si sposa con l’opera fino a quel punto.

  • Sistema di combattimento interessante
  • Level Design ben ragionato
  • Divertente ed equilibrato sotto tutti i punti di vista

 

  • Tutto quello che avviene dopo la bossfight finale.

Muso - Biografia

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