Il libro della giungla incontra Armageddon. È così che la home page della nostra PlayStation 5 presenta The Cub di Demagog Studio. Si tratta di una definizione che descrive alla perfezione il post apocalittico realizzato dallo studio serbo che va ad arricchire un universo narrativo costruito nei precedenti Golf Club: Nostalgia e Highwater.
Indice
Mowgli post apocalittico
The Cub si inserisce all’interno dell’universo narrativo che Demagog Studio ha iniziato a esplorare con Golf Club: Nostalgia e ha proseguito in Highwater. Il pianeta Terra è stato ormai abbandonato dagli esseri umani che, a causa di una catastrofe ecologica, non sono più in grado di abitarlo. Tutti i superstiti si sono trasferiti a Tesla City, avamposto umano su Marte che ospita tutta quella parte di popolazione abbastanza ricca da poter sopravvivere.
In The Cub, tuttavia, ci troviamo, su una Terra ormai abbandonata, a vestire i panni di un terrestre cresciuto tra i lupi e le foreste ormai dilaganti sul pianeta. Come un futuristico Mowgli, dunque, ci troviamo ad esplorare questo mondo abbandonato nelle prime fasi di gioco, mentre scopriamo a nostre spese tutte le insidie che possono ucciderci.
Sono proprio ambientazione e comparto narrativo i due punti forti del post apocalittico di Demagog Studio. Attraverso scenari realizzati da una direzione artistica decisamente ispirata, infatti, la narrazione procede agile e senza intoppi e ci catapulta alla scoperta di un’avventura coinvolgente.
La storia deve molto a opere come Il libro della giungla e vuole trasmettere l’importanza di vivere in armonia con il nostro pianeta. Se, infatti, il protagonista è perfettamente integrato in un branco di lupi e riesce a sopravvivere all’atmosfera terrestre, i marziani sono mostrati come dei veri e propri invasori. Si tratta di una minaccia non solo per il protagonista, ma per l’intero pianeta.
È così, quindi, che ci troveremo a dover mandare via gli invasori che, senza alcun rispetto, tornano sulla Terra per studiare e depredare ciò che resta di un pianeta lasciato alla deriva.
Checkpoint Charlie
Il gameplay di The Cub segue le regole dei più classici Platform in modo solido e piacevole. Tra piattaforme vere e proprie, catene, liane e scale, infatti, ci troviamo ad avanzare nella nostra avventura in questo mondo post apocalittico a suon di doppi salti e scivolate.
Pad alla mano, The Cub è molto divertente e sfrutta le meccaniche del genere in modo eccellente. Non ci è mai capitato, infatti, di ritrovarci frustrati a causa di salti imprecisi o appigli che si raggiungono solo premendo nel momento perfetto il comando apposito. Il titolo di Demagog Studio, infatti, riesce a fondere un livello di sfida equilibrato con un gameplay che risulta piacevole e ben bilanciato.
Pur non essendo particolarmente punitivo, tuttavia, il post apocalittico dello studio serbo ci porterà più volte a schiantarci e ripetere alcuni scenari più ostici. Nonostante, infatti, buona parte della nostra avventura sia proseguita senza troppi intoppi, non mancano delle sezioni di gioco più complesse che ci hanno costretto a ripeterle svariate volte.
Anche in quei casi, però, i pattern che ci consentono di superare un boss o di uscire da situazioni intricate sono piuttosto chiari e sarà sufficiente il giusto livello di concentrazione e pazienza per salvare il nostro terrestre dalle insidie di un mondo ormai abbandonato.
Il gameplay di The Cub, inoltre, è arricchito da tutta una serie di collezionabili che, con una certa dose di ironia, mostrano ciò che resta della vita prima della catastrofe. Nelle nostre scorribande, infatti, ci troveremo davanti a tutta una serie di oggetti che includono libri, giornali, film ed epitaffi lasciati dagli ultimi abitanti del pianeta. Tutti questi oggetti saranno consultabili liberamente in una apposita sezione chiamata “Caverna” e ci hanno spronato ad esplorare minuziosamente ogni angolo di ogni scenario.
Radio Nostalgia from Mars
Un altro elemento che abbiamo amato in The Cub è la colonna sonora. Demagog Studio, infatti, nella creazione di questo universo narrativo che collega i propri titoli ripropone l’ormai iconica Radio Nostalgia From Mars.
Si tratta di una stazione radio fittizia con sede su Marte. Qui, un presentatore radiofonico alterna brani di vario genere a digressioni che ci aiutano non solo a contestualizzare il mondo in cui ci troviamo, ma anche a darci un quadro generale di ciò che non possiamo vedere e che accade sul pianeta rosso.
La musica è una componente predominante in The Cub e, grazie ad una scelta ponderata dei brani, riesce a creare un’atmosfera che trasmette le emozioni giuste al momento giusto. Oltre a brani più malinconici, infatti, Radio Nostalgia propone anche una selezione di composizioni molto più incalzanti che ci spronano a correre per le sezioni di gioco in cui l’azione diventa più concitata.
Una piccola chicca che abbiamo particolarmente apprezzato è la scelta da parte degli sviluppatori di collegare la stazione radio ad un casco che troviamo all’inizio della nostra avventura. La musica di gioco proviene proprio da quell’oggetto e segue delle regole logiche ben precise.
Se ci fermiamo a contemplare il paesaggio, infatti, il protagonista potrebbe decidere di rimuovere il casco e usarlo per sedersi. In quel caso, tuttavia, anche la musica sarà interrotta. Lo stesso vale per le sezioni subacquee o quelle che ci spingono all’interno di bunker sotterranei. In tutti questi casi, infatti, la ricezione del segnale radio sarà disturbata o attenuata dai fattori ambientali.
Conclusioni
Per chi non ha paura di immergersi in un avventura in inglese (purtroppo non sono presenti sottotitoli in italiano), The Cub rappresenta una scelta che ci sentiamo di consigliare senza riserve. Grazie ad un livello di sfida ben bilanciato, una storia coinvolgente e un comparto artistico ispirato, il titolo di Demagog Studio porta avanti un universo narrativo che diventa sempre più ricco ed interessante. Anche se l’avventura ci tiene incollati allo schermo per un numero ridotto di ore (4-5 sono più che sufficienti per esplorare ogni angolo), tutte le impressioni che ci ha lasciato il titolo non possono che essere più che positive.
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