Pubblicato il 19/02/24 da Barbarossa

Suicide Squad: Killing the Justice League – Recensione

Quando essere cattivi... paga!

Suicide Squad: Killing the Justice League – Una questione di pazienza

È arrivato l’ultimo gioco made in Rocksteady Studios (gli stessi degli intramontabili Batman: Arkham Origin o Arkham Knight) ossia Suicide Squad: Killing the Justice League. Si sa che questo titolo rappresenta un po’ la fine del mondo DC visto attraverso la lente di Rocksteady Studios e WB Montreal (autori di Gotham Knights) che hanno dimostrato di amare follemente questa IP e, nonostante quello che si può pensare e dire, hanno anche dimostrato una grande passione per tutti i personaggi presenti all’interno dei loro vari giochi. Suicide Squad: Killing the Justice League non è assolutamente diverso sotto questo aspetto, anzi: ciò che lo rende diverso sono il gameplay ed il design di tanti aspetti di questo titolo che, per gli standard a cui i giocatori di oggi si stanno ormai abituando, hanno un unico grande difetto: richiedono tanta pazienza, di giocare, di fare esperienza sul campo. È una questione di pazienza, quindi, per molti aspetti… anche se a volte, è giusto dire, questo gioco ce ne chiede più di quanto saremmo disposti ad elargire.

Tutti vogliono bene alla Suicide Squad!

Gameplay e comparto tecnico – Profondamente diverso, ma uguale a se stesso

Suicide Squad: Killing the Justice League è un gioco action-adventure shooter in ambiente open world (non dei più grandi, direi) con meccaniche e dinamiche legate al mondo dei shoot & loot e con un’anima di Game as a Service. Il giocatore vestirà i panni di uno dei 4 membri della Suicide Squad che è chiamata a salvare il mondo da Brainiac, un alieno con tecnologie e poteri ultraterreni che controlla mentalmente i più grandi supereroi che abbiano mai messo piede a Metropolis: Flash, Batman, Lanterna Verde e Superman. L’obiettivo di King Shark, Deadshot, Capitan Boomerang e Harley Quinn? Uccidere i famosi 4 eroi, facenti parte della mitica Justice League.

Le premesse della storia sono quelle che vi ho raccontato e tutto l’intreccio volge intorno a queste missioni atte a salvare il mondo dalla minaccia di Brainiac e la Justice League, non senza un aiuto da parte di personaggi del calibro di Poison Ivy, il Pinguino, Lex Luthor… tutti caldamente invitati a far parte dell’allegra combriccola grazie ad una nanobomba inserita nel loro cranio, di cui solo Amanda Waller possiede il fatidico tasto. Ho trovato veramente di alto livello la scrittura dei personaggi, con ognuno o più tratti ben definiti ed istantaneamente chiari, con i propri scheletri nell’armadio e i propri punti di forza, che la storia riesce a mettere in luce un po’ alla volta, pian piano che l’intreccio si dipana sotto le nostre dita. Il finale, che non voglio spoilerarvi, mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca, ma più per motivi di design, che di come la storia si avvia verso la sua conclusione.

Il talent tree di Capitan Boomerang

Parlando di gameplay e di progressione, invece, l’antifona cambia. Il sistema di combattimento è completamente diverso da quello a cui Rocksteady Studios ci ha abituato con il suo freeflow in corpo a corpo che ci permetteva di passare da un nemico all’altro in maniera fluida per poter servire loro la “Bat-giustizia”. Suicide Squad: Killing the Justice League abbandona in maniera quasi completa il corpo a corpo in favore dell’uso di armi da fuoco su larga scala. Ogni membro della Suicide Squad avrà 3 stili di approccio al combattimento diversi, migliorabili attraverso gli altrettanti alberi di abilità dove potrete allocare 30 punti. Trovo che sia stato fatto un ottimo lavoro per cercare di traslare la sensazione di fluidità dal combattimento corpo a corpo in quello a distanza grazie all’utilizzo di molte abilità atte solo a questo. I 4 criminali, infatti, avranno un sistema unico di movimento, alcuni più immediati, altri più ostici, che vi permetteranno non solo di muovervi per Metropolis lanciandovi da un grattacielo all’altro, ma anche di spostarvi velocemente in mezzo alla battaglia, per lanciarvi su un gruppo di nemici qualche palazzo più in là rispetto a dove vi trovate.
Da questo punto di vista questo titolo, quindi, è profondamente diverso a quelli sviluppati da Rocksteady, ma è anche tremendamente uguale a se stesso. “In che senso?” potreste chiedermi. È presto detto: la maggior parte delle missioni che vi troverete ad affrontare durante la storia saranno solo una variazione della stessa con altri modificatori. C’è un forte senso di già visto, di già giocato, appena si ha modo di grattare un po’ la superficie… anche se non finisce qui. L’endgame, quando arriva, si presenta e si comporta come tale: molte più missioni compariranno, offrendovi un po’ di varietà in più sul piatto delle cose da fare, cosa che mi sarei aspettato avvenisse anche un po’ prima ma, come vi anticipavo, questo gioco vi richiederà pazienza e più o meno 20 ore di gioco prima di arrivare a quei contenuti. Il sistema di loot è piuttosto immediato e con una discreta scelta di combinazioni, che verranno ampliate con le future season.

Parlando del comparto grafico, invece, nulla da eccepire. La grafica di Suicide Squad è davvero ottima, con animazioni dei personaggi molto fluide e veritiere, cutscene incredibili, particellari veramente belli a vedersi e che funzionano. Il framerate, in alcuni frangenti, è un po’ ballerino, specialmente se si cerca di spingere il gioco al massimo… un prezzo da pagare per una qualità visiva davvero eccelsa.
Il comparto audio è solido, così come lo è quello online: ho giocato tutta la Storia in co-op online con il buon Andrea Borzì (di cui potete leggere un commento finale qui di seguito) e abbiamo avuto un solo caso di disconnessione (anche se in un momento topico e che ci ha obbligato a ripetere una boss fight).

Suicide Squad – Il parere finale

Barbarossa

In definitiva, Suicide Squad: Killing the Justice League è un titolo che per sbocciare davvero e permettervi di godere appieno di tutto il suo potenziale (che comunque da considerarsi in divenire in quanto Game as a Service) vi richiederà del tempo: se sarete disposti a questo compromesso, sono sicuro che apprezzerete il suo combattimento rapido e la progressione dei personaggi. La ripetitività entra in vigore dopo qualche ora di gioco e, nonostante l’endgame, questa sensazione rimane, non permettendo a questo titolo di brillare come potrebbe.

Andrea Borzì

Non nascondo la mia onesta sorpresa riguardo questo titolo: da un lato abbiamo un comparto tecnico e una cura per sviluppo dei personaggi invidiabile a molti titoli odierni, dall’altro un core che si può perfettamente definire come vecchio e che rende velocemente il gioco noioso e ripetitivo, specie se si gioca da soli (considerando che il gioco stesso spinge al multiplayer e che credo sia l’unico modo per godere realmente di questo titolo, oltre la piacevole trama).

Il vero problema di questo gioco, a mio avviso, e la pessima campagna marketing effettuata nel corso di questi ultimi anni, vuoi per creare Hype, vuoi perché gli stessi creatori del gioco non erano sicuri del genere scelto. Se fossero stati più trasparenti nella comunicazione, fosse, oggi vi sarebbero più giocatori soddisfatti.

Tutto sommato, lo considero comunque un ottimo titolo da giocare in compagnia.

  • Sistema di combattimento veloce
  • Grafica di alto livello
  • System design solido

 

  • Ripetitività del gameplay
  • Framerate ballerino
  • Sbilanciamento nel sistema di movimento dei personaggi

Barbarossa - Biografia

Game designer, ha un pallino per il gaming in tutte le sue forme: analogica e digitale. Non volendosi permettere di prediligere una tipologia sull'altra, accumula board games sugli scaffali di casa e video games negli hard disk.

Commenta questo articolo!