Rise of the Ronin è sicuramente stata una sorpresa.
Prima di iniziare ci terrei a precisare che questa recensione non andrà a discutere e ad approfondire la qualunque.
Essendo il titolo un Open World, se parlassi di ogni cosa presente finirei con lo scrivere per troppo tempo e in maniera eccessivamente tediosa.
Eviterò quindi di annoiarvi troppo a lungo e cercherò di essere quanto più preciso e breve possibile.
Nel bene o nel male ho sempre apprezzato le opere del Team Ninja, e con il tempo tutti noi abbiamo imparato a conoscerli. Il team si è distinto nel panorama soulslike abituandoci a quello che di solito ci si aspetta dal genere in questione. Con l’annuncio di Rise of the Ronin però, rimasi perplesso nel sapere che il titolo sarebbe stato un Open World. Dopo poco tempo decisi quindi di spegnere il cervello, scommettendo sul fatto che il risultato finale sarebbe sicuramente stato qualcosa di nuovo e di completamente rivisitato. Inutile dire che mi sbagliavo alla grande.
Tutti ci ricordiamo di Wo Long: Fallen Dinasty vero?
Indice
Storia e personaggi
Rise of the Ronin è un Open World di genere action, ambientato nel Giappone premoderno durante il periodo Bakumatsu. Le vicende si collocano quindi tra la fine dell’era Edo e l’inizio dell’era Meiji. Il protagonista del gioco, rimanendo nel vago, fa parte di un’organizzazione segreta, ma ben presto si ritroverà immischiato nel conflitto che da tempo ha diviso l’intera nazione. Durante il nostro viaggio faremo la conoscenza di personaggi storici realmente esistiti come Ryoma Sakamoto, Yukichi Fukuzawa, Shoin Yoshida, Shinsaku Takasugi, Matthew Perry, Naosuke Li e tanti altri ancora. Questi ovviamente non sono altro che reinterpretazioni delle figure originali, che il Team Ninja ha modificato ed inserito all’interno della propria storia. Come tutte le opere di finzione quindi, non stupitevi qualora finiste col trovare delle incongruenze legate al loro personale background.
I personaggi ci accompagneranno per tutto il resto della trama, e saremo noi a decidere con chi stringere o meno alleanze. Sarà possibile approfondire i diversi rapporti attraverso un sistema di legame, con il quale riceveremo oggetti e bonus in game. Gli alleati inoltre, ci aiuteranno in battaglia accompagnandoci in più missioni esattamente come in Wo Long: Fallen Dinasty. La differenza sta nel fatto che i “pg” saranno giocabili in specifiche quest. Potremo quindi scegliere tra il nostro alter ego e altri due compagni, intercambiandoli nel corso della missione.
Tenete ben a mentre che le vostre decisioni avranno un impatto importante sulla storia. Alcune di queste saranno ininfluenti, altre modificheranno lo sviluppo delle vicende e di conseguenza il finale.
Rise of the Ronin possiede uno sviluppo della trama più coinvolgente rispetto all’ultimo titolo di Team Ninja. Il risultato fortunatamente non ha nulla a che fare con la “storia” di Wo Long, dato che i miglioramenti ci sono e si notano. Non è nulla di perfetto ma almeno questa volta funziona.
Gameplay di Rise of the Ronin
Qui purtroppo non c’è nulla di veramente nuovo.
Ho già nominato la somiglianza con Wo Long: Fallen Dinasty, e sinceramente mi aspettavo dei richiami ma non così tanto palesi.
Tutte le componenti del gioco sono un mix di più titoli uniti tra loro. Se in Wo Long avevamo un gameplay che prendeva spunto da Nioh e Sekiro, qui non solo abbiamo quello ma al composto è stato aggiunto anche un pizzico di Ghost of Tsushima. Insomma, il Team Ninja sarà anche migliorato negli anni ma ad oggi non ha ancora imparato a regolare le dosi da usare nei propri piatti.
In Rise of the Ronin le principali parti provenienti da altri titoli sono veramente troppe ed è il gameplay stesso a risentirne. All’interno del titolo sono presenti elementi come “postura”, mosse speciali, stili di combattimento differenti, statistiche personaggio con tanto di scelta di build iniziale, rami di abilità specifici per ogni statistica che si sbloccano tramite l’utilizzo di punti abilità, ecc.
Il mix è cosi saturo che al momento sto sicuramente dimenticando qualcosa.
La scelta di basare le fondamenta del gameplay su di un sistema che solitamente viene utilizzato nei soulslike (come Wo Long per l’appunto), mi ha lasciato parecchio interdetto e pensavo si sarebbero comportati diversamente con un Open World. Sotto un certo punto di vista è una decisione che comprendo, poiché sono anni che Team Ninja utilizza questo metodo. Hanno esperienza in quello che fanno ed usufruiscono di ciò che conoscono bene, una scelta non azzardata che in passato gli ha garantito dei risultati concreti. Il gameplay di Rise of the Ronin infatti, è sicuramente solido e funzionale e una volta imparato regala soddisfazioni.
Detto ciò ovviamente, il gioco non ha nulla di originale ed il gameplay è letteralmente lo stesso di Wo Long: Fallen Dinasty. Ci sono delle componenti che lo diversificano da quest’ultimo, ma queste sono piccolezze prese anch’esse da altri titoli usciti in precedenza.
Mappa di gioco, estetica e creazione personaggio
In Rise of the Ronin la mappa di gioco è discretamente grande con molteplici attività da completare. Come in Ghost of Tsushima potremo riconquistare territori in mano a bande di criminali, eliminare illustri fuorilegge, pregare presso i santuari, raccogliere risorse sparse ovunque nel mondo di gioco, trovare gatti, tesori e tanto altro. Anche qui tutto sa di già visto, ma in questo caso secondo me il problema non si pone più di tanto e ciò che è stato fatto risulta sufficiente. Il mondo di gioco è colorato e bello da vedere, e rispecchia perfettamente il periodo storico in cui è ambientato.
La creazione del personaggio e la personalizzazione invece, sono come sempre top. Le modifiche si presentano variegate, con un menù comprensibile e facile da usare. I maniaci del look come il sottoscritto passeranno diverse ore a creare il proprio pg, ed il risultato li soddisferà appieno. Team Ninja ha pensato anche all’estetica dell’armatura, riconfermando la possibilità di “reskinnare” l’equipaggiamento. Potremo quindi ottenere il nostro personale stile senza che i bonus di armi e armature vadano a risentirne.
Sapete qual è la cosa comica in tutto ciò?
Che Rise of the Ronin è talmente tanto uguale a Wo Long: Fallen Dinasty, che persino il sistema di creazione del pg è praticamente lo stesso.
Meccaniche di gioco di Rise of the Ronin
Tante, troppe da tenere in considerazione.
Inizio col dirvi che Team Ninja riproponendo la stessa salsa alla Wo Long, ha inserito nel gioco anche i difetti del titolo. Invece di cambiare approccio con gli equip, hanno di nuovo utilizzato molteplici armi ed armature uguali tra loro esteticamente, che si differenziano soltanto per bonus e rarità.
Dove sta la novità quindi? Nel fatto che adesso anche l’equipaggiamento difensivo scala con gli attributi. Perché era necessario vero?
Detto in parole povere, le armature sono come le armi adesso e faranno la differenza in termini di build. Una scelta del tutto insensata a mio parere, che va ancor più a complicare la vita del giocatore medio.
Come se non fosse già abbastanza Rise of the Ronin possiede anche un’albero delle abilità. Ognuna di queste appartiene ad un ramo specifico degli attributi Forza, Destrezza, Fascino ed Intelligenza. Sarà possibile sbloccare le varie voci secondo le nostre preferenze, spendendo punti che otterremo livellando, pregando presso i santuari o completando missioni.
Altra importante meccanica sono gli stili di combattimento delle armi. Il concetto è molto simile a quello delle differenze elementali in altri giochi e dovremo quindi, imparare a padroneggiarli nel minor tempo possibile. Ognuno di questi dovrà essere livellato e sfruttato a seconda del nemico, così facendo agevoleremo gli scontri in maniera piuttosto significativa.
In Rise of the Ronin potremo addirittura “volare” grazie ad un particolare marchingegno, raggiungendo posti nascosti e sopraelevati. Il cavallo invece, sarà il nostro mezzo di terra con il quale viaggeremo attraverso le diverse località della mappa. Entrambe le meccaniche presentano un sistema di upgrade (e ti pareva), con il secondo che fornisce anche dei bonus alla guida che cambiano a seconda della propria sella. Potremo scommettere in sale da gioco gestite da Yakuza, allenarci nel dojo, immergerci sott’acqua alla ricerca di tesori nascosti, inviare cani e gatti in missioni utili ad ottenere delle ricompense, davvero di tutto.
Come ogni Open World che si rispetti le cose da fare non mancheranno, ma nel complesso la gestione del gameplay e il sistema di avanzamento del pg risulteranno difficili da gestire. Il consiglio migliore infatti è di concentrarsi su di una cosa alla volta “ignorando” il resto, soprattutto se non siete abituati ai “modi di fare” del Team Ninja.
Conclusione
Come ho inizialmente scritto Rise of the Ronin è stato sicuramente una sorpresa, sia in senso positivo che negativo. Il titolo è un buon gioco ma al tempo stesso non possiede nulla di originale che lo contraddistingue. Team Ninja è riuscito nell’impresa di creare un gioco che può effettivamente essere considerato Open World, il problema è che al suo interno ha comunque inserito tutti i suoi sbagli del passato. La costante presenza di meccaniche soulslike come in Wo Long: Fallen Dinasty, rende il gameplay estremamente complesso per un neofita. Troppe cose da tenere in considerazione, troppi tasti da premere e veramente troppo da ricordare.
Se tutto ciò non vi influenza affatto allora è il gioco giusto per voi. Se siete amanti del genere e vi piacciono le cose volutamente complicate, non avrete problemi ad apprezzare Rise of the Ronin. Se però non fate parte di quella cerchia specifica di giocatori, e preferite titoli tranquilli con una storia affascinante, non amate le sfide e non vi piace rendervi la vita difficile, fatevi un favore e state alla larga da questo gioco.
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