Pubblicato il 31/07/23 da Daniele Iacullo

Remnant 2 – Recensione

Il sequel che non ti aspetti!
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Non è facile parlare di un gioco come Remnant 2, il sequel diretto di Remnant: From the Ashes, un titolo che prende ispirazione da altri giganti del genere souls-like ma che riesce ancora una volta a distinguersi e a creare una formula funzionale che potrà regalare numerose ore di divertimento.

Il team di sviluppo è un team navigato, stiamo parlando degli sviluppatori della serie di Darksiders, che già in passato ha avuto una contaminazione “soulsiana”, che a mio parere, ha solo giovato ai già ottimi titoli che hanno partorito.

Che i ragazzi di Gunfire Games siano riusciti nuovamente a fare centro? Spoiler, sì.

Il viandante che mi ha accompagnato in questo viaggio tra i mondi

Narrazione: un vero multiverso della follia

La trama di Remnant 2 è piuttosto semplice, ed inizia poco tempo dopo gli eventi del primo capitolo. Anche in questo gioco impersoneremo un viandante dal nome sconosciuto, nessuno farà riferimento a noi in altro modo o più semplicemente ci chiederà il nostro nome, ci ritroveremo in viaggio con Cass alla ricerca del Ward 13, ultimo baluardo di un’umanità ormai ridotta a pochi sopravvissuti a causa dei “Root”, creature caotiche che vivono solo per la distruzione del multiverso.

Il nostro compito sarà fermare l’invasione Root e chiudere le porte del multiverso affrontando nemici dai poteri divini e orde ed orde di nemici secondari, che siano essi Root o semplicemente gli abitanti del mondo che stiamo esplorando. La trama in senso stretto del gioco  è più un pretesto per mandare avanti il gioco, infatti si tratta di un racconto di predestinazione, di compiere una profezia, insomma, impersoneremo l’eroe di cui il multiverso aveva bisogno per fermare una volta per tutte la corruzione che infesta il multiverso.

Ciò che mi ha più colpito a livello narrativo è invece il modo in cui vengono raccontate le storie dei mondi che visiteremo: alcuni abitati da versioni alternative di esseri umani; altri abitati da creature con una biologia radicalmente diversa. Vivremo infatti attraverso le ambientazioni, i racconti dei personaggi del luogo e dei diari in cui sono raccolte le loro memorie, come quel mondo ha vissuto la corruzione del multiverso, evidenziando una cura nei dettagli di worldbuilding degli sviluppatori di Remnant 2 incredibile, creando una storia nella storia ogni volta che dovremo cambiare mondo per avanzare nella quest principale.

Non mancano inoltre riferimenti agli eventi del primo capitolo, incontreremo  volti familiari  sin dal primo momento di gioco evidenziando ancora di più come sia stato tutto collegato alla perfezione dai ragazzi di Gunfire Games, creando un trama sì semplice ma funzionale per il tipo di opera cui Remnant 2 è.

Una delle diverse creature che ci guideranno attraverso il multiverso

Gameplay: Un’infinità di possibilità

Devo essere sincero, l’inizio e la fase tutorial di Remnant 2 non mi hanno convinto moltissimo, ero infatti pronto al peggio, ma non appena si sceglie l’archetipo con cui proseguire nell’avventura, il gioco si apre rivelando una profondità nel gameplay inaspettata, ma andiamo con ordine.

Le diverse classi che si possono scegliere in Remnant 2 sono molto varie tra loro e ben caratterizzate, ognuna con le proprie caratteristiche, utili sia se si sceglie di affrontare la campagna in solitaria sia se si vuole condividere il viaggio con amici, ognuna di queste garantirà equipaggiamento unico, un’arma principale, un’arma secondaria e una da mischia oltre che una statistica esclusiva dell’archetipo che crescerà con il livello della classe, molteplici abilità passive e 3 abilità attive uniche, creando varietà nel gameplay e permettendo di fare build diverse in caso di ulteriori run, aumentata anche dalla possibilità di fondere due classi, creando combinazioni e build uniche. Molta meno varietà purtroppo l’ho trovata nell’editor del personaggio, davvero molto scarno e minimale rispetto ad altri titoli che troviamo sul mercato.

Fiore all’occhiello del gameplay è sicuramente lo shooting, realizzato divinamente e molto soddisfacente. Pur non mancando la componente parametrica tipica dei GDR è interessante come gli sviluppatori abbiano armonizzato la meccanica parametrica al premiare la mira del giocatore più navigato,  grazie ad un generoso moltiplicatore dei danni quando si colpiscono i nemici nei loro punti deboli, evidenziati da parti rosse nei nemici non antropomorfi. Ad aumentare l’immersione del giocatore quando si troverà ad affrontare orde di nemici è la reazione al colpo appena subito: i nemici umanoidi se colpiti alle gambe cadranno venendo sbilanciati o se colpiti da diversi proiettili nei punti deboli, questi tentenneranno o vedranno i loro movimenti interrotti o ostacolati.

Da elogiare anche la grande varietà di nemici, che ci attaccheranno da diverse angolazioni; bisogna infatti essere sempre pronti ad attacchi provenienti da tutte le direzioni. Alcuni attaccheranno dall’altro, altri caricheranno, altri preferiranno tenersi sulla distanza per danneggiarci in tutta sicurezza. La minaccia principale delle varie mappe ampiamente esplorabili sono i mini boss, creature con capacità ben oltre la media e che ti inseguiranno minacciosamente: non importa quanto tu possa scappare, troveranno il modo di raggiungerti e difendere il loro territorio.

Ho trovato soddisfacente la varietà di armi ottenibili, ce ne sono davvero per tutti i gusti, sia affrontando i boss che acquistate dai mercanti che troviamo nel Ward 13, potendo così adattare il proprio equipaggiamento in base alla situazione che si dovrà affrontare, tramite anche a modifiche che si possono apportare alle armi, dandogli abilità uniche che si riveleranno molto utili specie nei combattimenti contro i boss.

La cosa più sorprendente del gameplay di Remnant 2 è proprio la sua infinità di possibilità; nessuna run sarà uguale all’altra, grazie agli elementi procedurali inseriti dagli sviluppatori nel terra formare le aree. Infatti, salvo le parti propedeutiche all’avanzare della storia il resto della mappa è generato proceduralmente, cambiando quindi, anche la posizione dei nemici che ci attendono all’interno dei mondi. Come se non bastasse anche l’ordine con cui possiamo esplorare i mondi sarà diverso per tutti, solo il secondo e l’ultimo mondo sono fissi, per ragioni di trama, alcuni giocatori inizieranno la loro avventura nella mistica foresta di Yaesha, altri nella più gotica Losomn, chiaramente ispirata alle ambientazioni di Bloodborne, alcuni invece vivranno il futuristico mondo di N’Erud come introduzione all’avventura. Non basterà una sola run infatti, per vedere tutto quello che il gioco ha da offrire, alcuni boss saranno ben nascosti e solo i giocatori più attenti (o più fortunati) saranno in grado di affrontarli.

Un piccolo assaggio di Losomn, l’ambientazione che ho preferito

Tutti gli elementi sopracitati si fondono in modo sublime al gameplay souls-like di cui parlavo nell’introduzione, come ogni buon souls-like che si rispetti è presente la schivata, elemento fondamentale per evitare gli enormi danni che ci arrecheranno le creature ostili, specie quando si è rimasti a corto di proiettili e si è costretti ad affrontare i nemici con l’arma corpo a corpo. Il combattimento melee in questo capitolo, a differenza del suo predecessore, rappresenta una soluzione efficace ed alternativa al combattimento con le armi da fuoco, che comunque rimangono il fulcro del gameplay. Non può certo mancare il tipico artefatto che permetterà di curarci dopo una breve animazione che riesce creare una sensazione di familiarità per tutti i veterani dei souls, anche se le finestre tra un attacco e l’altro dei nemici sono tutt’altro che generose.

Il climax si raggiunge con i combattimenti con i boss, veri e propri ostacoli che si frappongono tra il giocatore e la salvezza del multiverso. La maggior parte dei boss presenta caratteristiche uniche che rendono il loro combattimento difficile ma divertente, costringendo il giocatore a capire la meccanica del boss che si trova difronte aumentando di molto la componente ludica di questi incontri, dovendo osservare sia gli attacchi che il boss sta per effettuare per poterli schivare, sia trovare un modo efficace per eliminarli. Vi sono tuttavia, una parte di boss che sono solo delle spugne per proiettili, dovendo continuare a sparargli fin quando non si vince lo scontro o si viene sconfitti malamente dagli enormi danni che questi nemici sono in grado di effettuare. Purtroppo diversi boss hanno degli attacchi a presa che sono in grado non solo di sconfiggerti con un solo colpo, ma non permettere nemmeno la rianimazione da parte degli alleati in caso di multiplayer, una meccanica che sinceramente ho faticato a capire.

Parlando infatti del multiplayer, sembra che il gioco sia tarato per essere vissuto così; ed infatti prima di scrivere la recensione che state leggendo mi sono divertito in diverse sessioni multiplayer, sia visitando mondi di altri giocatori aiutandoli nella loro quest, sia ospitandone alcuni facendomi aiutare per affrontare i boss più ostici (permettetemi un piccolo elogio alla community molto disponibile e collaborativa). Il multiplayer è accessibile da subito, usando uno dei checkpoint disseminati in modo bilanciato all’interno delle mappe, rappresentati dalle pietre del mondo (ciò che permettono il viaggio nel multiverso), è possibile selezionare le diverse sessioni aperte visionando da subito in che mappa si entrerà per aiutare il giocatore di quel mondo. Infatti sono diversi gli incentivi che portano a giocare in multiplayer, dai drop condivisi, alla possibilità di farmare materiali necessari per il crafting di armi o modificatori di queste fino alla possibilità di giocare interamente la campagna con gli amici.

In generale il gameplay è soddisfacente e ben sviluppato, anche se ho notato una difficoltà tendente verso l’alto anche nella modalità media, incentivando anche in questo caso la collaborazione tra giocatori.

Una delle diverse sessioni in multiplayer, è piacevole sapere che qualcuno ti copre le spalle mentre affronti i Root

Comparto Tecnico: L’incertezza dell’infinito

Purtroppo Remnant 2 mostra il fianco quando parliamo del lato tecnico, infatti qui è dove mostra diverse pecche; in primis la grafica, nonostante l’Unreal Engine 5 la grafica non è mozzafiato come ci si aspetterebbe, nonostante i difetti si notino più sui modelli dei personaggi piuttosto che sugli ambienti, che soprattutto in alcune situazioni regalano un gran colpo d’occhio.

Uno degli innumerevoli colpi d’occhio che mi ha regalato questa esperienza

Oltre alla grafica vi sono problemi anche di ottimizzazione, specie durante le situazioni più concitate il gioco fatica a tenere i 60 fps (Xbox series X), creando delle situazioni spiacevoli che possono portare alla morte del personaggio, anche diverse scelte di quality of life lasciano discutere, parlo della poca visibilità dei drop nell’overworld, il fascio di luce emesso da questi è davvero molto leggero, rendendo difficile individuare munizioni, materiali ed altre risorse preziose e la navigazione all’interno dei menù, un po’ troppo legnosa.

Ho apprezzato particolarmente il doppiaggio, che è recitato bene dai doppiatori, peccato però che non sia perfettamente sincronizzato al movimento delle bocche dei personaggi, per fortuna è una cosa che si nota tanto solo nelle prime battute di gioco, dove ci sono momenti più dialogati ma che fa storcere un po’ il naso.

Vi sono da elogiare le animazioni, infatti i movimenti del personaggio da noi interpretato sono fluidi e si legano particolarmente bene all’ambiente, anche i  colpi con armi da mischia sono realizzate bene e fanno sentire la “pesantezza” del colpo che stiamo per effettuare.

Un elemento che non è da sottovalutare è lo stile della mappa e della mini-mappa, posta in alto a sinistra dello schermo, realizzato molto bene rendendo l’esplorazione delle mappe veloce ed efficace, evidenziando le parti esplorate, quelle ancora da esplorare e la presenza o meno di NPC utili o di elementi con cui interagire, anche quando il gioco presenta più livelli di esplorazione verticale riesce a fare il suo lavoro egregiamente riuscendo perfettamente ad orientare anche i giocatori con meno senso di orientamento.

Anche lo stile artistico è stato una caratteristica simbolo del gioco, rendendo le ambientazioni uniche e riconoscibili grazie ad architetture ed elementi specifici che rendono il multiverso un posto tanto affascinante quanto mistico e pericoloso, evidenziando quanto i creativi del team di Remnant 2 siano capaci di adattare il loro stile e le loro idee al concept che si trovano a sviluppare.

Conclusioni: La fine del viaggio

Remnant 2 si è rivelato una piacevole sorpresa, con il suo gunplay divertente e fresco, con le sue ambientazioni che nascondono sfide in ogni angolo è un titolo che mi sento di consigliare specie a chi cerca un gioco in grado di intrattenere per diverse ore e per diverse run. Se si ha un gruppo fisso con cui giocare sarà ancora più divertente scoprire i segreti del multiverso del titolo di Gunfire Games, sperando che con delle future patch gli sviluppatori riescano a risolvere quei piccoli problemi di cui il gioco soffre per renderlo un prodotto che sicuramente verrà ricordato come uno dei migliori sequel mai creati.

  • Ottima rigiocabilità
  • Gunplay veloce e divertente
  • Multiplayer funzionale
  • Boss unici ben caratterizzati e divertenti da affrontare
  • Gameplay souls-like solido

 

  • Grafica non sempre appagante
  • Ottimizzazione da rivedere
  • Difficoltà elevata in single player
  • Trama molto semplice

Brado - Biografia

Videogiocatore classe '99 da sempre attento alle evoluzioni e le innovazioni del mondo videoludico.

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