Pubblicato il 12/10/23 da Luca Dedei

Cocoon – Recensione

Il designer di Limbo colpisce ancora!

Dopo titoli indipendenti già molto acclamati per il loro simbolismo e comparto visivo, Jeppe Carlsen, insieme a Geometric Interactive, torna a farsi vedere con Cocoon, un surreale e molto interessante puzzle game.

Cocoon – Contemporaneamente semplice e complesso

Se conoscete già titoli come Limbo e Inside, sapete benissimo a cosa andrete incontro provando Cocoon: un puzzle game dall’ambientazione surreale e ricca di simbolismi.

E questo lo si può notare fin da subito, dato che appena avviata la nostra partita una brevissima introduzione ci catapulterà in un universo completamente sconosciuto impersonificando questo strano personaggio simile ad un insetto. Dopodiché…niente, Cocoon non ci darà alcuna linea di dialogo o voce narrate, non avremo nessuna interfaccia e verremo guidati unicamente da una struttura di game design che ci darà indizi in maniera completamente silente, in un perfetto “show, don’t tell”, dove potremo capire come muoverci e cosa fare unicamente tramite indizi dati dal mondo di gioco e dal nostro intuito.

Potremo interagire attraverso due soli input: movimento e interazione. In questo modo eviteremo di andare in overthinking e potremo subito capire quando qualcosa funziona o meno nelle nostre risoluzioni. Questo però non limita l’ottima varietà di situazioni ed enigmi che incontreremo, passando dalla semplice pressioni di tasti, a capire come difendere un piccolo companion che ci può aprire la strada, a delle password con i simboli, fino a… sfruttare diversi poteri tramite balzi dimensionali tra mondi?

Esattamente. Cocoon, dopo un inizio abbastanza lineare che funge da tutorial e ci fornisce le conoscenze base per muoverci in un mondo desertico, ci apre la mente e la vista con un totale cambio di prospettiva, permettendoci di continuare la nostra avventura, attraverso uno scambio di mondi che non funge solo da cambio di livello, ma farà tutto parte di un enorme enigma “ultradimensionale” dall’elevata complessità, ma con una progressione così graduale da sembrare quasi naturale.

Un gioco dal continuo “ooohh…”

Con una grafica molto semplice ma ricca di dettagli e con una buonissima cura sugli effetti grafici e sulla differenza delle ambientazioni, che ci forniscono così una buona diversità che non annoia l’occhio dato il gameplay così minimale, Cocoon si dimostra un titolo molto valido per chi piace scavare tra gli indie. Molte volte sono rimasto a bocca aperta nel vedere i continui cambi estetici e di come sia stato in grado di condurmi in degli enigmi molto complessi in maniera molto naturale, che proseguono parallelamente al crescendo narrativo di una storia che tutt’ora, dopo qualche giorno dal lancio, sta ancora venendo analizzata dai giocatori, che si sono riuniti per cercare di comprendere come raggiungere il finale segreto, nascosto dietro a un altro enorme puzzle secondario i cui indizi si trovano esplorando a fondo durante la partita, la cui durata è breve ma molto intensa (circa 5 ore di strizzate mentali).

Con Cocoon, essere confusi è all’ordine del giorno.

Purtroppo però, tutti i questi balzi dimensionali hanno un costo che viene pagato dalla memoria della nostra console o PC. Infatti il titolo soffre di alcuni problemi tecnici causati dal caricamento dei diversi mondi che può portare a un calo delle prestazioni quando è richiesto un movimento continuo tra le dimensioni e nella versione Switch (quella provata per questa recensione) il tutto risulta in un framerate veramente poco stabile.

Con problemi simili segnalati anche sulle altre piattaforme, si spera che vengano risolti il prima possibile, ma ciononostante non possiamo fare altro che consigliarvi questa piccola perla se siete amanti dei titoli indipendenti e dei puzzle game.

  • Buon reparto grafico, Ottimo equilibrio di difficoltà, Eccellente progressione della complessità, Perfetto utilizzo dello Show Don't Tell

 

  • Prestazioni non molto stabili
  • Problemi di Memory Leak

Kimer - Biografia

Un semplice Nessuno, videogiocatore di periferia. Nato durante la Bizarre Summer e cresciuto nella provincia di Milano in una relazione praticamente simbiotica con i videogiochi.

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