Dove sono? I ricordi sono confusi, la testa pesante. Il sapore di sangue nel palato e l’odore nell’aria, il sangue, sangue ovunque, dentro e fuori dal mio corpo scorre inesorabile come un fiume. Sono a Yarnham, la caccia è iniziata, e io sarò cacciatore finchè una goccia di sangue mi rimarrà in corpo.
È su una barella che inizia la nuova avventura di From Software che in tantissimi hanno aspettato, vera e propria killer application per PlayStation 4, apparentemente destinata a far parlare di sè negli anni a venire, ma sarà davvero cosi? Ho dedicato svariati mesi del mio tempo alla notte della caccia e ai suoi misteri, cercando ogni segreto, ogni luogo, ogni personaggio di Bloodborne, in modo da rimettere insieme i pezzi di un gioco tortuoso sotto molti punti di vista, ma semplice per altri versi. Questa recensione è stata davvero complessa da scrivere, proprio come il mio pensiero sul gioco.
From Software, negli anni, ci ha abituato a una formula semplice che ha conquistato una vasta fetta di utenti: “questo gioco non è difficile, ma ha delle meccaniche che dovete imparare perfettamente per riuscire ad avanzare, impegnatevi o morite brutalmente”. Questa la filosofia dietro a ogni titolo della serie Souls, e Bloodborne non fa di certo eccezione, privandovi addirittura dello scudo che in un qualche modo negli altri titoli offriva un flebile strato di protezione, obbligandovi ad imparare a schivare e ad attaccare in maniera millimetrica, senza sprecare azioni, senza sprecare il sangue.

La parte più imponente del gioco è, indubbiamente, l’esplorazione. From Software ha lavorato anima e corpo su ambientazione e struttura dei livelli, lasciandomi a bocca aperta in più occasioni. Nonostante le zone e l’intero mondo di gioco siano meno vasti di Dark Souls II, le aree sono state sfruttate con molta intelligenza, creando un quadro gotico dannatamente efficace ed ispirato. L’aria di disperazione ed angoscia è palpabile fin dai primi passi e rimarrete letteralmente catturati dalla voglia di vedere cosa c’è oltre la porta successiva, rischiando la vita e tutto il sangue accumulato fino a quel momento, rischiando di inciampare, letteralmente, in boss che non volevate affrontare.
Essendo abituato a leggere e spulciare ogni meandro degli altri Souls, per poter ricostruire i collegamenti del lore che animano i mondi di From Software, ho imparato che la storia non è mai quella che sembra. Bloodborne non fa eccezione, richiedendo un livello di dedizione ed investigazione molto superiore alla norma per poter dipanare la trama che la notte della caccia porta con sé.
Avendo finito gli altri titoli della serie, ho iniziato a giocare all’esclusiva Sony convinto di essere un passo avanti al gioco. Pensavo di conoscere le meccaniche e che mi sarei trovato davanti solo ad un level design e un’ambientazione diversi, ma mi sono dovuto ricredere fin dai primi minuti dell’avventura, quando sono stato brutalmente ucciso dai primi mostri incontrati sulla mia strada. Bloodborne, per certi versi, richiede molta più attenzione e strategia degli altri prodotti della casa giapponese: non potendovi affidare allo scudo o alle magie, come nei suoi predecessori, sarete obbligati, fin dall’inizio, a ponderare su ogni passo da muovere ed ogni direzione da prendere, ripetere più e più volte la stessa strada, fino a trovare delle zone sicure dove accumulare echi del sangue in quantità, potendo aumentare cosi il vostro livello, pena ritrovarvi tra le mani un gioco davvero ostico anche per i veterani.

Come dimostra la diapositiva qui sopra, non saremo lasciati in balia della difficoltà senza strumenti adatti al massacro di massa dei nostri nemici, ma questa volta, di base, veniamo dotati di un’arma con svariati attacchi. Ampia la scelta tra colpi caricati, a due mani e speciali insieme ad un’arma da fuoco che, nel migliore dei casi, oltre a sfoltire la moltitudine dei nemici, potrà essere un ottimo appoggio per i boss che incontreremo. Decisamente un bel passo avanti rispetto alle spade rotte e rugginose incontrate in Dark Souls. Il rapporto stesso delle armi, in Bloodborne, è marcatamente differente dagli altri titoli della saga. Vi mette a disposizione poche armi, spingendovi a sceglierne una e specializzarvici fino alla fine, lo dimostra il fatto che potrete portare una sola arma a +10 per run (parlando solo della storia) e che l’oggetto utile per arrivarci è nella parte finale. Decidete con cura e diventate tutt’uno con la vostra lama, è lei l’unica vera amica che avrete.
Se sulle prime ho mal sopportato il cambio netto di gameplay scelto per questa esclusiva, mi sono invece dovuto ricredere su quanto fosse necessario diversificarsi dalla serie Souls, anche solo per scrollarsi via un’eredità diventata, col tempo, fin troppo pesante, che si sarebbe male accostata all’ambientazione cosi perfetta creata per questo gioco. A lungo andare, la poca varietà di armamenti e armature, spesso molto simili tra loro, tende a rendere l’esperienza un po’ noiosa, ma la voglia di vedere quali terrificanti abominii si nascondano oltre la porta seguente vi terrà comunque attaccati al pad, in una lunga cavalcata verso la ricerca della verità. Una verità molto scomoda, che non tutti potrebbero accettare di buon grado, nonostante i tre finali disponibili che gli sviluppatori hanno messo in premio al giocatore, a mio parere un po’ deludenti.
From Software, questa volta ha calcato troppo la mano sulla cripticità a tutti i costi e gli indizi sparpagliati durante l’avventura sono fin troppo esigui. Capisco fare di questo un marchio della propria serie, ma nel caso di Bloodborne penso ci siano eccessive quantità di fastidiosi buchi nella trama. Non pretendo che alla fine ci sia una spiegazione a tutto, ma la quantità di elementi lasciati alla pura speculazione dei giocatori è esagerata. La mancanza di una spiegazione, almeno a grandi linee, della storia è importante a mio avviso, soprattutto dopo tutte le energie investite nel creare un mondo e un ambientazione stilisticamente perfetti e palpabili.

Ci sono molte innovazioni, in Bloodborne, che dimostrano la voglia di staccarsi dalla propria famiglia di soulslike: in primis, il multiplayer è stato ritoccato in modo da renderlo meno frustrante. Vera croce dei titoli precedenti ora, tramite una password impostabile, potrete semplicemente evocare per ogni bisogno un vostro specifico amico, impedendo a chiunque altro di unirsi alla vostra partita, rischiando di danneggiare il vostro viaggio all’interno dell’incubo. Così facendo, volendo, potreste affrontare quasi tutto il gioco con un compagno fidato, cambiando decisamente l’esperienza ch, posso assicurarvi, non risulterà comunque semplice.
Altra grande introduzione sono i Dungeon Cerimoniali. Piacevole distrazione di livello particolarmente difficile, questi dungeon creati proceduralmente dal computer (che ci stanno regalando morti a ripetizione) rappresentano una vera e propria sfida aggiuntiva, con pesanti aumenti di difficoltà avanzando di livello in livello. Sono inoltre indispensabili per ottenere tutti i pezzi del puzzle sulla storia: dovrete addentrarvici più volte, solo cosi avrete un quadro più completo del criptico lore che il gioco vi sussurra.
Se vogliamo dirla tutta non ci sono solo pregi in questo titolo: i numerosi bug e i tempi di caricamento esasperanti minavano l’esperienza di gioco dei primi giorni, ma Sony e From Software non hanno abbandonato il loro pargolo a se stesso, rilasciando una serie di patch per migliorare in toto l’esperienza, annullando i caricamenti e alleviando gran parte delle frustrazioni dovute al lato tecnico. Impegno lodevole, dal mio punto di vista, soprattutto se consideriamo quanto troppo spesso le software house lascino i proprio titoli in balia di problemi tutt’oggi irrisolti.

Mi prendo qualche riga per elogiare il design di mostri e personaggi, davvero ottimo. Gli autori volevano sottolineare che più saremmo andati avanti nel gioco e più saremmo affondati nella follia ed ogni singolo mostro riflette questa idea. Dai boss, usciti da un incubo di Lovecraft, alle frasi pronunciate dai personaggi, ogni elemento stilistico è stato pensato in maniera impeccabile e, per sottolineare l’impegno, Bloodborne ha anche ricevuto un buon doppiaggio in italiano. La stessa idea del sangue, cosi profondamente legata al giocatore e alla storia, permea tutto di un’aria malsana da mattatoio ed è difficile scrollarsi di dosso questa sensazione fino alla fine della prova. Se devo essere davvero sincero, la storia in qualche punto mostra il fianco e non riesce ad essere perfettamente comprensibile da tutti, costringendo il giocatore a creare teorie fin troppo visionarie nella sua testa. O forse sono io che non sono abbastanza conscious nel mio modo di giocare, ma riesco a trovare questo come solo difetto dell’esclusiva Sony. Una storia fin troppo complicata, spiegata in maniera quasi frettolosa che però, almeno per ora, non va a togliere il merito a Bloodborne di far pendere la bilancia delle esclusive verso PlayStation 4.
Potete impegnarvi nello scoprire la storia di Bloodborne partendo da qui.
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