Pubblicato il 07/06/18 da Jacopo Ambaglio

State of Decay 2

Perché l'ansia morde prima degli zombie
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Cos’hanno in comune il governo italiano e questa recensione di State of Decay 2?
L’ansia e il ritardo con la quale sono arrivati.

Simpatia a parte, Undead Labs ci propone l’attesissimo seguito di State of Decay e c’è una cosa che tengo a precisare prima di addentrarmi ben bene nelle sue luci e nelle sue ombre: State of Decay 2 è, a mio avviso, il miglior simulatore di apocalisse zombie in commercio, nel senso stretto del termine.

Lui è Cencio. Cencio ci accompagnerà nella recensione. Daje Cencio!

Subito dopo il menu iniziale siamo già davanti alla prima scelta: giocare un tutorial che ci insegnerà i primi passi nell’universo di gioco, facendoci scegliere una coppia tra le tre predefinite, o sbatterci in mezzo a una strada con tre personaggi che potremo generare finché non saremo un minimo soddisfatti.
I vantaggi del tutorial saranno l’avere una squadra bilanciata e il cominciare con quattro persone, cosa assolutamente da non sottovalutare, ma ci renderemo subito conto che no, meglio farseli da soli e averne tre.
Qui c’è il primo problema… cioè, ecco, io questa cosa l’ho scoperta a causa del fatto che ho ricominciato quasi subito la mia avventura visto che “mi sono successe le cose brutte”, un messaggino che ti specifica di poterti rifare i personaggi dopo il tutorial sarebbe cosa gradita.

Una volta preso possesso della prima base (fortunatamente la troverete abbastanza vicino allo spawn point) vi renderete subito conto di due cose fondamentali: la prima è che per sopravvivere servono cibo, medicine e materiali che sarebbero sufficienti a costruire un ospedale, la seconda è che il buio, in questo gioco, è davvero dannatamente buio.
È dura descriverlo a parole, la notte è tipo invivibile e ci sta, per carità. Non so neanche bene perchè sono partito in quarta a parlare del buio ma, seriamente, io ogni tanto mi aspettavo un messaggio radio da Atreyu che mi avvertiva che il Nulla stava venendo a prendermi, e giù a cercare di tirare via il cavallo dalle sabbie mobili.
Ah scusatemi, dimenticavo, prendete questo discorso sul buio. Fatto? Bene. Ora sappiate che in questo gioco è sempre notte!
Scherzo, più o meno… io non ho cronometrato effettivamente la cosa, non ho ben capito se sia davvero così o  se qualche coincidenza astrale mi fa restare in casa a mettere a posto cose o combattere eventuali invasori proprio nelle ore diurne ma maledizione, quando devo uscire a fare cose è quasi sempre notte. È terrificante se ci pensate.

Questa è casa mia. Non ci devi entrare.

No ok, torniamo seri per davvero. Siamo davanti a un survival in terza persona nel quale l’obiettivo è “semplicemente” quello di costruire una comunità, in modo da riuscire a sopravvivere all’apocalisse zombie, convivendo, nel bene o nel male, con le altre comunità che ci circondano.

Graficamente si presenta come un indie che sogna di essere un tripla A, il passaggio dal CryENGINE 3 all’Unreal Engine 4 ha dato una bella spinta prestazionale rispetto al capitolo precedente ma, anche su PC, i limiti in fatto di texture sono abbastanza evidenti. Bel lavoro però, nulla da dire, atmosfera perfetta, luci (quando ci sono) ottime e un livello grafico che non ci trasporta certo nel futuro, ma si fa vedere piacevolmente dai, non mi sento di abbatterlo.

Per il resto beh, il resto è semplicemente sopravvivere, salvare superstiti, eventualmente farli unire al vostro enclave e cercare di creare un ambiente accettabile, contenente persone variegate, ognuno con le proprie abilità, le proprie virtù e, purtroppo, i propri vizi. Sì, perché se pensate che questo gioco abbia un protagonista vi sbagliate di grosso: ogni personaggio arriverà ad avere addirittura una propria storyline, che dovrete imparare a seguire e gestire mentre vi occupate di ogni necessità del vostro “popolo”. Cominciate a scordarvi gli accumuli di missioni secondarie del tipo: “intanto che vado a fare questo, passo di qua, recupero quel veicolo, recupero il carburante, salvo quel superstite, vado dall’altra parte della mappa, esploro etc…”, proprio no, qui ci si può lasciare la pelle facile facile e in State of Decay 2 dalla morte non c’è ritorno (Tony sarai sempre nel mio cuore).
Sta di fatto che l’esplorazione e il recupero di risorse restano il fulcro del gioco, ci sono delle feature niente male a riguardo anche se alcune, nonostante le apprezzi a livello di ti obbligo a pianificare ogni tuo viaggio“, mi fanno storcere il naso in quanto a logica: in ogni zona esplorabile ci sono dei contenitori da esaminare e per farlo ci vorrà del tempo, tempo che potrete accelerare, con il rischio di fare rumore attirando gli zombie circostanti. La cosa che non mi va giù è che se vi siete sbattuti a liberare l’area dagli zoppicanti indesiderati poco importa, perchè se farete rumore spawneranno apposta per venirvi a rompere i cosidetti.

Altra cosa che mi dà un buon senso di pressione, ma che al tempo stesso mi lascia abbastanza perplesso, è la gestione degli inventari. Premettendo che vi converrà sempre andare in giro in macchina, dato che potrete mettere nel baule i pack delle risorse (a piedi sarete obbligati a riportarli uno alla volta nella vostra base principale), avrete a disposizione dai sei agli otto slot per lo zaino e un numero variabile di slot a seconda del mezzo che state usando. Ora, a parte che molti bauli di automobili hanno meno capienza degli zaini (!), trovo assurdo che un foglio di carta mi occupi lo stesso volume di una trapanatrice da laboratorio. Non sarebbe stata meglio una gestione inventariale stile quella di Resident Evil, dove ogni oggetto occupa un determinato spazio?

Gli inventari poco convincenti di State of Decay 2.

Piccola parentesi dedicata al multiplayer, poi smetto di tediarvi, perché mi rendo conto di essere andato giù lungo.
È presente il multiplayer, potete giocare coi vostri amicicci, ma in un modo che non mi lascia pienamente soddisfatto. In pochissime parole è equivalente a quello che succede in Far Cry 5, quindi scordatevi la gestione in cooperativa della comunità, ma accettate serenamente il fatto di poter semplicemente aiutare un vostro amico, o farvi aiutare da lui, a questare. In cambio dell’aiuto fornito potrete riportare nella vostra partita eventuali bottini, in aggiunta al premio che il gioco vi metterà automaticamente nel magazzino della casa.

In fin dei conti però, il peggior difetto di State of Decay 2 è quello di essere una maledetta droga.
C’è sempre qualcosa da fare, c’è sempre qualche esigenza da soddisfare, non c’è il tempo per riposare, la grossa mappa offre un quantitativo assurdo di spot esplorabili e quest da portare a termine, mentre gli zombie vi presseranno senza lasciarvi un minimo di respiro, contando anche il fatto che non si avrà solo a che fare con inetti cadaveri claudicanti, ma anche con alcuni nemici speciali che, in molte occasioni, sarà decisamente meglio evitare (i colossi e i ferali sono entrati nella mia top venti del fastidio), senza tralasciare che i vostri eventuali comportamenti con altre enclave potrebbero tranquillamente regalarvi un bel proiettile in testa.

Tirando le somme, State of Decay 2 è davvero un giocone e, come detto in cima a questa pergamena, il miglior survival a tema zombie sulla piazza. È un indie, i difetti sono tanti, i bug pure, ma non mi sento di fargliene una colpa. La qualità generale pende decisamente più dalla parte del “non riesco a staccarmi da questa cosa”, ma se crei un gioco col permadeath devi stare attento ai bug che ti incastrano dietro i water, mentre gli zombie ti fanno a pezzi.
Sì, ho specificato il bug con cognizione di causa.
Sì, mi è successo.
Vi ricordate il Tony menzionato un po’ di righe fa? Eh. R.I.P. Tony.

Trovate State of Decay 2 nello store Microsoft a 29,99 € per la versione base e 49,99 € per la versione Deluxe.
La versione gratis è inclusa con Xbox Gamepass. Vale ogni centesimo.

  • Vasto e vario
  • Mai ripetitivo
  • Avrete paura a uscire dalla vostra base

 

  • Un po' di bug gravi da sistemare
  • Multiplayer abbastanza insipido
  • Gestione dell'inventario non all'altezza

 

 

Droga

Ansia

R.I.P. Tony

Ipah - Biografia

Aspetta, faccio la presentazione standard da recensore navigato. Cresciuto coi videogiochi che quando ho cominciato io proprio levati, si giocava a Pong coi sassi. L'abilità videoludica di Faker unita al senso critico di Matt Preston.

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